DDL PORTI, I SINDACATI: TESTO RISULTA INCOMPLETO

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DDL PORTI, I SINDACATI: TESTO RISULTA INCOMPLETO

(Publicy Policy) – Roma, 16 ott – “Il ddl appare a nostro avviso ancora incompleto soprattutto in una situazione aggravata dalla sfavorevole congiuntura economica e caratterizzata dal mutamento degli equilibri geoeconomici e degli scenari della competizione, che oggi si gioca sempre di più tra sistemi logistici aperti ed articolati e dove il processo di penetrazione delle compagnie di shipping nella filiera terrestre del trasporto, attraverso l’acquisto di terminal, ha ingenerato meccanismi di distorsione del mercato pericolosi per la tenuta occupazionale”.

A dirlo, riferendosi sul disegno di legge sulla modifica della legislazione portuale in corso di esame nella Commissione Lavori Pubblici del Senato, sono stati i rappresentanti dei sindacati del settore Filt Cgil, Fit Cisl e Uil trasporti, ieri mattina nel corso di una audizione informale con l’VIII Commissione del Senato.

“Rispetto a tematiche strettamente connesse al lavoro non trovano pertanto soluzione alcuni problemi e rimangono inalterate le condizioni che hanno generato discrezionalità e apertura di contenziosi – hanno proseguito quindi i sindacati, che comunque si sono detti soddifatti della volontà del Governo di regolamentare il settore dopo vent’anni dall’ultima legge -, e mancano precisi strumenti di regolamentazione dell’insieme delle imprese che interagiscono nell’intero sistema trasportistico”.

In particolare i sindacati si sono riferiti alla “prestazione di lavoro temporanea prevista dall’articolo 17” del ddl. “La legge 84/94 (la precedente legge di riordino della legislazione portuale; Ndr) non pone limiti di temporaneità nella fornitura di lavoro – spiegano i sindacati -. Seppure, a nostro parere, questi elementi sono già contenuti in quella legge, vanno meglio precisati in un nuovo testo legislativo, evitando, in questo modo sofismi interpretativi, deroghe e violazioni delle norme”.

Un altro appunto dei sindacati ha riguardato “la possibilità dell’utilizzo di mezzi e di attrezzature ausiliari al lavoro portuale che non è impedito dalla legge 84/94, ma va meglio definito: il lavoro portuale non è esclusivamente un lavoro manuale ma, per sua natura, – hanno continuato a spiegare – richiede l’ausilio di macchinari rendendo, quindi, sempre più necessaria la razionalizzazione dei mezzi presenti in un porto e sempre più decisive per l’intero sistema portuale regole funzionali, in realtà, alle stesse imprese”.

La Filt Cgil, la Fit Cisl e la Uil trasporti hanno inoltre spiegato che “non deve, poi, essere trascurata la composizioni degli organici. Infatti, per garantire la dovuta flessibilità necessaria al corretto funzionamento dei porti, la forza lavoro complessiva deve avere un giusto equilibrio funzionale alla salvaguardia dei livelli occupazionali complessivi esistenti”.

Altri appunti hanno riguardato la necessità di “provvedimenti volti a defiscalizzare i costi aziendali delle imprese che si avvalgono in maniera cospicua del lavoro temporaneo”, più vincoli per ricorrere alla cosiddetta autoproduzione, la necessità di trovare una soluzione “all’annoso problema che riguarda la totale assimilazione delle Autorità Portuali agli Enti Pubblici non economici”.

Tra le proposte più interessanti avanzate dai sindacati, che comunque hanno mostrato apprezzamento per diversi aspetti del ddl, quella di “una ‘Authority di Sistema’, partecipata da più soggetti istituzionali che sia in grado da un lato di attivare le risorse finanziarie necessarie per lo sviluppo e, non meno importante, aumentare il peso delle scelte di politica infrastrutturale in modo tale da trascendere le dimensioni locali”. I sindacati hanno concluso ricordando quindi la necessità di “ripensare nuovi strumenti per pianificare e realizzare le infrastrutture portuali e il relativo sistema logistico e del trasporto, senza il quale un porto non può più considerarsi competitivo”. (Public Policy)

NAF