Partiti, da multe a fondazioni. Il testo ‘congelato’ al Senato

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ROMA (Public Policy) –  I partiti politici non saranno obbligati a presentare lo statuto per partecipare alle elezioni politiche. Multe salate per chi, invece, non renderà pubbliche le donazioni ricevute e non rispetterà le nuove regole sulla trasparenza. Sono alcune delle norme contenute nel testo unico per la riforma dei partiti.

La proposta di legge per regolamentare i partiti e i movimenti politici, a firma del deputato Matteo Richetti (Pd), è stata licenziata ad inizio giugno dall’assemblea della Camera. Il provvedimento è stato dunque inviato al Senato dove giace da circa tre mesi. Non è escluso che la commissione Affari costituzionali lo esamini dopo la pausa estiva.

Durante l’esame a Montecitorio sono stati due gli argomenti più discussi: il tema del cosiddetto “metodo democratico” interno ai partiti, su cui i 5 stelle si sono espressi criticamente. Secondo il Movimento, infatti, la democrazia interna non deve essere regolamentata per legge. Il secondo tema, invece, è quello delle fondazioni. Il M5s ha chiesto con diversi emendamenti di modificare l’attuale disciplina in materia. Durante l’esame è stato approvato un emendamento riformulato che obbliga le fondazioni ad avere i bilanci separati.

Ha creato un certo dibattito anche un emendamento del deputato ex Pd, Alfredo D’Attorre (Si-Sel), sull’incompatibilità “fra cariche di vertice del partito e le cariche di governo a livello nazionale e locale”. Ad esempio tra quelle di segretario di partito e quella di presidente del Consiglio. La proposta è stata bocciata dalla commissione. Vediamo nel dettaglio le norme:

STATUTO O DOC TRASPARENZA, ALTRIMENTI ESCLUSIONE – Nel testo, nonostante alcune proposte Pd lo chiedevano, non c’è l’obbligo di statuto per partecipare alle consultazioni. I partiti e i movimenti che intendano candidarsi, oltre al simbolo, dovranno depositare al ministero dell’Interno – se già inseriti nel registro previsto dal decreto Letta – il proprio statuto. Oppure, in mancanza, una dichiarazione di trasparenza. In assenza dei documenti la lista elettorale sarà “ricusata”, ovvero esclusa.

SENZA PROGRAMMA DEPOSITATO, LISTE ESCLUSE – L’Ufficio centrale circoscrizionale potrà escludere le liste presentate da partiti politici o gruppi politici organizzati che non abbiano depositato il proprio programma elettorale.

PUBBLICHE PROPRIETÀ E QUOTE GRUPPI – Nelle sezioni dei siti dei partiti politici, denominata “trasparenza in materia di risorse, decisioni e procedure, ogni gruppo dovrà pubblicare “in maniera facilmente accessibile” l’elenco di tutti i beni immobili, mobili registrati e gli strumenti finanziari.

A GRUPPI ESCLUSIVA PROPRIETÀ SIMBOLO – Il partito, il movimento o il gruppo politico organizzato avrà l'”esclusiva” titolarità della denominazione e del simbolo di cui fa uso, “salvo diversa disposizione dello statuto o dell’accordo associativo”. La denominazione e il simbolo usati dai soggetti politici organizzati sono regolati dall’articolo 7 del codice civile”.

IL “SALVA PIZZAROTTI” – La commissione Affari costituzionali alla Camera ha approvato un emendamento cosiddetto “salva Pizzarotti”, perché impone a partiti e movimenti l’applicazione almeno del codice civile nell’organizzazione interna, comprese per le sanzioni agli iscritti. Nel caso di Pizzarotti, non essendo note le regole interne a M5s, si applicherebbe il codice, per il quale la sanzione deve essere decisa a maggioranza dall’assemblea. Nel caso di violazione, l’scritto sospeso o espulso potrebbe ricorrere al codice civile.

OBBLIGO DEMOCRAZIA INTERNA: DIRITTO A PARTECIPARE – “L’organizzazione e il funzionamento dei partiti, movimento o gruppi politici organizzati sono improntati al principio della trasparenza e al metodo democratico, la cui osservanza, ai sensi dell’articolo 49 della Costituzione, è assicurata anche attraverso il rispetto delle disposizioni” della riforma dei partiti. “È diritto di tutti gli iscritti partecipare, senza discriminazioni, alla determinazione delle scelte politiche che impegna il partito”.

SOPRA 15MILA EURO OBBLIGO NOME DONATORE – Per le donazioni private ai partiti politici da 15mila a 100mila euro all’anno sarà obbligatoria la pubblicità del nome del donatore. Ora, secondo le norme contenute nella riforma Letta, la pubblicazione del nominativo del donatore può avvenire solo previo consenso dello stesso. Il testo base Richietti prevede, invece, che il consenso obbligato avvenga solo per quelle più esigue, da 5mila a 15mila euro.

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