(Public Policy) – Roma, 15 nov – Il Governo Monti dà i
numeri sulla Rai. O meglio, riporta in Aula alla Camera i
numeri che la Rai gli ha fornito. E lo fa con il
sottosegretario per lo Sviluppo economico, Massimo Vari,
chiamato a rispondere a un’interpellanza di Roberto
Antonione (Misto-Pli) in merito ai costi gestionali di Viale
Mazzini.
I NUMERI: PIÙ DI 10MILA DIPENDENTI
Il gettito del canone di abbonamento per il 2011 è pari a
1.708 milioni. Quanto al personale, ha detto Vari, il numero
“in organico è pari a 10.196 dipendenti”: “252 dirigenti;
1.652 giornalisti; 1.108 quadri: 2.505 impiegati; 1.534
impiegati di produzione; 648 addetti alle riprese; 1.353
addetti alla regia; 136 tecnici; 890 operai e 118
orchestrali e altro personale artistico”.
Per quanto riguarda il numero di dipendenti all’estero, la
Rai ha comunicato che “le unità impegnate sono 21, di cui 20
corrispondenti”. L’incarico all’estero, ha ricordato Vari,
“non ha caratteristiche di stabilità avendo una durata
biennale, anche se prorogabile”. Per quanto concerne il
trattamento economico, i corrispondenti ricevono, oltre a
quello “lordo annuo, un’indennità di residenza all’estero”.
I BENEFIT: CELLULARI, PASTI, ALBERGHI
L’azienda, ha affermato Vari, “ha comunicato che ai
dipendenti non vengono concessi particolari benefit, e che
l’eventuale telefono cellulare assegnato” può essere
utilizzato “esclusivamente” per motivi di lavoro. Alcuni
benefit, inoltre, possono essere attribuiti “al solo
personale con qualifica di dirigente”.
Per quanto riguarda le missioni dei dipendenti in Italia e
all’estero, la Rai ha precisato che le stesse sono
“regolamentate dal contratto collettivo, che prevede
rimborsi a forfait e massimali sui pasti a piè di lista”.
Secondo Viale Mazzini, si tratta di “valori contenuti”.
L’articolo 10 del contratto di servizio prevede inoltre che
“al dirigente in trasferta per periodi non inferiori a 12
ore e non superiori a due settimane è dovuto, per ogni
giorno di trasferta, un importo aggiuntivo in cifra fissa
per rimborso spese non documentabili pari ad 85 euro a
decorrere dal 1° gennaio 2012. Capitolo alberghi: si tratta,
“salvo specifiche esigenze straordinarie”, di strutture
convenzionate con la Rai, “di categoria 3 o 4 stelle.
TRASPORTI E IMMOBILI DI PROPRIETÀ
Per quanto riguarda i trasporti, con il treno si paga la
“tariffa base della prima classe”, con l’aereo “la tariffa
economica”. In merito alle sedi e agli immobili di proprietà
della Rai, per la quasi totalità sono ubicati nei capoluoghi
di Regione. In quattro città (Roma, Milano, Napoli e
Torino), la Rai – ha ricordato il sottosegretario – dispone
“anche di specifici immobili destinati a ospitare i centri
di produzione”, mentre nei rimanenti casi (Aosta, Venezia,
Bolzano, Bologna, Ancona, Pescara, Cosenza, Bari, Cagliari,
Genova, Trento, Trieste, Firenze, Perugia, Campobasso,
Potenza e Palermo) gli immobili sono utilizzati “per le
attività regionali”.
All’estero invece gli immobili sono in affitto, a parte
uno, “di poche centinaia di metri quadrati”, attualmente
“oggetto di dismissione”. C’è poi la questione, richiamata
dal deputato Antonione, del “centro ricreativo aziendale” di
Roma: sorge, ha detto Vari, “su un’area golenale demaniale
di circa 30mila metri quadrati, che a partire dal 2000 è
passata nella titolarità della Regione Lazio”. Nel circolo
sono impiegati “quattro dipendenti Rai”.
L’accesso è consentito “ai dipendenti del gruppo, ai loro
familiari e ad esterni, previo pagamento di quote annuali
finalizzate al finanziamento delle attività”. Ma non è solo
“un dopolavoro aziendale”: la Rai precisa che “viene anche
utilizzato spesso per scopi produttivi; costituisce,
infatti, una location di gran valore per spot e set di
programmi televisivi, riunioni e incontri aziendali,
evitando in tal modo il ricorso a strutture esterne che
risulterebbero onerose”.
LA REPLICA DI ANTONIONE
La risposta della Rai, per bocca del sottosegretario Vari,
è stata ritenuta dal deputato ex Pdl “insufficiente e
reticente”. Dire ad esempio che “il telefono cellulare è uno
strumento che può essere utilizzato solo per lavoro è come
dire che bisogna rispettare la legge”. E ancora: “Ma perchè
dobbiamo pagare noi i quattro dipendenti pubblici che
lavorano al circolo aziendale?”, si chiede Antonione.
“Sarebbe ora che il Parlamento – ha concluso – anche con lo
strumento del Governo, andasse fino in fondo a fare
un’indagine su questa e su tante altre realtà”. (Public
Policy)
GAV