Armi e Iva, cosa prevede il (discusso) dlgs sulle esenzioni

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ROMA (Public Policy) – Adeguare l’ordinamento italiano alla direttiva europea 2235 del 2019, introducendo alcune esenzioni relative all’Iva e alle accise, in relazione a situazioni in cui le forze armate di altri Stati membri Ue svolgano compiti direttamente connessi a uno sforzo di difesa nel quadro della Politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc). È questo, in particolare, l’obiettivo di uno schema di dlgs su cui è arrivato, la scorsa settimana, l’ok del Parlamento.

Il provvedimento, attuativo della legge di delegazione Ue 2019-2020, va a modificare il dpr 633 del 1972, in materia di Iva, e il testo unico sulle accise, il dlgs 504 del 1995, prevedendo alcune esenzioni da applicarsi a partire dal 1° luglio.

Non vi è, peraltro, come precisato dalla relazione tecnica allegata al testo, alcuna perdita di gettito per il bilancio dello Stato.

ESENZIONI IVA E ACCISE IN AMBITO PSDC

L’intervento normativo, come spiega un dossier dei tecnici delle Camere, intende “allineare il trattamento dell’Iva applicabile agli sforzi di difesa intrapresi nell’ambito dell’Unione con il quadro già applicabile alla Nato, l’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord. Le situazioni in cui ha luogo uno sforzo di difesa svolto ai fini della realizzazione di un’attività dell’Unione nell’ambito della Psdc sono: missioni e operazioni militari, attività dei gruppi tattici, assistenza reciproca, progetti afferenti alla cooperazione strutturata permanente (Pesco) ed attività dell’Agenzia europea per la difesa (Aed)”.

Nel particolare, lo schema di dlgs introduce un’esenzione dall’Iva per le cessioni o le importazioni di beni e le prestazioni di servizi destinate all’uso da parte delle forze armate di uno Stato membro o del personale civile che le accompagna, o all’approvvigionamento delle loro mense.

Più in dettaglio, dunque, “viene assimilata a un acquisto intracomunitario oneroso la destinazione, da parte delle forze armate di uno Stato Ue che partecipino a uno sforzo di difesa per realizzare un’attività dell’Unione nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, di beni all’uso di tali forze o del personale civile che le accompagna”. Tale assimilazione “opera a condizione che tali forze armate non abbiano acquistato alle condizioni generali d’imposizione del mercato interno di uno Stato membro e purché l’importazione di tali beni non possa fruire dell’esenzione disposta dalla disciplina unionale”.

Si prevede, inoltre, un’esenzione dall’accisa per coprire i prodotti destinati ad essere utilizzati dalle forze armate di uno Stato membro diverso da quello nel quale è esigibile l’accisa, sempre nell’ambito del quadro della politica di sicurezza e di difesa comune.

IL PARERE IN 6A SENATO

Nel parere (non ostativo) deliberato dalla commissione Finanze del Senato (la Camera si era espressa a fine marzo in modo favorevole) si riporta come i beni e le prestazioni dei servizi oggetto dell’esenzione siano “esclusivamente” quelli destinati alle forze armate di altri Stati membri Ue, per uso sia di personale civile che militare, “e attengono a profili logistici e organizzativi, senza peraltro un’esclusione di equipaggiamenti bellici o di armamenti”.

Il parere, dunque, è stato reso (non senza un ampio contraddittorio in commissione) “nel presupposto che la disciplina in via di recepimento” nel nostro ordinamento non abbia “alcuna sovrapposizione con la normativa derogatoria introdotta per la cessione di armi in favore della Repubblica Ucraina“.

In termini più generali, la 6a commissione di Palazzo Madama ha anche sollecitato il Governo “ad avviare un confronto in sede europea per una revisione della disciplina recata dalla direttiva 112 del 2006 sul sistema comune Iva, adeguandola alle sfide della competizione internazionale e agli obiettivi di inclusione sociale, per quanto riguarda l’applicazione di aliquote agevolate per la cessione di beni strumentali come computer e tablet, ormai divenuti, soprattutto dopo la fase pandemica, beni essenziali allo svolgimento di attività di studio e di lavoro professionale”. (Public Policy) IAC