Lo Spillo
di Enrico Cisnetto

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ROMA (Public Policy) – È tipico delle pubbliche amministrazioni: essere nel torto, ammetterlo (di fatto) ma rifiutarsi di riparare il danno prodotto. In sintesi è questo il comportamento – scandaloso – tenuto da Consip nel contenzioso con Gala, uno dei maggiori operatori nella vendita di energia elettrica in Italia.

Società quotata in Borsa, Gala nel corso di quest’anno ha ripetutamente chiesto alla centrale d’acquisto nazionale di prendere atto che il sistema di calcolo del prezzo per la fornitura dell’elettricità alle pubbliche amministrazioni convenzionate inserito da Consip nel bando di gara per il 2015 era palesemente sbagliato e che la sua applicazione produce un danno alla società, appunto Gala, che nel 2014 si era aggiudicata la gara per la fornitura del 2015.

Il prezzo dell’energia, infatti, è indicizzato a quello del petrolio (Brent), nonostante che l’Autorità per l’Energia Elettrica avesse dichiarato, già a fine 2013, l’inadeguatezza e la desuetudine di tale meccanismo, visto che l’incidenza del petrolio nella produzione della corrente elettrica è marginale. Lo scopo dell’ancoraggio al Brent era, come sostenuto dalla stessa Consip, “un’esigenza di stabilità e imparzialità, tramite l’utilizzo di una commodity non intaccata da logiche speculative proprie del mercato nazionale dell’energia”. Purtroppo, è successo esattamente il contrario.

Tra la presentazione delle offerte e l’assegnazione definitiva, il prezzo del petrolio è crollato vertiginosamente. Un evento straordinario e imprevedibile che ha reso eccessivamente onerosa la prestazione – rientrando quindi nell’art. 1467 del codice civile, che prevede l’adeguamento del contratto, fino alla possibilità di recesso – e che ha giustamente portato Gala a chiedere un intervento equitativo. Peraltro, senza mai declinare l’onere di erogare l’energia elettrica alla PA, come avrebbe potuto fare, per evitare un pubblico blackout.

Consip, invece, ha rifiutato ogni mediazione e ogni adeguamento, agendo più da speculatore che da soggetto che deve garantire sia le forniture ai soggetti convenzionati che il buon funzionamento del mercato. Poi, dopo il danno la beffa: nell’indire la gara per la fornitura del 2016, Consip ha deciso autonomamente di abbandonare il legame al prezzo del petrolio, perché criterio non stabile, e ha adottato proprio quei criteri che Gala le suggeriva per sistemare il contenzioso aperto. I bassi prezzi di oggi, infatti, potrebbero tornare “normali” domani, con gravi perdite per la pubblica amministrazione. Dunque, è giusto tutelarsi per il futuro evitando tanto i crolli quanto le fiammate dei prezzi dell’oro nero.

Per questo, visto che si devono evitare speculazioni, non si capisce perché la Consip debba agire come un lupo di Wall Street, sostenendo la legittimità di un bando che viene smentito da quello successivo. Insomma, c’è un soggetto pubblico, la Consip, che agisce come il peggiore dei privati, che smentisce se stesso da un anno all’altro, che per un vantaggio di oggi mette in pericolo l’equilibrio e la fornitura di energia alla pubblica amministrazione di domani. Atteggiamento ancor più deplorevole visto che dall’altra parte c’è una compagnia privata che si comporta responsabilmente, pur dovendo subire perdite e pesanti conseguenze in Borsa.

Ad aggravare la cosa c’è anche il fatto che i tribunali interpellati da Gala finora hanno rigettato i ricorsi per questioni di forma, ma senza mai entrare nel merito. Occhio, però, che anche il più paziente dei buoni prima o poi smette di porgere l’altra guancia. E per la pubblica amministrazione rischiano di essere guai seri.(Public Policy)

@ecisnetto