PRODUTTIVITÀ: LA CGIL VA AVANTI PER LA SUA STRADA /INTERVISTA

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(Public Policy) – Roma, 23 nov – (di Gaetano Veninata) Il
Governo, invece di entrare a gamba tesa nel dialogo sulla
produttività, avrebbe fatto meglio a detassare le
tredicesime. Parole di Vincenzo Scudiere, segretario
confederale della Cgil, dopo che il sindacato guidato da
Susanna Camusso non ha firmato mercoledì l’accordo che
stabilisce le “Linee programmatiche per la crescita della
produttività e della competitività in Italia”.

Un testo firmato da Confindustria, Abi (Associazione
bancaria italiana), Ania (Associazione nazionale fra le
imprese assicuratrici), Lega Coop, Rete Imprese Italia, Uil,
Cisl e Ugl.

D. SEGRETARIO, PERCHÈ NON AVETE FIRMATO?
R. La nostra idea di produttività è diversa da quella
scritta in quel documento. Con quel documento,
sostanzialmente, si assegna sempre e solo ai lavoratori la
croce di tutti i problemi del Paese, e si lavora in
direzione di una sostanziale riduzione dei salari reali.

D. LE LINEE GUIDA SONO SETTE. QUALI SONO I PUNTI CHE VI
PIACCIONO DI MENO, E PERCHÈ?
R. Sono sostanzialmente tre. Il primo è quello della
trasformazione dei minimi contrattuali da strumento che dà
lo stesso riconoscimento salariale a tutti i lavoratori dal
nord al sud, a strumento che è vario perchè è previsto che
una parte dello stesso possa essere trasferito nella
contrattazione di secondo livello per essere detassato.

Chiunque capisce che se capitasse questo è evidente che ci
sarebbe una riduzione del salario reale e questo non ci
convince. Poi c’è un sistema che non condividiamo, che
riguarda sostanzialmente il meccanismo che viene individuato
per i controlli a distanza e che mette in discussione una
parte considerevole dei principi che stanno alla base dello
Statuto dei lavoratori.

Ancora: il demansionamento, che è un’altra questione contrattuale
che ci porta indietro negli anni, perchè riconoscere che ogni impresa può decidere
di demansionare i lavoratori per affrontare problemi di
costi, è una cosa che non ci trova assolutamente d’accordo.
Infine, una questione che secondo noi va superata
rapidamente, ovvero il fatto che non è riconosciuto ai
sindacati maggiormente rappresentativi la possibilità di
essere presenti alle trattative per quanto riguarda i
rinnovi contrattuali.

D. IL GOVERNO CHE PARTITA HA GIOCATO?
R. Il Governo a un certo punto è entrato a gamba tesa in
questa trattativa, perchè lo ha fatto esplicitamente dicendo
quali erano i meccanismi che dovevano stare alla base
dell’accordo. Ha utilizzato un suo potere, ovvero mettere a
disposizione una somma per la detassazione, e ha messo in
forte discussione l’autonomia delle parti.

Avrebbe invece fatto bene, come abbiamo chiesto, a
detassare le tredicesime e a dare un segnale effettivo della
volontà di risolvere qualche problema concreto dei
lavoratori. Contemporaneamente sta scoppiando inoltre la
bomba dei precari, il 31 dicembre ne avremo oltre 230 mila
che se non riconfermati diventeranno disoccupati, e la gran
parte sono dipendenti della Pa: se si sguarniscono punti
fondamentali della pubblica amministrazione, altro che
produttività, si mette in discussione un sistema che con
tutte le sue contraddizioni in ogni caso sta garantendo la
funzionalità dello Stato.

D. ADESSO COSA SUCCEDE, SI VA AVANTI SENZA LA CGIL?
R. Devono vedere loro. Noi faremo la nostra e affronteremo
la parte che riguarda i rinnovi contrattuali con
l’intenzione di rinnovarli, secondo i criteri del’accordo
del 28 giugno 2011. Andremo avanti nei contratti aziendali e
quelli che ci convincono li firmeremo. Non c’è una
situazione di grave rottura. La Cgil sarà in campo comunque,
sempre difendendo le proprie posizioni. (Public Policy)