di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Il 25 aprile? “Spero che Giorgia Meloni colga questa occasione per dire senza ambiguità e reticenze che la destra italiana i conti con il fascismo li ha fatti fino in fondo quando è nata An”. Parola di Gianfranco Fini, fondatore di Alleanza nazionale, ultimo segretario del Msi, domenica ospite a Mezz’ora in più su Rai3. “Ancora una volta abbiamo un 25 aprile di divisione, all’insegna delle polemiche e delle risse per fortuna solo verbali”, ha detto: “Tutti si devono chiedere perché e fare quello che possono per evitare che nei prossimi anni si sia nelle stesse condizioni. Deve farlo soprattutto la destra che oggi governa, forte di un voto indiscutibile. Giorgia Meloni dica, perché so che ne è convinta, che libertà, uguaglianza sono valori democratici, sono nella Costituzione, sono valori antifascisti: non capisco la ritrosia a pronunciare questo aggettivo”.
La sortita di Fini, che già definì il fascismo “male assoluto”, è tutt’altro che casuale. Arriva alla vigilia della Festa della Liberazione, dopo giorni di polemiche. Vedi il presidente del Senato Ignazio La Russa, che a Repubblica ha detto, scatenando un comprensibile vespaio: “Guardate che nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo”. Per non parlare di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, la cui esternazione sulla “sostituzione etnica” lo ha costretto a spiegare di essere – grande classico – male interpretato.
Viene da chiedersi se tutto questo baccano e tutto questo chiacchiericcio non servano in realtà a distrarre la pubblica opinione dai problemi che il Governo ha, a partire dalle difficoltà sul Pnrr.
È infatti un momento concitato, come testimonia anche il caso-stadi di Firenze e Venezia, la cui ricostruzione nel primo caso e costruzione nel secondo con i fondi del Next generation Eu è stata bloccata dalla Commissione europea. “Gli interventi del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze non potranno essere rendicontati a valore delle risorse Pnrr. I servizi della Commissione, infatti, a seguito di un ulteriore approfondimento istruttorio, hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani urbani integrati (PUI) delle rispettive città metropolitane”, ha detto il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto.
“I PUI erano stati approvati con decreto del ministro dell’Interno di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze il 22 aprile 2022. A fronte delle osservazioni pervenute a fine Marzo 2023, il Governo, il 4 Aprile ha convocato i sindaci delle città metropolitane di Venezia e Firenze, al fine di acquisire ogni elemento utile per superare le criticità segnalate. Elementi poi trasmessi alla Commissione e oggetto di due ulteriori incontri tecnici. Infine i servizi della Commissione europea, pur apprezzando lo sforzo del Governo, hanno confermato l’ineleggibilità degli interventi dello Stadio di Firenze e del Bosco dello Sport di Venezia che pertanto non potranno essere rendicontati a valore delle risorse Pnrr”. La Commissione ha richiesto poi al Governo “di adottare gli atti necessari alla formalizzazione di quanto comunicato, per finalizzare la positiva verifica di tutti gli obiettivi al 31 Dicembre 2022, necessari allo sblocco della terza rata da 19 miliardi di euro. Il Governo nei prossimi giorni verificherà e attiverà ogni azione necessaria per assicurare il tempestivo sblocco della rata”.
Sono questi insomma i grattacapi che l’Esecutivo cerca di nascondere con le polemiche attorno al 25 aprile? Può essere, ma senz’altro c’è un problema non secondario. Una parte di Fratelli d’Italia, non esattamente minoritaria, fatica a capire che si può essere di destra senza essere (caricaturalmente) fascisti. La questione diventa ancora più importante alla luce di quel che Giorgia Meloni intende costruire nei prossimi mesi, cioè il partito conservatore. Quel che manca all’Italia da sempre e che la presidente del Consiglio aspira a costruire per concorrere al progressivo assorbimento di Forza Italia nell’alveo del destra-centro. L’occasione giusta sarebbero le elezioni europee del 2024 ma serve tempo e un’agenda politica giusta. Siccome essere conservatori non vuol dire essere fascisti, serve una rivisitazione per i La Russa e i Lollobrigida, che dovrebbero adeguarsi al canone attuale, seguendo le indicazioni di Fini. Meloni forse è pronta, ma i suoi? (Public Policy)
@davidallegranti
(foto cc Palazzo Chigi)