di Francesco Ciaraffo
ROMA (Public Policy) – È ancora stallo sul ddl Concorrenza. Governo, capigruppo di Camera e Senato, relatori e presidente della commissione Industria al Senato, Gianni Girotto (M5s), dove il ddl è all’ordine del giorno, si sono visti ancora giovedì mattina per sciogliere quello che, al momento, è il principale nodo circa l’iter del provvedimento: chiudere il Concorrenza a Palazzo Madama o lasciare spazi di modifica anche alla Camera?
La riunione di martedì sera, a cui ha fatto seguito un rapido incontro mercoledì (ristretto al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, e i relatori, Stefano Collina, Pd, e Paolo Ripamonti, Lega) – ha appreso Public Policy – non è servito a dirimire la questione. A spingere per una ‘doppia lettura’ sarebbe in particolar modo il Pd della Camera. Una posizione però, piuttosto isolata. Anche tra i dem al Senato, infatti, si registrano perplessità sul punto. Inviare a Montecitorio il ddl Concorrenza senza un accordo complessivo, con la possibilità per i deputati di modificare gli articoli, spingerebbe i senatori a chiedere altrettanto su altri provvedimenti ugualmente delicati, primo tra tutti la delega fiscale. Una situazione, quindi, che riaprirebbe diversi fronti e che fonti di diversi gruppi reputano poco opportuna. “Si aprirebbe un vaso di Pandora”, viene riferito da un senatore.
E il Governo come si pone? L’indicazione arrivata dal ministero per i Rapporti con il Parlamento- risulta a Public Policy – sarebbe stata quella di lasciare la decisione in mano ai gruppi.
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@fraciaraffo