ROMA (Public Policy) – Introdurre un ulteriore comma nell’articolo 96 del codice di procedura civile, prevedendo un’ipotesi di responsabilità aggravata ad hoc per chi, con malafede o colpa grave, attiva un giudizio a fini risarcitori per diffamazione a mezzo stampa, compresi giornali online e tv. Stabilendo che il giudice, se rigetta la domanda di risarcimento, condanni anche il presunto diffamato, oltre che al rimborso delle spese, al pagamento in favore del convenuto di una somma “determinata in via equitativa, non inferiore alla metà della somma oggetto della domanda risarcitoria”.
È quanto prevede, in sintesi, un disegno di legge al Senato in materia di lite temeraria a prima firma Primo Di Nicola (M5s), incardinato in commissione Giustizia. Il relatore del provvedimento è Arnaldo Lomuti (M5s).
Inizialmente la proposta Di Nicola era stata abbinata ad un altro ddl di contenuto ben più ampio, presentato da Giacomo Caliendo (FI), contenente alcune modifiche alla legge 47 del 1948 (la legge sulla stampa), al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, diffamazione a mezzo della stampa, ingiuria e condanna del querelante.
Dopo aver svolto un ciclo di audizioni in modalità congiunta (da gennaio 2019), però, la commissione Giustizia ha deciso, poco prima della pausa estiva, che le due proposte seguissero strade autonome. Il termine per gli emendamenti al ddl Di Nicola, dunque, è scaduto il 18 luglio scorso e appena arriverà il parere, su testo e emendamenti, della commissione Bilancio a Palazzo Madama, la commissione Giustizia potrà concludere l’esame del provvedimento, per inviarlo poi all’Aula (che avrà poi l’ultima parola anche sul testo, perchè l’esame in commissione è in sede referente).
EMENDAMENTI PD, LEU E FI
Sul ddl, però, le proposte emendative, presentate da Giacomo Caliendo (Forza Italia), Pietro Grasso (Leu) e Giuseppe Cucca (prima capogruppo del Pd in commissione 2a ed ora membro di Psi-Italia Viva, ovvero il nuovo gruppo nato dopo la scissione di Matteo Renzi) non mancano. Tra l’altro con alcuni firmatari, ovvero Grasso e Cucca, passati nel frattempo dall’opposizione (prima dell’estate, quando è scaduto il termine per depositare gli emendamenti in commissione) in maggioranza.
Ad oggi, sul ddl Di Nicola, è pervenuto solo il parere “non ostativo” su testo e emendamenti, quindi un sostanziale via libera, della Affari costituzionali di Palazzo Madama. Si è in attesa di quelli della Bilancio e della Lavori pubblici.
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IAC