ROMA (Public Policy) – Avrebbe dovuto fare un rapido passaggio al Senato, dopo l’approvazione alla Camera lo scorso marzo. Ed invece il ddl sull’open access, a prima firma del presidente della commissione Cultura alla Camera Luigi Gallo (M5s), risulta ancora incardinato in commissione Istruzione al Senato. Possibile e probabile ora, se si darà vita all’accordo M5s-Pd, che il provvedimento, finora ‘bloccato’ anche per l’ostruzionismo politico della Lega, sia approvato rapidamente in via definitiva. Riassumiamo brevemente l’iter del progetto di legge, anche per analizzare le ragioni per cui potrebbe essere uno dei primi ddl approvati dalla nuova possibile maggioranza parlamentare.
Dopo sei mesi di lavoro in commissione VII a Montecitorio, il ddl Gallo ottiene 185 voti favorevoli, con l’astensione, tra gli altri, del Pd. Il progetto di legge ha un obiettivo ambizioso, secondo i proponenti: “allineare il nostro Paese ai passi e ai progressi fatti da molti altri Paesi Ue negli ultimi anni in materia di open access, dando la possibilità a scienziati e ricercatori, ma anche ai cittadini, di condividere le proprie ricerche e di accedere alla letteratura scientifica in modo libero e aperto”.
Per farlo, modificando in alcune parti il decreto Cultura del 2013, il progetto Gallo amplia l’ambito di applicazione dell’accesso aperto, specificando il riferimento a risultati e dati (anche parziali) di una ricerca quando documentati in pubblicazioni scientifiche, atti di convegni o materiali audio e video oggetto di pubblicazioni scientifiche. Altro punto essenziale della pdl è la definizione puntuale delle soglie di finanziamento pubblico al raggiungimento della quale sono valide le nuove norme, applicabili per ogni ricerca scientifica finanziata con almeno il 50% da fondi pubblici, per quei soggetti che ripubblicano online i risultati, in maniera gratuita e senza fini di lucro o commerciali.
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IAC