Copyright, Siae vs Soundreef: affermazioni false e proposte errate

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ROMA (Public Policy) – Botta e risposta tra Siae e Soundreef, l’ente di gestione indipendente che rappresenta oltre 26mila autori, compositori ed editori italiani.

La Siae infatti ha inviato alla commissione Industria al Senato un documento relativo al ddl Concorrenza in cui confuta le tesi avanzate da Soundreef nella stessa sede. La proposta normativa di Soundreef, con la quale si mira ad inserire le entità di gestione indipendenti tra i soggetti abilitati all’intermediazione dei diritti d’autore, “costituisce un intervento che, nel suo complesso, si rivela tecnicamente molto discutibile se non errato e potenzialmente produttivo di forti criticità, anche in relazione proprio alle corpose modifiche della Legge sul diritto d’autore”, scrive la Siae nella memoria commentando la richiesta di Soundreef di inserire nel ddl “misure volte ad una completa liberalizzazione dei servizi di intermediazione dei diritti d’autore, assicurando in tal modo anche agli enti di gestione indipendente la possibilità di operare nel nostro Paese, così come in tutti gli altri Stati europei”.

Più in generale la Siae bolla come “non veritiere o parziali, inesatte e/o fuorvianti” le informazioni contenute nel documento inviato da Soundreef al Senato. In particolar modo, Siae contesta l’affermazione di Soundreef sull’accertamento, da parte dell’Agcm, di posizione dominante della stessa Società italiana degli autori ed editori.

La decisione dell’Antitrust “dev’essere considerato il contesto entro cui si è verificata la strategia accertata, e in particolare il fatto che le condotte sono state realizzate dalla Siae in mercati caratterizzati da una stretta contiguità con gli ambiti coperti dalla riserva vigente fino al 15 ottobre 2017″, sottolinae la Siae riportando quanto sostenuto dalla stessa Antitrust. La stessa Società degli autori ha infine ricordato come in quella circostanza fu irrogata una “sanzione puramente simbolica di 1.000 euro, quando essa sarebbe invece potuta arrivare, ai sensi delle norme Agcm, fino al 10% del fatturato”. (Public Policy) FRA