Concorrenza e fibra ottica: i dubbi di Tim sul ddl al Senato

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ROMA (Public Policy) – La norma del ddl Concorrenza sulle reti in fibra ottica destano “perplessità sulle modalità operative” e potrebbe avere “impatti negativi sui tempi di esecuzione dei lavori e del rilascio dei permessi che sarebbero sicuramente dilatati”. Lo scrive Tim in una memoria inviata alla commissione Industria al Senato in merito al ddl Concorrenza.

In particolare, l’azienda critica l’articolo 20 del provvedimento che introduce l’obbligo di coordinamento per le opere di genio civile (eseguite direttamente o indirettamente) – ad oggi prevista come mera facoltà – tra gli operatori che intendano realizzare reti ottiche nelle stesse aree.

“L’obbligo di coordinamento appare in contrasto con l’obiettivo primario di sviluppare rapidamente le infrastrutture a banda ultralarga nel nostro Paese, basato su dinamicheconcorrenziali e sulle capacità competitive di realizzazione di tali infrastrutture da parte dei diversi soggetti interessati”, si legge nella memoria. Tim evidenzia inoltre che l’esercizio della facoltà di coordinamento per le opere di genio civile “è oggi nella discrezionalità delle imprese che, naturalmente, hanno tutto l’interesse ad avvalersi del coordinamento quando ciò risulti un beneficio in termini di tempi e costi di realizzazione. Diversamente le imprese sono, libere di non esercitare questa facoltà nel caso in cui non fosse, per i più svariati motivi, conveniente”.

Per l’azienda, inoltre, “sul piano sostanziale, l’introduzione di un obbligo solleva molte perplessità sulle modalità operative di realizzazione del coordinamento tra operatori con conseguenti impatti negativi sui tempi di esecuzione dei lavori e del rilascio dei permessi che sarebbero sicuramente dilatati”.

Tim evidenzia ancora che “la facoltà di imporre in capo agli operatori un obbligo di coordinamento per la condivisione dei costi di posa delle infrastrutture, qualora ritenuta opportuna, dovrebbe essere prerogativa dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La limitazione di fatto dell’autonomia dell’Agcom sarebbe in contrasto con le regole europee che richiedono che i regolatori nazionali esercitino in modo indipendente i poteri regolatori, in modo da assicurare che le misure adottate siano appropriate ai problemi di concorrenza”.

In sostanza, quindi, Tim “ritiene che sarebbe più efficace eliminare l’obbligo di coordinamento lasciando agli operatori la facoltà di coordinarsi per il processo di richiesta dei permessi, la non duplicazione inefficiente di opere del genio civile, la condivisione dei costi di realizzazione”. (Public Policy) FRA