La maggioranza è divisa sulla riforma delle Camere di commercio

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di Sonia Ricci

ROMA (Public Policy) – La maggioranza in Parlamento è divisa sulla riforma delle Camere di commercio.

Giovedì alla Camera è mancato il numero legale in commissione Attività produttive prima del nuovo voto sul decreto attuativo della riforma Madia della Pubblica amministrazione, messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico.

A quanto si apprende, una parte della maggioranza, sia alla Camera che al Senato, ha espresso molti dubbi sul testo, giudicato troppo “restrittivo” da alcuni esponenti Pd e Ap. Ma andiamo con ordine.

Il dlgs, approvato la prima volta dal Consiglio dei ministri ad agosto, è passato al vaglio delle commissioni Industria di Palazzo Madama e Attività produttive di Montecitorio tra settembre e ottobre. Dopo diverse settimane di esame, senatori e deputati hanno espresso il loro giudizio.

Entrambi i pareri erano favorevoli ma con riserva. Nei due documenti, infatti, erano state inserite diverse condizioni per modificare la riforma.

Il Mise ha successivamente rivisto il testo accogliendo però solo parzialmente le richieste dei parlamentari. Il testo quindi è tornato in Consiglio dei ministri, che lo ha esaminato per la seconda volta, e poi in Parlamento – come previsto dalla riforma P.a. – per una breve istruttoria (il nuovo parere dovrà arrivare entro il 22 novembre).

Il nuovo testo non è stato accolto positivamente da una parte consistente della maggioranza, che aveva chiesto di allentare la stretta sulle Camere, soprattutto sul fronte dell’autonomia finanziaria.

Secondo alcuni deputati di maggioranza, la mancanza del numero legale in X commissione non sarebbe dovuto al dissenso di singoli deputati contrari alla riforma.

Resta il fatto, però, che diversi senatori e deputati vorrebbero che il testo cambiasse ancora, alleggerendo il rigido impianto che porterà a un’ulteriore razionalizzazione delle Camere. La commissione è stata riconvocata al termine delle audizioni per votare il parere.

“Oggi possiamo ben dire – sostengono i deputati M5s in commissione Attività produttive – che, per il Governo, un ordine di Confindustria vale molto più del parere del Pd nelle commissioni di Camera e Senato. L’Esecutivo ha infatti ripresentato” il dlgs “modificandolo leggermente, ma ignorando bellamente le stringenti condizioni poste dalla maggioranza”.

Anche al Senato il relatore, Salvatore Tomaselli (Pd), ha espresso “fortissima delusione” per la chiusura del Mise e del Governo “nei confronti” dei pareri parlamentari, anche in considerazione del fatto “che non erano mai state messe in discussione né il contenuto della legge delega né le scelte di fondo che il decreto legislativo aveva adottato, come la sensibile riduzione del numero complessivo delle camere di commercio” e “la ridefinizione delle loro funzioni”.

Secondo il senatore Pd le proposte avanzate dalle commissione erano “ragionevoli”, in particolare “quelle sull’autonomia finanziaria, come quella che chiedeva che le Camere di commercio fossero esentate dalle vigenti misure di risparmio connesse alla spending review, che ammontano a 40 milioni di euro l’anno, e di poter superare, in alcuni casi, il divieto di aumento del diritto camerale purché queste risorse venissero destinate a investimenti di promozione del territorio e dell’economia locale“. (Public Policy)

@ricci_sonia