Finmeccanica, Pansa: Ansaldo Breda insostenibile, investire in Ansaldo Sts

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ROMA (Public Policy) – “Il settore dei trasporti deve trovare un collocamento più adeguato: dobbiamo salvaguardare la capacità competitiva di Ansaldo STS nei mercati internazionali e nei confronti di nuovi competitor; al contrario l’assenza di economie di scala e la parcellizzazione degli stabilimenti sul territorio (Pistoia, Napoli, Reggio Calabria e Palermo) rendono invece evidente come la gestione di Ansaldo Breda non sia più sostenibile dal punto di vista economico e finanziario”. Lo ha detto l’amministratore delegato del gruppo Finmeccanica, Alessandro Pansa, nel corso di un’audizione informale in commissione Attività produttive alla Camera.

Secondo il manager l’evoluzione dello scenario competitivo e l’annullamento del gap tra i Paesi occidentali e quelli emergenti hanno aperto il mercato dei trasporti a nuovi competitor, che Ansaldo Breda non è più in grado di affrontare. “Si è erosa la capacità competitiva del gruppo, per colpe non della dirigenza ma del cambiamento del contesto. Questo ha reso necessaria una riorganizzazione del settore, per mantenere un adeguato livello di competitività e assicurare la crescita nei comparti a tecnologie comuni (che rappresentano il 91% della attività di Finmeccanica; Ndr)”.

“Ansaldo Breda è troppo piccola in quanto tale per poter competere da sola – ha spiegato Pansa – bisogna quindi individuare una migliore collocazione industriale”. Tre gli obiettivi della dirigenza del gruppo, in relazione alla riorganizzazione del comparto trasporti. “Vogliamo salvaguardare i nostri asset produttivi, sia per la parte immateriale che materiale; sviluppare il nostro patrimonio tecnologico, per consolidare il vantaggio competitivo di cui Finmeccanica gode; garantire occupazione qualificata”.

Pansa ha quindi specificato che il deconsolidamento di Ansaldo Breda non va letto come la volontà di “spezzettare il gruppo”, bensì come una “concentrazione del gruppo stesso verso quelle attività in cui Finmeccanica rappresenta un’eccellenza nazionale e internazionale, compiendo investimenti in Italia e all’estero in modo di consentire crescita domestica e internazionale”. In una lunga premessa in apertura dei lavori, l’ad ha ricordato come Finmeccanica oggi rappresenti il 12% dell’investimento totale in ricerca e sviluppo nell’industria italiana.

“È un dato preoccupante, che fa cadere su di noi una responsabilità rilevante su cui è opportuno fare valutazioni. Lo scenario competitivo attuale richiede profondi investimenti nel settore dell’alta tecnologia, che assorbono e assorbiranno buona parte delle capacità patrimoniali e finanziarie del nostro gruppo”. Ma se l’Italia vuole “trarre vantaggio da un gruppo industriale come Finmeccanica, bisogna concentrarsi sul fatto che i beni prodotti siano caratterizzati da un contenuto tecnologico in grado mettere in moto un meccanismo di crescita e sviluppo economico”. Affrontato anche il tema degli investimenti all’estero.

“È un luogo comune dire che investire all’estero equivalga a sottrarre risorse all’Italia – ha sottolineato Pansa – L’investimento all’estero, se ben gestito, porta risorse all’economia nazionale e consente un elevato ritorno, più di altri tipi d’investimento”. Oggi l’85% del business del gruppo si svolge all’estero (in Italia solo il 15% degli ordini): oltre all’Italia, Gran Bretagna, Usa e Polonia sono i mercati domestici di principale interesse, che rappresentano il 50% dell’attività aziendale. (Public Policy).

FED