CRISI, BCE: RISCHI PER L’ECONOMIA MONDIALE GLI SQUILIBRI DEI PRINCIPALI PAESI

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(Public Policy) – Roma, 17 gen – L’attività economica
mondiale continua a espandersi a un ritmo moderato e la
ripresa acquista lentamente vigore, pur restando fragile e
difforme tra le diverse aree economiche. Lo dice il
Bollettino mensile della Banca centrale europea diffuso oggi
da Bankitalia.

Gli indicatori del clima di fiducia dei consumatori e delle
imprese hanno mostrato timidi segnali di aumento nel
quarto trimestre del 2012, dopo essersi stabilizzati su
livelli bassi nel terzo. Al di fuori dell’area dell’euro, il
clima di fiducia dei consumatori è migliorato in una serie
di economie avanzate ed emergenti.

I rischi per le prospettive mondiali restano orientati
verso il basso per la presenza di squilibri nelle
principali economie industrializzate e perduraranti tensioni
geopolitiche in Medio Oriente. Queste ultime potrebbero
creare interruzioni nell’offerta di petrolio e rincari delle
quotazioni del greggio che agirebbero a loro volta da freno
sull’attività.

NEL MONDO CALA L’INFLAZIONE
L’inflazione a livello internazionale è diminuita in
novembre per effetto della rinnovata flessione delle
quotazioni energetiche, dopo il temporaneo aumento dei mesi
precedenti. Nell’area dell’Ocse, l’Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo economico, l’inflazione generale
al consumo sui dodici mesi è scesa all’1,9%, dal 2,2 di
ottobre.

L’inflazione è scesa negli Stati Uniti, per effetto del
calo dei prezzi energetici, mentre è salita in Cina,
soprattutto a causa del rialzo dei prezzi dei beni
alimentari.

In prospettiva, le pressioni inflazionistiche dovrebbero
mantenersi complessivamente moderate, poiché l’ampio margine
di capacità inutilizzata e la lenta ripresa dell’attività
economica agiranno da freno sui prezzi nelle economie sia
avanzate sia emergenti.

STATI UNITI
Negli Stati Uniti la crescita del Pil in termini reali si è
intensificata nel terzo trimestre del 2012.

La terza stima del Bureau
of economic analysis la colloca al 3,1% in ragione d’anno,
contro l’1,3 dei tre mesi precedenti, con una revisione al
rialzo dovuta al contributo maggiore del previsto
proveniente dalla spesa per consumi privati e dalle
esportazioni nette.

Gli indicatori recenti mostrano un’espansione moderata
dell’attività economica nel quarto trimestre del 2012.
A dicembre il mercato del lavoro ha continuato a
evidenziare segnali di miglioramento, in presenza di
un’ulteriore crescita del numero di occupati nel settore non
agricolo e di una stabilizzazione del tasso di
disoccupazione al 7,8% (il livello più basso degli ultimi
quattro anni).

GIAPPONE
In Giappone l’economia è entrata in recessione tecnica nel
terzo trimestre del 2012, quando il Pil in termini reali è
diminuito dello 0,9% rispetto al periodo precedente.
L’economia giapponese resta in deflazione.

La Banca del Giappone ha accresciuto le dimensioni del
programma di acquisto di attività finanziarie in misura pari
a 10.000 miliardi di yen (90 miliardi di euro circa),
equamente ripartiti fra obbligazioni a breve scadenza e
titoli di Stato nipponici a lungo termine.

REGNO UNITO
Nel Regno Unito è probabile che la ripresa economica
acquisti slancio solo molto gradualmente poiché si prevede
che le condizioni di credito ancora restrittive, il processo
di aggiustamento dei bilanci delle famiglie e il sostanziale
inasprimento fiscale continuino ad agire da freno sulla
domanda interna e che l’evoluzione modesta della domanda
estera pesi sulle esportazioni.
Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 7,8% nei
tre mesi fino a ottobre 2012.

CINA
La crescita in Cina si è indebolita nel 2012: nel terzo
trimestre il tasso di incremento del Pil in termini reali
sul periodo corrispondente è diminuito per la settima
volta consecutiva, al 7,4%, anche se il valore calcolato
rispetto al periodo precedente è salito al 2,2%.

Il contributo degli investimenti alla crescita è stato più
basso nei primi tre trimestri del 2012, soprattutto rispetto
al 2009, quando era stato gonfiato dalle azioni di stimolo
poste in essere dal Governo per contrastare gli effetti
della crisi finanziaria.

Permangono tuttavia le caratteristiche strutturali del
modello cinese, dove la crescita è trainata dagli
investimenti.
Il Pil pro capite resta basso: 5.400 dollari statunitensi
(poco più di 4 mila euro). (Public Policy)

SPE