ROMA (Public Policy) – La riforma dell’assegno unico “si inserisce nell’ambito delle attuali misure di sostegno a reddito e di contrasto alla povertà come il reddito di cittadinanza e il bonus 80 euro, con le quali i nuovi istituti andrebbero necessariamente coordinati, sia sotto il profilo degli obiettivi sia dei criteri di erogazione e di funzionamento”. Ma “il coordinamento si presenta tuttavia problematico“. Lo sottolinea l’Ufficio parlamentare di bilancio in audizione in commissione Affari sociali alla Camera in merito alla pdl Assegno unico.
In particolare, il ddl prevede che l’assegno unico sia considerato per il calcolo di prestazioni di sostegno al reddito e che debba essere coordinato con l’erogazione del reddito di cittadinanza ‘assicurando equilibrio e integrazione nell’applicazione delle due misure’.
“Questo coordinamento – come detto – si presenta tuttavia problematico. Il Rdc è uno strumento di contrasto alla povertà nell’ambito del quale il livello del reddito che viene garantito è basato su una scala di equivalenza che svantaggia relativamente i nuclei più numerosi rispetto alla scala implicita dell’Isee. L’obiettivo del ddl di migliorare la condizione delle famiglie povere con figli a carico, e cioè di attribuire loro risorse maggiori di quelle riconosciute dal sistema vigente, richiederebbe o di rendere la scala di equivalenza sottostante il Rdc tale da favorire maggiormente queste famiglie o di realizzare un’integrazione soltanto parziale tra questo strumento e l’assegno unico (ossia uno scomputo di parte dell’importo di quest’ultimo dal Rdc)”.
“Un secondo elemento di criticità – evidenzia ancora l’Upb – è costituito dai due diversi meccanismi per stabilire l’accesso e l’ammontare, rispettivamente, dell’assegno unico e della dote unica. In entrambi i casi nel disegno degli strumenti si pone un trade-off tra i criteri di efficienza ed equità, la cui soluzione dipende anche dalle finalità dei singoli strumenti. Nel caso dell’assegno unico la riforma sembra privilegiare l’efficienza, incentivando la partecipazione al lavoro del genitore con il reddito meno elevato. Nel caso della dote unica la scelta è stata completamente diversa ponendo maggiore attenzione alle considerazioni di equità, in quanto il criterio di accesso è parametrato all’Isee, che considera il nucleo familiare nel suo complesso e costituisce la misura più adeguata della sua capacità contributiva”. (Public Policy) FRA