Pmi, Abruzzini (Eurochambres): la valutazione sull’impatto delle direttive Ue si fa solo nel 40% dei casi

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VILNIUS (Public Policy) – “Grandi sulle cose grandi e piccoli sulle piccole“: è uno slogan ripetuto spesso dal presidente della Commissione europea José Manuel Barroso. Un impegno che l’Ue si è presa anche nei confronti delle piccole e medie imprese. In particolare la Commissione si è dotata di uno strumento, lo Sme test, per la valutazione dell’impatto delle proposte legislative. I risultati però non sono quelli sperati.

Il perchè lo spiega Arnaldo Abruzzini, segretario generale di Eurochambres (l’associazione delle Camere di commercio europee), in un’intervista a Public Policy a margine della seconda assemblea delle Pmi a Vilnius.

D. EUROCHAMBERS HA ANALIZZATO LO SME TEST 2013. QUAL È IL RISULTATO?
R.
Sconcertante: analizzando le proposte legislative della Commissione europea nel 2013 che riguardavano le Pmi abbiamo scoperto che nel 60% dei casi lo Sme test non è stato effettuato. Insomma la Commissione, che a parole si spende per una maggior attenzione alle Pmi, in realtà non fa questa analisi.

D. A QUESTO SI AGGIUNGE POI IL FATTO CHE PARLAMENTO E CONSIGLIO NON SI SONO NEMMENO DOTATE DI UNO STRUMENTO DI VALUTAZIONE SIMILE. QUALI SONO LE CONSEGUENZE?
R.
Prendiamo ad esempio il congedo di maternità: l’allargamento delle prescrizioni previste per le grandi imprese alle Pmi in assenza di misure compensatorie sarebbe catastrofico, perché togliere una persona da un team di 5 dipendenti significa ridurre la forza lavoro del 20%. La Commissione, a seguito dell’analisi di impatto, aveva infatti proposto di escludere le Pmi dal provvedimento. Il Parlamento, invece, in mancanza di questa analisi ha cercato di reintrodurlo.

D. PER QUANDO RIGUARDA L’ACCESSO AL CREDITO DELLE IMPRESE NEI VARI PAESI EUROPEI, QUALE RUOLO STA GIOCANDO LA COMMISSIONE?
R.
In Italia la situazione è particolare perché siamo di fronte a un mercato in cui la richiesta di finanza riguarda il capitale operativo e non gli investimenti: le Pmi italiane soffrono questa crisi in maniera particolare e hanno bisogno di liquidità per sopravvivere. Inoltre le imprese italiane sono sotto-capitalizzate, cioè non hanno mezzi propri per far fronte a situazioni di emergenza.

Quindi occorre dotarsi di strumento di garanzia superiori rispetto a quelli del mercato e immettere dei sitemi alternativi di finanziamento mirati per la parte capitale più che per la parte debito. Alle aziende sotto-capitalizzate, infatti, il debito costa tantissimo.

D. QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELLA DISPARITÀ NEI TASSI DI INTERESSE SUL CREDITO ALLE IMPRESE NEI VARI PAESI EUROPEI?
R.
L’Ue su questo non sta facendo nulla perché di fatto non esiste un mercato unico finanziario. Un’impresa spagnola non può aprire un conto in Francia, così come non è permesso a un’impresa italiana di beneficiare degli ottimi servizi offerti dalla tedesca Kfw. Quindi il mercato unico finanziario non esiste, da una parte per volontà dei sistemi bancari e dall’altra dei sistemi di governo.

D. PER QUANTO RIGUARDA INVECE I RITARDI DI PAGAMENTO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ALLE IMPRESE, COSA HA FATTO LA COMMISSIONE?
R.
Concretamente la Commissione ha fatto quello che doveva. Il problema ora è che ogni giorno si accumula nuovo debito: bisogna far sì che dal giorno della trasposizione ogni fattura sia pagata entro i 30 giorni.

D. PER QUANTO RIGUARDA INFINE LA DEFINIZIONE DI PMI (OVVERO QUELLE CON MENO DI 250 DIPENDENTI), CONSIDERANDO CHE NUMEROSISSIME MICRO-IMPRESE NON CONTANO PIÙ DI DUE DIPENDENTI, LA RITENETE TROPPO ESTENSIVA?
R.
La maggioranza delle imprese europee hanno meno di 5 dipendenti. Dobbiamo fare in modo che ci siano delle politiche adeguate per ognuna delle categorie. Si parlava prima dell’accesso ai finanziamenti, varia molto nel caso di un’azienda con 5 o 50 dipendenti: sono entrambe piccole ma molto diverse.

Inoltre per le micro-aziende con due dipendenti sarei assolutamente favorevole all’esclusione dalle formalità burocratiche, perché se io metto una persona a seguire le attività formali dimezzo le capacità produttive. Nella valutazione di impatto comunque c’è una differenziazione tra le varie categorie di Pmi. Il problema è che poi sono trattate allo stesso modo. (Public Policy)

DSA