Uber, cosa può cambiare con il ddl Concorrenza

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ROMA (Public Policy) – di Viola Contursi – Intervenire regolando le piattaforme tecnologiche tipo Uber, che mettono in contatto passeggeri e conducenti interessati per servizi di trasporto a pagamento, prevedendo l’obbligo di registrazione presso le regioni. Registrazione da cui sono escluse le piattaforme di sharing gratuite, come può essere BlaBlaCar.

Lo prevedono due emendamenti al ddl Concorrenza, di Pd e Alternativa libera (ex M5s) depositati nelle commissioni Finanze e Attività produttive alla Camera.

I due emendamenti, identici tra loro, prevedono appunto che le piattaforme tipo Uber che mettono in connessione “passeggeri e conducenti interessati, rispettivamente, a richiedere e fornire servizi di autotrasporto non di linea sul territorio nazionale” saranno “soggette a registrazione nelle regioni dove viene svolto il trasporto oggetto dell’attività delle imprese erogataci di servizi tecnologici per la mobilità” e potranno così “svolgere attività di intermediazione a favore di soggetti titolari di licenza taxi o di autorizzazione di servizio di noleggio con conducente”.

Sono appunto “salvi” dall’obbligo di registrazione le piattaforme che offrono servizi di sharing gratuito, come BlaBlaCar: “Restano esclusi dalla disciplina del presente articolo – si legge – le forme di mobilità non remunerate basate sulla condivisione di veicoli privati tra due o più persone che percorrono in tutto o in parte uno stesso itinerario e, per tale motivo, ne condividono i costi, messe in contatto tramite servizi dedicati forniti da intermediari anche attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici. Per la condivisione del veicolo possono essere ammesse solamente forme di contribuzione alle spese di viaggio sostenute dal conducente”.

Gli emendamenti, che riprendono una proposta arrivata durante le audizioni dall’Autorità per i trasporti, prevedono una sorta di registro degli autisti non professionisti, la cui attività deve essere “occasionale” ovvero “per un massimo di quindici ore settimanali”. Gli emendamenti prevedono poi una serie di requisiti che devono avere le piattaforme e gli autisti non professionisti: sui requisiti, viene stabilito, vigileranno le regioni.

Per quanto riguarda le piattaforme tecnologiche, si legge, queste dovranno: dotarsi “di assicurazione per responsabilità civile aggiuntiva rispetto a quella obbligatoria, per copertura danni trasportato”; fissare “i corrispettivi del servizio in modo chiaro e trasparente con particolare riguardo ai meccanismi di applicazione di eventuali sovrapprezzi in coincidenza con aumenti della domanda di servizio”; verificare “periodicamente l’efficienza dell’auto e la validità della patente del conducente” e “il possesso da parte dei conducenti privati dei requisiti richiesti”.

Le stesse piattaforme dovranno poi sostenere “economicamente gli oneri della visita medica di idoneità del conducente“; garantire “il trattamento conforme alla legge dei dati personali raccolti dagli passeggeri e dai conducenti”; mettere “a disposizione delle regioni, che adottano apposita disciplina, i dati necessari all’attività di vigilanza”; assumere “la carta della qualità dei servizi sulla base delle indicazioni dell’Autorità di regolazione dei trasporti“; aderire “a metodi di risoluzione alternativa delle controversie del consumatore e alle relative regole”.

Sempre secondo i due emendamenti, i conducenti invece dovranno “avere età maggiore di anni ventuno e possedere la patente da almeno tre anni; non avere subito provvedimenti di sospensione della patente; essere in possesso dei requisiti morali previsti per i conducenti del servizio taxi; essere in possesso di idoneità psico-fisica; esercitare il servizio con auto di proprietà del conducente stesso o di un parente entro il primo grado; esercitare il servizio con auto immatricolata da non più di sette anni”. (Public Policy)

@VioC