(di Public Policy per Il Fatto Quotidiano)
“I rimborsi elettorali a nostro avviso sono frutto di una vera e propria truffa ai danni dei milioni di elettori che si sono già espressi con un referendum sul tema abolendo il finanziamento pubblico ai Partiti. Saranno la nostra prima battaglia”. Parole di Vito Crimi, capogruppo al Senato delMovimento 5 stelle, sulla sua nuova pagina Facebook. È l’ultima parola di uno scontro a distanza con il Pd, che punta a riproporre anche in Parlamento il modello Sicilia, un governo di minoranza appoggiato esternamente dai 5 stelle.
Se oggi, infatti, il tema governissimo Pd-Pdl, una Grosse Koalition all’italiana, sembra sempre più distante (vedi l’unanimità delle posizioni contrarie nel Partito democratico durante l’ultima direzione), nonostante le neppure troppo nascoste aperture del Cavaliere, la partita se la gioca Pier Luigi Bersani con gli otto punti presentati ieri. Dove, però, il tema rimborsi elettorali non è affrontato.
O meglio, il punto 3, “Riforma della politica e della vita pubblica”, recita: “Legge sui partiti con riferimento alla democrazia interna, ai codici etici, all’accesso alle candidature e al finanziamento”. Punto, nel vero senso della parola. Ovvero non si va oltre questo accenno “al finanziamento”. Da Fabio Fazio, il 3 marzo dopo la mancata “smacchiatura”, Bersani si era detto convinto, citando il politico ateniese Clistene, che “la politica una qualche forma di sostegno pubblico debba averlo, anche fosse per un solo euro non sono disposto a rinunciare al principio che da Clistene in poi è un principio collegato alla democrazia: la politica deve avere una qualche forma di sostegno pubblico,altrimenti la fanno solo i miliardari“. Concetto ribadito dal segretario Pd anche durante l’ultima direzione: “Siamo disponibili a un superamento dell’attuale sistema, ma lo mettiamo in connessione con alcune altre norme sulla trasparenza e il funzionamento democratico dei partiti”.
GAV