Cosa rimane della riforma Pa dopo la sentenza della Consulta

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di Sonia Ricci

ROMA (Public Policy) – Dopo la sentenza della Corte costituzionale, la 251 del 2016, due dei decreti attuativi più importanti della riforma della Pubblica amministrazione, già scritti e approvati dal Consiglio dei ministri, non vedranno la luce.

I due provvedimenti “irrecuperabili” sono la riforma della dirigenza pubblica e quella dei servizi pubblici locali (che contava anche tutta la revisione delle misure sul trasporto urbano). Entrambi i provvedimenti sono stati ritirati dal Governo prima dell’invio al Quirinale per la firma del presidente Sergio Mattarella.

Il capo dello Stato, infatti, nei giorni scorsi ha firmato solo tre dei cinque decreti approvati in via definitiva dall’ultimo Consiglio dei ministri: la riforma degli enti pubblici di ricerca, quella delle Camere di commercio e la cosiddetta Scia 2, sui provvedimenti amministrativi.

Altri due testi, già in vigore, potrebbero essere salvati: uno è quello sulle società partecipate dagli enti locali e dallo Stato, l’altro è il decreto sui cosiddetti “furbetti del cartellino”, ovvero le nuove regole sui licenziamenti degli statali infedeli.

Quest’ultimo ha anticipato una parte del decreto che riscriverà il Testo unico sul pubblico impiego – atteso per febbraio – che sarà la base normativa per il rinnovo del contratto degli statali a cui Governo e sindacati lavorano.

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@ricci_sonia