IL DISCORSO DI GIORGIO NAPOLITANO

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(Public Policy) – Roma, 22 apr – ‘Quanto è accaduto qui nei
giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una
lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di
irresponsabilità’. Lo dice Giorgio Napolitano in aula alla
Camera nel corso del discorso che segue il giuramento
sull’articolo 91 della Costituzione.

‘La rielezione, per un secondo mandato, del presidente
uscente, non si era mai verificata nella storia della
Repubblica, pur non essendo esclusa dal dettato
costituzionale, che in questo senso aveva lasciato – come si
è significativamente notato – ‘schiusa una finestra per
tempi eccezionali’. Ci siamo dunque ritrovati insieme in una
scelta pienamente legittima, ma eccezionale’.

C’era il rischio ‘di un avvitarsi del Parlamento in seduta
comune nell’inconcludenza, nella impotenza ad adempiere al
supremo compito costituzionale dell’elezione del capo dello
Stato. Di qui l’appello che ho ritenuto di non poter
declinare – per quanto potesse costarmi l’accoglierlo –
mosso da un senso antico e radicato di identificazione con
le sorti del paese’.

‘Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una
testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di
vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai
nostri problemi […] È a questa prova che non mi sono
sottratto’. E parte ad elencare ciò che non è stato fatto:
‘Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a
fare nel senso della riduzione dei costi della politica,
della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è
stato dunque facilmente ignorato o svalutato : e
l’insoddisfazione e la protesta verso la politica, i
partiti, il Parlamento, sono state con facilità (ma anche
con molta leggerezza) alimentate e ingigantite da campagne
di opinione demolitorie’.

‘Imperdonabile’, per Napolitano, ‘resta la mancata riforma
della legge elettorale del 2005 […] La mancata revisione
di quella legge ha prodotto una gara accanita per la
conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il
cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una
simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto,
non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un
risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato
nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto
scegliere gli eletti’.

‘Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia
di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte
della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate,
e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario’.
‘Molto si potrebbe aggiungere, ma mi fermo qui, perché su
quei temi specifici ho speso tutti i possibili sforzi di
persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche –
dice Napolitano – che pure mi hanno ora chiamato ad assumere
un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le
istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere
franco: se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle
contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le
conseguenze dinanzi al paese’.

‘Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della
proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla
decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno
bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la
democrazia e la società italiana’.

Napolitano cita poi il lavoro dei saggi: ‘È un discorso che
posso solo rinviare ai documenti dei due gruppi di lavoro da
me istituiti il 30 marzo scorso. Documenti di cui non si può
negare – se non per gusto di polemica intellettuale – la
serietà e concretezza. Anche perché essi hanno alle spalle
elaborazioni sistematiche non solo delle istituzioni in cui
operano i componenti dei due gruppi, ma anche di altre
istituzioni e associazioni qualificate. Se poi si ritiene
che molte delle indicazioni contenute in quei testi fossero
già acquisite, vuol dire che è tempo di passare, in sede
politica, ai fatti’.

‘Non occorre che rinnovi oggi – ricorda Napolitano – un
formale omaggio, si tratti di forze armate o di forze
dell’ordine, della magistratura o di quella Corte che è
suprema garanzia di costituzionalità delle leggi. Occorre
grande attenzione di fronte a esigenze di tutela della
libertà e della sicurezza da nuove articolazioni criminali e
da nuove pulsioni eversive, e anche di fronte a fenomeni di
tensione e disordine nei rapporti tra diversi poteri dello
Stato e diverse istituzioni costituzionalmente rilevanti’.

‘Né si trascuri di reagire a disinformazioni e polemiche
che colpiscono lo strumento militare, giustamente avviato a
una seria riforma, ma sempre posto, nello spirito della
Costituzione, a presidio della partecipazione italiana –
anche col generoso sacrificio di non pochi nostri ragazzi –
alle missioni di stabilizzazione e di pace della comunità
internazionale’.

Napolitano passa poi a parlare della ‘grande questione sociale’
che ormai ‘si impone all’ordine del giorno in Italia e in Europa.
È la questione della prospettiva di futuro per un’intera
generazione, è la questione di un’effettiva e piena
valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non
possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di
impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a
giovani che si perdono, a donne che vivono come
inaccettabile la loro emarginazione o subalternità’.

Il capo dello Stato ha parole anche per il Movimento 5
stelle: ‘Apprezzo l’impegno con cui il movimento largamente
premiato dal corpo elettorale come nuovo attore
politico-parlamentare ha mostrato di volersi impegnare alla
Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l’influenza che
gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se
aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e
deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento.

Non può, d’altronde, reggere e dare frutti neppure una
contrapposizione tra Rete e forme di organizzazione politica
quali storicamente sono da ben più di un secolo e ovunque i
partiti’.

‘La Rete fornisce accessi preziosi alla politica, inedite
possibilità individuali di espressione e di intervento
politico e anche stimoli all’aggregazione e manifestazione
di consensi e di dissensi. Ma non c’è partecipazione
realmente democratica, rappresentativa ed efficace alla
formazione delle decisioni pubbliche senza il tramite di
partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici
organizzati, tutti comunque da vincolare all’imperativo
costituzionale del ‘metodo democratico”.

‘C’è da lavorare concretamente – aggiunge Napolitano – con
pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo
competenze, innanzitutto nelle commissioni di Camera e
Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da
deputato all’età di 28 anni e portò giorno per giorno la sua
pietra allo sviluppo della vita politica democratica’.

Per quanto riguarda la formazione del nuovo governo
Napolitano è chiaro: ‘Al presidente non tocca dare mandati,
per la formazione del governo, che siano vincolati a
qualsiasi prescrizione se non quella voluta dall’art. 94
della Costituzione : un governo che abbia la fiducia delle
due Camere. Ad esso spetta darsi un programma, secondo le
priorità e la prospettiva temporale che riterrà opportune.
E la condizione è dunque una sola: fare i conti con la
realtà delle forze in campo nel Parlamento da poco eletto,
sapendo quali prove aspettino il governo e quali siano le
esigenze e l’interesse generale del paese’.

‘Sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non
prendere atto, piacciano oppur no – non c’è partito o coalizione
(omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare
e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue
forze […] Il fatto che in Italia si sia diffusa una sorta di orrore
per ogni ipotesi di intese, alleanze, mediazioni,
convergenze tra forze politiche diverse, è segno di una
regressione […] O forse tutto questo è più concretamente
il riflesso di un paio di decenni di contrapposizione – fino
allo smarrimento dell’idea stessa di convivenza civile –
come non mai faziosa e aggressiva, di totale
incomunicabilità tra schieramenti politici concorrenti’.

Ci vuole, conclude Napolitano, ‘maturità per la ricerca di
soluzioni di governo condivise quando se ne imponga la
necessità. Altrimenti, si dovrebbe prendere atto
dell’ingovernabilità, almeno nella legislatura appena
iniziata. Ma non è per prendere atto di questo che ho
accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come
Presidente della Repubblica. L’ho accolto anche perché
l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha
bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete: non andando
oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo
tutt’al più, per usare un’espressione di scuola, ‘da fattore
di coagulazione’. Ma tutte le forze politiche si prendano
con realismo le loro responsabilità: era questa la posta
implicita dell’appello rivoltomi due giorni or sono’.

‘Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto
meno pretese di amplificazione ‘salvifica’ delle mie
funzioni; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del
limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la
Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la
situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e
comunque le forze me lo consentiranno’. (Public Policy)

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