Clima, cosa prevede il Piano di adattamento approvato dal Mase

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ROMA (Public Policy) – Il via libera, con decreto del Mase, al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) è arrivato lo scorso 21 dicembre. “Un passo importante per la pianificazione e l’attuazione di azioni di adattamento ai cambiamenti climatici nel nostro Paese”, ha spiegato il ministro Gilberto Pichetto Fratin.

Nel documento, infatti, si evidenzia come “i cambiamenti climatici rappresentano e rappresenteranno in futuro una delle sfide più rilevanti da affrontare a livello globale ed anche nel territorio italiano”. A tal proposito, il nostro Paese “si trova nel cosiddetto ‘hot spot mediterraneo’, un’area identificata come particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici”.

L’Italia, quindi, è sottoposta a rischi naturali come i fenomeni di dissesto, le alluvioni, l’erosione delle coste e la carenza idrica: tutti rischi amplificati “già oggi” a causa “dell’aumento delle temperature” e “dell’intensificarsi di eventi estremi connessi ai cambiamenti climatici”. L’obiettivo principale del Pnacc, quindi, è quello di “fornire un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo possibile i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, a migliorare la capacità di adattamento dei sistemi socioeconomici e naturali, nonché a trarre vantaggio dalle eventuali opportunità che si potranno presentare con le nuove condizioni climatiche”.

Vediamo in sintesi i contenuti del Piano, preso in visione da Public Policy.

LA SICCITÀ 

Il documento evidenzia come “in Italia i segnali di cambiamento climatico sono evidenti”. Il 2022, infatti, “si colloca al primo posto tra gli anni più caldi dal 1961”. Le analisi condotte mostrano “un aumento degli indici legati agli estremi di caldo (quali giorni e notti calde, giorni estivi, notti tropicali) e una riduzione di quelli rappresentativi degli estremi di freddo (quali giorni e notti fredde, giorni con gelo)”.

Tra gli eventi meteo-climatici più significativi degli anni recenti, viene segnalato proprio come nel 2022 “le precipitazioni sono state ben inferiori alla media climatologica, soprattutto durante l’inverno e la primavera nell’Italia centro-settentrionale, con anomalie precipitative superiori a -40% rispetto al periodo 1991-2020”. In particolare sono state diverse le aree del Nord Italia che hanno sperimentato condizioni di siccità severa ed estrema.

LE EMISSIONI CLIMALTERANTI 

Il documento elabora tre scenari legati alle emissioni. Secondo uno scenario in cui le emissioni risultano elevate (con una crescita pari ai ritmi attuali), entro il 2100. si andrebbe incontro a “concentrazioni atmosferiche di CO2 triplicate o quadruplicate (840-1120 ppm) rispetto ai livelli preindustriali (280 ppm)”.

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GPA