(Public Policy) – Strasburgo, 4 lug – Dopo la bocciatura di
aprile passa con 344 voti a favore e 311 contrari la
risoluzione sul ‘backloading’ dei permessi per le emissioni
di CO2. “È un giorno importante e una legge importante”, ha
commentato il relatore della proposta Matthias Groote,
eurodeputato tedesco dell’Alleanza progressista di
socialisti e democratici. Si attende ora l’approvazione da
parte del Consiglio dell’Unione europea che Groote si augura
“arrivi il prima possibile”, ma non è detto prima della
pausa estiva.
Ieri infatti il Parlamento europeo riunito in plenaria a
Strasburgo ha votato una versione rivista della proposta
della Commissione Ue sul posticipo delle aste (il cosiddetto
‘backloading’) dei permessi per le emissioni di CO2. Una
misura che riducendo il numero di permessi in circolazione,
dovrebbe portare all’aumento del prezzo della C02, sceso
negli ultimi mesi a 4 euro per tonnellata (rispetto ai 30
del 2006) a seguito della crisi economica e della riduzione
della produzione industriale.
Il provvedimento fa parte dell’Ets, l’accordo sul mercato
delle emissioni nell’Ue, uno strumento amministrativo per
controllare le emissioni di inquinanti e gas serra a livello
internazionale attraverso la quotazione monetaria e il
commercio delle emissioni stesse. In pratica le aziende che
inquinano poco possono vendere i propri permessi non
utilizzati alle aziende meno virtuose.
Il febbraio scorso la commissione Ambiente
all’Europarlamento ha approvato il backloading di 900
milioni di crediti per la CO2 previsti nel periodo 2013-15, da
assegnare, sempre con il meccanismo delle aste, nel 2019-20.
Secondo i sostenitori della modifica, proprio il costo della
CO2 dovrebbe incentivare le aziende dei settori più
inquinanti a ridurre le emissioni di anidride carbonica e
investire in sistemi di produzione più ‘verdi’.
Ad aprile, nonostante i ministri dell’Ambiente di Germania,
Francia, Italia, Regno Unito, Svezia e Danimarca avessero
espresso il proprio sostegno, è stato il voto di numerosi
europarlamentari britannici conservatori ad affossare l’iniziativa
comunitaria. Contrario anche il gruppo di sinistra Gue/Ngl,
che si oppone a soluzioni di mercato per la lotta al
cambiamento climatico. Si è creata così un’involontaria e
paradossale alleanza che ha portato appunto alla bocciatura
della precedente proposta con 334 deputati contrari e 315 a
favore.
Ora, secondo il relatore Matthias Groote, “si parla di un
approccio diverso e di una proposta più innovativa,
sostenuta da una maggioranza diversa”. La principale novità
della modifica approvata oggi è il dirottamento di 600 dei
900 milioni di permessi sul fondo Ner300 della Banca per gli
investimenti europei (Bei), un sussidio per le energie
rinnovabili e per i progetti a basso uso di carbone.
Inoltre un ulteriore emendamento prevede la possibilità del
backloading solo nel caso in cui la Commissione Ue accerti
che questo non causi il trasferimento di industrie
all’estero per evitare i vincoli di legge sulle emissioni.
Il fondo stesso è il risultato di un compromesso tra i tre
principali gruppi al Pe (Ppe, S&D e Alde), ma alcuni
ambientalisti temono non sia sufficiente a supportare nuovi
investimenti. Come il voto ha reso evidente non tutti sono
contenti: già nei giorni scorsi Rebecca Harms, eurodeputata
co-presidente del Gruppo dei Verdi ha accusato questo piano
temporaneo di limitarsi a nascondere la debolezza
complessiva del sistema Ets.
Così come resta contraria, per ragioni opposte,
BusinessEurope, la confederazione che in Europa rappresenta
le imprese: “È un intervento politico non necessario visto
che l’industria europea si sta comunque adeguando per
raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni
previsti da Europa 2020”, ha dichiarato infatti il direttore
generale di BusinessEurope Markus Beyrer. (Public Policy)
DSA