di Giordano Locchi
ROMA (Public Policy) – La nuova Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), che verrà istituita “a tutela degli interessi nazionali nel campo della cybersicurezza” con sede a Roma, avrà personalità giuridica di diritto pubblico e sarà dotata di autonomia regolamentare, amministrativa, patrimoniale, organizzativa, contabile e finanziaria. L’Agenzia sarà Autorità nazionale per la cybersicurezza e dovrà quindi assicurare il coordinamento tra i soggetti pubblici coinvolti in materia di cybersicurezza a livello nazionale e promuovere la realizzazione di azioni comuni dirette ad assicurare la sicurezza e resilienza cibernetiche per lo sviluppo della digitalizzazione del Paese, del sistema produttivo e delle pubbliche amministrazioni, nonché per il conseguimento dell’autonomia, nazionale ed europea, riguardo a prodotti e processi informatici di rilevanza strategica a tutela degli interessi nazionali nel settore.
È quanto prevede il dl Cybersecurity, con cui si istituisce l’Agenzia stessa, che era stato varato in Cdm il 10 giugno scorso e che è stato approvato martedì in via definitiva dall’aula del Senato, dopo un breve passaggio nella commissione Affari costituzionali (relatrice la senatrice M5s Maria Laura Mantovani), senza modifiche rispetto al testo arrivato dalla Camera che lo aveva esaminato in prima lettura.
Lì, la presidente della commissione Trasporti Raffaella Paita (Iv) – relatrice al dl assieme al presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia (M5s) – illustrando il provvedimento all’assemblea di Montecitorio a fine luglio aveva ricordato la presenza in Germania di “un’Agenzia sulla cybersicurezza, nata nel 1991” che “oggi dispone di 1.200 unità di personale” e aveva aggiunto che in Francia “un’Agenzia con precise competenze su questa tematica è stata creata nel 2009 ed ha, anch’essa, una dotazione di addetti superiore ai 1000. In Italia, solo nel 2012 ci si è resi conto dell’opportunità di riconnettere tutto questo ambito nella competenza di un unico soggetto, che è stato identificato dapprima nel consigliere militare del presidente del Consiglio, poi, nel 2017, sulla base anche degli obblighi derivanti dalla direttiva cosiddetta Nis, nel comparto dell’intelligence. Il lavoro del Dis (dipartimento delle Informazioni per la sicurezza) è stato indubbiamente importante. Esso ha consentito sia di innalzare il livello di attenzione nei diversi soggetti pubblici e privati, sia di delineare linee di indirizzo ulteriori e innovative. Pur tuttavia, la collocazione della materia all’interno del Dis appare non pienamente funzionale, visto che il tema della cybersecurity travalica i confini propri della cyber intelligence, coprendo anche ambiti che richiedono una forte cooperazione pubblica o privata, che mal si attaglia ai meccanismi di integrazione propri di un’Agenzia di intelligence”.
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@Locchiaperti