Non solo Pannella: viaggio tra le proposte di amnistia (anche ‘fiscale’)

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di Luca Iacovacci

ROMA (Public Policy) – Concedere l’amnistia e l’indulto con legge ‘bicamerale’, ma differenziata in relazione ai numeri per l’approvazione, tra Camera e Senato. Con la prima assemblea che delibera a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti mentre l’altra che lo fa a maggioranza assoluta.

Cos’è? Non la riscrittura dell’art. 79 della Costituzione previsto nel ddl di riforma Renzi-Boschi nè, chiaramente, la disciplina vigente, che prevede la maggioranza dei due terzi dei componenti “di ciascuna Camera”.

Ma neanche la proposta, avanzata post-mortem in onore di Marco Pannella, in modo trasversale al Senato, dal presidente della commissione Diritti umani Luigi Manconi (Pd), supportato da altre forze politiche.

Più semplicemente è quanto proposto il 1° aprile 2014 da un ddl di riforma del bicameralismo paritario dall’ex premier Mario Monti e da Linza Lanzillotta, vicepresidente di Palazzo Madama, all’epoca in Scelta civica (oggi nel Pd), in cui, tra l’altro, si riscriveva l’art. 79 della Carta.

Tra i molti progetti di revisione costituzionale presentati a Palazzo Madama, che potenzialmente avrebbero potuto proporre una modifica ‘di sostanza’ in tema di concessione di amnistia e indulto, non molti si sono occupati, nello specifico, del 79, tornato alla ribalta della cronaca in onore dello scomparso leader dei Radicali.

Così, per esempio, è logico che una proposta presentata a inizio legislatura da Roberto Ruta (Pd), che lasciava in vita solo la Camera dei deputati, con 442 membri, decidesse di affidare la concessione degli istituti alla maggioranza dei due terzi di Montecitorio.

O che il ddl di revisione del bicameralismo presentato da Giorgio Tonini (Pd), attuale presidente della V commissione, e che differenziava nettamente le competenze tra Camera e Senato, prevedesse altrettanto (ddl 1310).

Idem per un’idea di revisione di Lucio Barani, attuale capogruppo di Ala, presentata a marzo 2014 o da Enrico Buemi (Psi, presentato un mese prima, ddl 1280) che ‘invertiva’ le sorti delle Camere, salvando l’attuale Senato. Che, quindi, avrebbe deciso da solo sulle concessioni.

Non c’è chiaramente solo la riscrittura dell’art. 79 in campo: nell’archivio del Senato si trova un ddl firmato da Buemi, Nencini (viceministro al Mit e leader socialista) e Longo (n. 1115) che, in via generale, concede i due istituti “per ogni reato commesso entro il 31 dicembre 2012 per il quale è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni, sola o congiunta a pena pecuniaria”. Vi sono, però, nel ddl, anche altre previsioni.

Da segnalare anche la proposta del senatore siciliano Giovanni Mauro (Gal) che ha presentato un ddl per la concessione di amnistia “fiscale”, destinata alla cancellazione dei debiti dei cittadini nei confronti dello Stato inferiori a 50mila euro.

Last but not least, per tornare all’attualità, il ddl costituzionale ‘Marco Pannella’, presentato agli uffici del Senato durante il corso della scorsa settimana con le firme di Luigi Manconi (Pd), Luigi Compagna (CoR), Peppe De Cristofaro (Si-Sel), Riccardo Mazzoni (Ala), Sergio Lo Giudice (Pd) e Altero Matteoli (FI), non è stato quindi il primo, nè il solo.

Tra l’altro Compagna e Manconi, durante il corso della legislatura, hanno presentato più ddl per la concessione di amnistia e indulto (vi sono anche proposte a prima firma, tra gli altri di Barani e Mauro).

L’obiettivo del ddl Pannella, comunque, è quello di modificare l’art. 79 della Costituzione prevedendo che l’amnistia e l’indulto siano concessi con legge deliberata “a maggioranza assoluta” dei componenti di ciascuna Camera e non dai due terzi dei componenti delle assemblee.

Sul 79 tra l’altro, la riforma Renzi-Boschi, prevede la sostanziale conferma della disciplina vigente, con l’eccezione che gli istituti saranno concessi dalla sola Camera. Insomma, le proposte per modificare l’articolo 79 della Carta non mancano davvero.(Public Policy)