di Riccardo Pieroni
ROMA (Public Policy) – Rafforzare i controlli sui fondi del Pnrr e aumentare gli organici delle forze dell’ordine. Portare avanti uno “studio aggiornato” sulle mafie al fine di introdurre innovazioni legislative. Adottare una legge sul whistleblowing e garantire il rispetto del 41 bis in carcere.
Sono queste alcune delle proposte avanzate da Federico Cafiero De Raho, ex magistrato e procuratore nazionale antimafia dal 2017 al 2022. De Raho sarà candidato come capolista per il Movimento 5 stelle alle prossime elezioni del 25 settembre nei collegi plurinominali Emilia Romagna 3 e Calabria 1 della Camera.
D. De Raho, sulla lotta alle mafie quali interventi legislativi servirebbero?
R. Innanzitutto andrebbe ripreso un approfondimento di ordine generale proprio sulla legislazione antimafia. Teniamo conto che non abbiamo innovazioni legislative che consentano di inquadrare il fenomeno sotto figure, come dire, delittuose più specifiche. Eppure la mafia si è evoluta. Serve uno studio aggiornato del fenomeno al fine di individuare delle figure che possano ritenere più adeguato il contrasto alle mafie, anche dal punto di vista penale.
Inoltre ci vogliono rafforzamenti dei controlli e monitoraggio dei fondi del Pnrr. Serve una più precisa e puntuale applicazione degli strumenti delle misure di prevenzione e della documentazione antimafia e interdittive.
Un altro aspetto che attiene alla lotta alle mafie è il ritorno agli organici di anni fa, sia per i carabinieri, sia per la polizia di stato, sia per la guardia di finanza. È oggi una necessità. Da un lato l’invecchiamento, dall’altro la riduzione del numero degli organici, rende sempre più difficile la copertura dei controlli su strada e quindi la possibilità di presidiare le aree “più calde”.
Bisogna poi pensare a una velocizzazione delle attività procedimentali e processuali, anche con un forte investimento nelle unità lavorative. Non solo per quanto riguarda la parte dell’assistenza ai magistrati ma anche dal punto di vista del riempimento rapido dell’organico e dell’esigenza anche di verificare che il numero sia proporzionato all’entità e al numero dei processi pendenti.
D. Le riforma portate avanti dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia hanno riguardato il Consiglio superiore della magistratura (Csm) il processo civile e il processo penale. Ci sono aspetti su cui intervenire?
R. La giustizia deve esprimersi sui territori. La geografia giudiziaria probabilmente deve tornare ancora ad essere rivalutata con riferimento ai luoghi in cui vi è esigenza di sedi giudiziarie ed esse mancano. Avere una sede in luoghi in cui vi è un’esigenza di contrasto alle illegalità è certamente un modo per rappresentare la presenza dello Stato.
La velocizzazione del processo si fa attraverso interventi che potrebbero riguardare un miglioramento della digitalizzazione e quindi delle notificazioni. Il processo telematico sta raggiungendo un livello molto avanzato.
Molto probabilmente andrà rivista anche la rilevanza dei fatti che devono essere colpiti da sanzione penale. Ancora una volta c’è un problema di depenalizzazione dei fatti meno significativi. Si pensi alle tante violazioni che riguardano, per esempio, il Codice della navigazione.
D. In merito al sistema penitenziario quali interventi si potrebbero adottare?
R. Su questa materia dobbiamo sottolineare quanto forte sia l’impegno in relazione al contrasto alle mafie. Per il trattamento che è riservato ai mafiosi con la detenzione speciale dell’articolo 41 bis servono strutture capaci e idonee: questa è un’esigenza imprescindibile. Oggi chi ha questo specifico trattamento viene allocato in aree interne a istituti penitenziari ordinari, salvo alcuni istituti di pena. Nei casi più generali questi detenuti si trovano in aree limitrofe a quelle ordinarie.
La costruzione o comunque l’istituzione di aree specificamente idonee per l’attuazione del regime del 41 bis è uno dei campi di interesse del M5s. Peraltro è un’esigenza che da decenni è espressa dai procuratori distrettuali. Anche nei confronti dei detenuti ordinari vi è l’esigenza di costruire delle carceri idonee. Un trattamento di rieducazione, di risocializzazione, così come vuole la nostra Costituzione, è possibile in quanto la stessa struttura lo renda attuabile.
Sulla vigilanza dei detenuti mafiosi bisogna poi rafforzare il gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria. Il gruppo è dotato di altissima professionalità che consente di seguire il percorso dei detenuti e di evidenziare i loro comportamenti, i loro contatti. Quindi farne, di volta in volta, osservazioni che arrivano anche alle direzioni del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria oltreché alle Direzioni distrettuali antimafia della procura nazionale.
D. Nella prossima legislatura quali saranno i provvedimenti più urgenti da portare avanti sul tema giustizia?
R. Il primo provvedimento è quello sull’ergastolo ostativo che riguarda l’articolo 4 bis, sul quale la Corte Costituzionale ci ha dato dei termini e dei paletti. Su quello necessariamente bisognerà intervenire.
Un altro tema è quello che riguarda il whistleblowing. Si tratta di un intervento per il quale la Commissione europea ci ha posto una procedura d’infrazione. Bisognava aggiornare la nostra disciplina entro il 31 dicembre 2021 e questo non è avvenuto. L’Europa vuole che si intervenga con una legge: questo è un compito che il prossimo Parlamento ha.
Dalle segnalazioni nascono le attività di approfondimento – anche investigative – ai fatti di corruzione. La modalità del whistleblowing potrebbe essere applicata anche nel contrasto alle mafie, creando meccanismi analoghi per le imprese laddove “l’imprenditore sano” non sa come far arrivare alle istituzioni determinate segnalazioni.
Dobbiamo poi spingere per l’adozione, in ambito europeo, di una legislazione analoga a quella italiana sia per quanto riguarda la figura dell’associazione mafiosa sia per quanto riguarda le misure di prevenzione. È un ulteriore obiettivo che il M5s si pone.
@ri_piero