L’Autonomia differenziata tra attuazione e polemiche

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di Riccardo Pieroni

ROMA (Public Policy) – Il disegno di legge sull’Autonomia differenziata è stata approvato definitivamente dal Parlamento ma continua a far discutere. Anche per via della sua (delicata) fase attuativa. Le critiche e i dubbi non arrivano soltanto dalle opposizioni ma anche dalle file della maggioranza, con Forza Italia che invita la Lega a prestare attenzione ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). Per il partito guidato da Antonio Tajani la definizione dei Lep è un aspetto cruciale e bisogna attenersi a ciò che dice la legge.

Negli scorsi mesi il provvedimento messo a punto dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli era stato modificato notevolmente durante la prima lettura in Senato, con emendamenti concordati all’interno della coalizione ma arrivati su spinta di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Rispetto al testo originale uscito dal Consiglio dei ministri il ddl è quindi “cresciuto” e nella sua versione finale conta 11 articoli che hanno recepito numerose proposte di modifica, sia di maggioranza che di opposizione.

Molte norme riguardano appunto i Lep: fissano regole e condizioni che segneranno i prossimi passaggi dell’Autonomia differenziata.

DLGS 

L’articolo 3 è il cuore della legge e riguarda la determinazione dei Lep. La norma era stata riscritta in Parlamento, con l’ok a un emendamento a prima firma del presidente della commissione Affari costituzionali al Senato Alberto Balboni (FdI). In sostanza per l’individuazione del Livelli essenziali delle prestazioni il Governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi entro 24 mesi (cioè 2 anni) dalla data di entrata in vigore della legge.

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@ri_piero