“Il Codice appalti non è la Bibbia. Tpl? Tocca ai Comuni”

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di Francesco Ciaraffo

ROMA (Public Policy) – Rivendica gli strumenti messi in campo da maggioranza e Governo sul tpl e dice che se le amministrazioni locali non sfruttano le opportunità la responsabilità è loro (leggi: Virginia Raggi, sindaca M5s di Roma); fosse per lui il ponte sullo Stretto si farebbe; non considera il Codice appalti approvato in quest’ultima legislatura una Bibbia, quindi si può rivedere senza stravolgere.

Pillole di Salvatore Margiotta, responsabile del dipartimento Infrastrutture del Pd e ora in corsa come capolista nel listino della Basilicata per il Senato.

La rielezione sembra blindata e con tutta probabilità per lui si riapriranno le porte della commissione Lavori pubblici al Senato (dove è stato seduto nell’ultima legislatura). “Nel programma Pd abbiamo dedicato spazio sia alle infrastrutture che ai trasporti”.

Argomenti, però, che non trovano spazio nel dibattito pubblico. “Certo, rispetto ai temi che appassionano di più la grande opinione pubblica, come l’immigrazione, il lavoro o l’Europa, questo è meno centrale. Ma lo  è, e molto, nell’economia reale – dice – perchè la ripresa del settore delle costruzioni, che è iniziata ed esplicherà i suoi frutti già nel 2018 e negli anni seguenti più che nel 2017, darà un contributo enorme all’ulteriore rialzo del Pil”.

E sui trasporti: “Arriviamo con le carte in regola perché la legislatura ha fatto tanto per il settore, dalla cura del ferro alle misure sulla mobilità sostenibile. Abbiamo, poi, un’Alta velocità di eccellenza, tra le più sicure del mondo, ma un tpl che spesso fa da cenerentola. Questo è una delle cose che andrà corrette”.

D. Partiamo proprio dal trasporto pubblico locale. Nel vostro programma parlate di “ritardi” e una dotazione di metropolitane “insufficiente”. Non è un modo per scaricare le colpe sui Comuni?

R. Non c’è dubbio che il Governo deve fare la sua parte, ma se non si muovono Regioni e Comuni, si marcia con velocità differenti. Bologna, e le città dell’Emilia in generale, stanno sfruttando tutta una serie di strumenti messi a disposizione dal Governo centrale, come il sostegno per l’acquisto di materiali rotabili; altre, come Roma, sono assolutamente lente. Questo crea un’Italia a macchia di leopardo che bisogna superare.

D. La Germania sembra pensare alla misura shock di trasporti pubblici gratis per diminuire il traffico privato e quindi l’inquinamento. Una strada percorribile in Italia?

R. Completamente gratuiti mi pare complicato dal punto di vista contabile. Abbiamo fatto degli sforzi importantissimi per i pendolari come gli sgravi nell’ultima legge di Bilancio. La gratuità mi pare complessa, ma l’impegno per diminuire i costi esiste nella maniera più assoluta.

D. Il vostro programma fa riferimento alle ‘grandi opere’ parlando di banda larga e piste ciclabili. Vuol dire che il nostro Paese non ha bisogno di interventi infrastrutturali importanti?

R. Negli ultimi anni abbiamo inaugurato la variante di Valico, la Firenze-Bologna, la Salerno-Reggio Calabria, il quadrilatero e vogliamo continuare sulle opere in ritardo, come la 106 Ionica, la Tirrenica, i cantieri siciliani, la Cispadana, la Asti-Cuneo, l’accelerazione delle linee ferroviarie Milano-Venezia, Napoli-Bari e Catania-Palermo.

C’è una conversione culturale che dice: facciamo le grandi opere ma solo quelle strettamente necessarie attraverso il project review, lo strumento previsto dalla riforma del Codice appalti, ma guardiamo anche a quello a cui ha più bisogno l’Italia, cioè la manutenzione, come per la Basentana. La scelta strategica di oggi è più quella di efficientare e sistemare che realizzare nuove opere.

Comunque, per quanto riguarda le grandi opere, io sogno un Alta velocità al Sud e, ma questo è scritto nel programma, e l’Av sul versante adriatico. Poi, ma è una mia opinione personale, e non è la posizione ufficiale del Pd, da sempre, è quella di rilanciare il ponte sullo Stretto. Non è prioritaria, ma è una scelta giusta.

D. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha detto che modificherebbe il Codice appalti su cui si è intervenuti con un’importante riforma e un correttivo nell’ultima legislatura. Ma non mancano critiche nemmeno da associazione e imprese. Che ne pensa?

R. La riforma del Codice l’abbiamo fatta per fare le opere prima, meglio e con più trasparenza. Sono il primo a non essere insensibile al grido di dolore che viene sia dalle stazioni appaltanti che dal mondo delle imprese. Non c’è dubbio che in una prima fase di applicazione del Codice qualche lungaggine di troppo ci sia stata. Per giudicarlo bene dobbiamo aspettare che vada a regime ma penso che l’atteggiamento giusto non sia quello fideistico: non è giusto dire azzeriamo il Codice e facciamone uno nuovo, ma nemmeno pensare che si tratti di una Bibbia intangibile su cui non si possa intervenire. Lavorerò per fare in modo che ci sia, all’inizio della legislatura, un check up complessivo del Codice per vedere se ci sono aspetti da migliorare, senza che venga meno l’impostazione di fondo che punta a maggiore trasparenza ed efficienza

D. Negli scorsi anni, anche sulla scia di eventi drammatici come i terremoti che hanno interessato il Centro, era stato lanciato Casa Italia. Ma pare essere uscito dal radar di interesse.

R. I risultati li vedremo tra un po’. Certo c’è stato un rallentamento da quando Renzi non è più presidente del Consiglio, ma le cose stanno andando avanti. Nel 2018 avremo dei segnali forti da Casa Italia, a iniziare da un vero censimento dei bisogni in merito alle ristrutturazioni sismiche delle abitazioni più in difficoltà. E vedremo un rilancio importante del dipartimento e delle azioni stesse di Casa Italia. (Public Policy)

@fraciaraffo