ISTRUZIONE, OCSE: PIANO SCUOLA DIGITALE INTERESSANTE MA CI SONO CRITICITÀ

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scuola

(Public Policy) – Roma, 6 mar – Volontà di incrementare
l’uso delle tecnologie e di internet nelle scuole italiane e
lentezza con la quale le tecnologie digitali sono state
diffuse negli istituti. Sono, rispettivamente, il punto di
forza e la criticità del Piano nazionale per la scuola
digitale, analizzato dall’Ocse (Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico).
La valutazione, presentata oggi al ministero
dell’Istruzione, è contenuta nel Rapporto “Review of the
Italian Strategy for Digital Schools”, che il ministro
Francesco Profumo ha chiesto all’Ocse.

L’analisi ha preso in considerazione sia le principali
azioni avviate dal Piano (Lavagna interattiva multimediale,
Cl@ssi 2.0 e Scuol@ 2.0), sia la nuova legge sui libri
digitali e la digitalizzazione dell’amministrazione
scolastica. Questo – si legge – stimolerebbe a proseguire e
potenziare i progetti già avviati, accelerando la diffusione
degli strumenti Ict (Information and communication
technology), il potenziamento delle risorse didattiche
digitali per l’insegnamento e l’apprendimento, le
possibilità di sviluppo professionale e anche le attività di
ricerca scientifica e pedagogica.

I PUNTI DI FORZA
L’Ocse ha evidenziato tra i punti di forza del Piano
nazionale la Lavagna interattiva multimediale (Lim):
tecnologia adatta a tutti i metodi didattici e di
apprendimento, che gli insegnanti possono iniziare ad usare
senza costi iniziali elevati. La Lim, come scritto nel
Rapporto, è uno strumento molto apprezzato dai docenti,
giacché li spinge ad incrementare l’uso delle tecnologie
nella loro attività professionale.

Il sistema per le procedure di acquisto delle Lim, dei pc e
dei computer portatili è un altro punto di forza rilevato
dall’Ocse. Per contenere i costi, le scuole hanno effettuato
ordini direttamente sul mercato elettronico organizzandosi
in gruppi di acquisto temporanei.

L’operazione è facilitata dalla Consip, società per azioni
del ministero dell’Economia che, tra le altre funzioni,
gestisce il “Programma per la razionalizzazione degli
acquisti nella Pa”. Questo metodo, spiega l’Ocse, ha
permesso il coinvolgimento di altre scuole che, oltre a
creare reti locali insieme agli istituti vicini, hanno
effettuato altri ordini di gruppo, come i contratti di
manutenzione.

LE CRITICITÀ
L’Ocse pone l’attenzione sulla lentezza con la quale le
tecnologie digitali sono state diffuse finora nelle scuole
italiane. Problema che non è dovuto alla mancanza di
richiesta da parte del mondo scolastico ma dal budget
limitato destinato al Piano nazionale. L’Organizzazione fa
notare al ministero che con l’attuale tasso di diffusione
tecnologica, sarebbero necessari 15 anni per raggiungere i
livelli registrati, ad esempio, in Gran Bretagna, dove l’80%
delle classi può contare su strumenti didattici informatici
e digitali.

Un altro punto critico, evidenzia l’Ocse, è il problema dei
pochi strumenti didattici digitali a disposizione dei
docenti, che è possibile risolvere stimolando la produzione
di nuovi software, curandone la qualità e la distribuzione
open source.

SUGGERIMENTI E RACCOMANDAZIONI
Secondo l’Ocse, è necessario integrare e diffondere l’Ict
nelle classi e nelle scuole aumentando il finanziamento per
le Lim. Per farlo, servono finanziamenti da parte di
Regioni, Fondazioni, scuole e l’apertura ad altre tecnologie
meno costose scelte dagli istituti (kit composto da computer
di classe, visualizzatore e proiettore). Tra gli altri
suggerimenti ci sono: la possibilità per le scuole di
organizzare la formazione dei docenti in modo flessibile e
l’istituzione di premi per gli insegnanti e fiere dedicate
all’innovazione.

Per quanto riguarda i cambiamenti di sistema, l’Ocse
raccomanda di concentrare le risorse su Scuol@ 2.0 e
interrompere il progetto Cl@sse 2.0, che potrebbe essere più
limitato rispetto ad un’azione condotta a livello
dell’intera scuola.

Il progetto Scuol@ 2.0 potrebbe consentire alle scuole
pilota di ricercare, sviluppare e sperimentare soluzioni per
gli altri istituti.

Secondo l’Ocse, inoltre, è necessario creare una
documentazione sulle didattiche realizzate nelle scuole
pilota e finanziare progetti di ricerca, borse di dottorato
e post-dottorato, con lo scopo di generare ulteriori e più
approfondite conoscenze scientifiche. (Public Policy)

DAP