L’Europa ha un problema con l’acciaio: i numeri della crisi

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ROMA (Public Policy) – “L’industria siderurgica europea oggi versa in una grave situazione di crisi. La domanda è debole ed è comunque molto più bassa rispetto ai livelli precedenti alla crisi e attualmente stiamo rischiando di perdere l’acciaio in Europa”.

A lanciare l’allarme è il segretario generale aggiunto di IndustriAll Europe in rappresentanza della Ces, Confederazione dei sindacati europei, Luc Triangle, in audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera.

Triangle ha spiegato che “l’industria siderurgica europea non è stata in grado di approfittare della ripresa e, mentre la produzione di acciaio mondiale è tornata ai livelli precedenti alla crisi, l’Ue ha subito una stagnazione della produzione“.

Le conseguenze più pesanti si sono manifestate sul piano dell’occupazione: “Dal 2008 a oggi oltre 80 mila posti di lavoro sono andati perduti – ha spiegato – passando da 420 mila addetti a 328 mila nel 2015″.

“Nella maggior parte dei Paesi europei è aumentata la domanda ma a vantaggio delle importazioni, non della produzione europea” ha osservato il segretario generale, sottolineando “l’eccesso di capacità a livello mondiale e di pratiche commerciali sleali di monete sottovalutate che vanno a inficiare la redditività degli impianti e del settore siderurgico in generale”, a cui si aggiungono “gli elevati prezzi dell’energia, che sono un ulteriore onere per la siderurgia europea” e “l’incapacità degli impianti europei di soddisfare la domanda di alcuni prodotti, che dal 2009 ha privilegiato le importazioni”.

L’Ue deve creare strumenti di difesa commerciale robusti ed efficienti per proteggere l’industria e l’occupazione – ha aggiunto – e garantire l’utilizzo dei fondi europei regionali e nazionali per proteggere i lavoratori colpiti dalla crisi”. (Public Policy) FLA