ROMA (Public Policy) – Cambia l’assegno unico e universale per i figli. Il relatore, Stefano Lepri (Pd), ha presentato una serie di emendamenti in commissione Affari sociali per rivedere la pdl, anche alla luce dell’approvazione in Cdm – l’11 giugno scorso – del Family act. La proposta di legge, quindi, prevederà unicamente una delega al Governo per ‘per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale’.
La principale novità contenuta negli emendamenti presentati dal relatore riguarda il valore del sostegno: “l’ammontare dell’assegno è modulato sulla base della condizione economica del nucleo familiare, come individuata dall’Isee o da sue componenti, tenendo conto dell’età dei figli a carico e dei possibili effetti di disincentivo all’offerta di lavoro del secondo percettore di reddito nel nucleo familiare”. Nella pdl Delrio, invece, si stabiliva un importo fino a 240 euro per dodici mensilità per ciascun figlio minorenne a carico (considerando tale il figlio a carico anche il nascituro dal settimo mese di gravidanza) e di 80 euro per dodici mensilità fino al compimento del ventiseiesimo anno di età.
L’emendamento prevede che per i figli successivi al secondo, l’importo dell’assegno sia maggiorato. L’assegno potrà essere concesso in forma di credito d’imposta, ovvero di erogazione mensile di una somma in denaro. Inoltre, si stabilisce la possibilità di corresponsione dell’importo direttamente al figlio, al fine di favorirne l’autonomia. L’assegno, però, è concesso solo nel caso in cui il figlio maggiorenne frequenti un percorso di formazione scolastica o professionale, un corso di laurea, svolga un tirocinio ovvero un’attività lavorativa limitata con redditi complessivi inferiori a un certo importo annuale, sia registrato come disoccupato e in cerca di lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro, svolga il servizio civile universale. Previste poi maggiorazioni (dal 30% al 50%) in caso di figli con disabilità. L’assegno sarebbe ripartito nella misura del 50% tra i genitori.
Si punta poi a fissare i requisiti di accesso, cittadinanza, residenza e soggiorno. Il richiedente l’assegno deve cumulativamente: essere in possesso della cittadinanza italiana, ovvero essere un cittadino di Paesi facenti parte dell’Unione europea, o suo familiare, in quanto titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero essere un cittadino di Paesi terzi in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo o di un permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale; essere soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia, senza limitazioni; vivere con i figli a carico in Italia; essere stato o essere residente in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, ovvero essere in possesso di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o di durata almeno biennale; progressivo superamento della contribuzione per gli assegni familiari a carico del datore di lavoro.
Gli emendamenti, inoltre, puntano a specificare che per l’accesso e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate diverse dalla misura, il computo dell’assegno può essere differenziato nell’ambito dell’Isee fino eventualmente ad azzerarsi. L’assegno, inoltre, “è pienamente compatibile” con la fruizione del reddito di cittadinanza.
Le modifiche proposte dal relatore puntano anche a definire le risorse. Un emendamento dello stesso Lepri fa riferimento alle risorse stanziate dalle legge di Bilancio 2020, cioè 1 miliardo per il 2021 e 1.2 l’anno a partire dal 2022. Inoltre, confluiranno verso l’assegno unico le risorse provenienti dalla misure abrogate. Si tratta dell’assegno al nucleo familiare con almeno tre figli minori; dell’assegno di natalità; del premio alla nascita; del fondo di sostegno alla natalità. E ancora: delle detrazioni fiscali per i figli a carico e l’assegno per il nucleo familiare e degli assegni familiari. (Public Policy) FRA