ROMA (Public Policy) – In merito all’operazione di export effettuata verso la Siria dalla società Selex Elsag, affiliata Finmeccanica, “che avrebbe venduto al governo siriano una rete per le comunicazioni criptate con componenti dual-use (ovvero tecnologie che possono essere usate per scopi pacifici e militari; Ndr), non risulta alcuna operazione autorizzata dal Mise“.
Ha risposto così in commissione Difesa alla Camera il viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, a un’interrogazione di Paolo Bernini (M5s) che chiedeva “per quale motivo Finmeccanica e/o le sue controllate, abbiano venduto questi sistemi d’arma al regime siriano durante l’embargo imposto dall’Europa”.
“La situazione di instabilità politica in Siria è iniziata il 15 marzo 2011 – ha detto ancora De Vincenti – con le prime dimostrazioni pubbliche, per poi svilupparsi in rivolte su scala nazionale, fino a divenire guerra civile, nel 2012. Per tale motivo, antecedentemente al 2011 non si evidenziavano normative di politica commerciale orientate al blocco di tecnologie sensibili verso quel Paese”. E “anche il ministero degli Esteri e della cooperazione internazionale ha reso noto che l’Italia non esporta materiali di tipologia militare verso la Siria dal 2009” nel pieno rispetto del dettato normativo della legge 185 del 1990 e delle successive misure di embargo adottate a livello di Unione europea”.
Bernini, in replica alle dichiarazioni del rappresentante del governo, ha risposto che il Mise ha eluso “la vera finalità dell’interrogazione, non fornendo chiarimenti su quanto emerge dallo scambio di email del 2 febbraio 2012 tra la Selex e l’organizzazione siriana Syrian Wireless Organisation, ovvero sul fatto che un’industria italiana ha venduto armi al regime siriano durante il regime di embargo imposto dall’Europa. (Public Policy)
IAC