“Hai visto l’ultima serie italiana su Netflix?”: la bozza del dlgs Cinema

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di Fabio Napoli

ROMA (Public Policy) – Arrivano gli obblighi di programmazione anche per i fornitori di servizi di media audiovisivi on demand soggetti alla giurisdizione italiana: almeno il 30% delle opere presenti nel proprio catalogo dovranno essere opere audiovisive europee recenti, vale a dire realizzate negli ultimi 5 anni; e almeno il 20% dei propri introiti netti annui effettuati in Italia dovranno essere investiti in opere audiovisive europee, sempre realizzate negli ultimi 5 anni da produttori indipendenti.

Lo prevede la bozza di dlgs attuativo della legge sul cinema, riguardante la promozione delle opere europee e italiane da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi, entrata lunedì in Consiglio dei ministri. Il Cdm ha poi varato il provvedimento che ora dovrà passare al vaglio delle commissioni parlamentari.

A decorrere dal 1° gennaio 2019 l’obbligo di reinvestimento del 20% dovrà essere applicato “anche ai fornitori di servizi di media audiovisivi a richiesta, che abbiano la responsabilità editoriale di offerte rivolte a consumatori in Italia, anche se stabiliti in altri Stato membro”, come Netflix, che ha sede legale in Olanda.

Per tutti questi obblighi la bozza di decreto prevede che i dettagli dovranno essere definiti da un regolamento dell’Autorità, che dovrà definire anche “le modalità con cui il fornitore di servizio di media audiovisivo assicura adeguato rilievo alle opere europee nei cataloghi dei programmi offerti e definisce la quantificazione degli obblighi con riferimento alle opere europee prodotte da produttori indipendenti”.

Infine la bozza prevede che all’interno delle quote previste – 30% per il catalogo e 20% di reinvestimento degli utili – almeno il 50% sia riservata “alle opere di espressione originale italiana ovunque prodotte”. (Public Policy)

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