Decreto Crescita, il punto sugli emendamenti: 447 segnalati

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di Giordano Locchi

ROMA (Public Policy) – Prima delle Europee di domenica e in vista dell’avvio delle votazioni (che dovrebbero partire il 29 maggio), sul dl Crescita è arrivata la prima selezione delle proposte di modifica ammissibili, con le esclusioni comunicate nella mattinata di martedì dalle presidenze delle commissioni Finanze e Bilancio di Montecitorio (dove il provvedimento è incardinato, in sede congiunta, per la prima fase della conversione in legge), e i ripescaggi arrivati dopo i ricorsi dei gruppi. Tra gli oltre 1.200 emendamenti presentati sul decreto, oltre 500 erano stati inizialmente stoppati per estraneità di materia. Tra questi, ne sono infine stati salvati 130.

Alla fine sono 447 in totale quelli segnalati dai gruppi, sotto il limite di 500 che era stato fissato. La Lega e il Movimento 5 stelle hanno segnalato meno emendamenti rispetto al numero a cui avevano diritto (quelli M5s già in partenza erano inferiori al massimo di 140 concessi per il gruppo), rispettivamente circa 80 e circa 90.

Come spiegato ai deputati della VI e V commissione, sono stati riammessi quelli “volti a favorire la crescita economica attraverso il sostegno alle attività produttive, nonché quelli recanti misure in favore degli enti locali, ivi comprese quelle volte alla riduzione del debito dei predetti enti e al sostegno agli investimenti”.

L’esame delle riammissioni è durato più del previsto: la riunione delle commissioni Bilancio e Finanze per la comunicazione sull’esito dei ricorsi, inizialmente prevista per le 19 di martedì sera, è slittata alle 20.30. In particolare c’era da sciogliere il nodo delle proposte volte alla proroga della convenzione del Mise con Radio Radicale, stoppate dalle presidenze delle due commissioni e che infine sono state confermate come inammissibili – compresa quella della Lega – suscitando forti contestazioni da parte dei gruppi. Si è appreso che le proposte avrebbero potuto essere portate all’esame delle commissioni se vi fosse stata l’unanimità sulla scelta di considerarli ammissibili: situazione che – come ha comunicato anche il presidente della Bilancio Claudio Borghi (Lega) – è stata resa impossibile dalla contrarietà dei 5 stelle.

L’emendamento Lega prevedeva la proroga di 6 mesi della convenzione con la storica radio, ormai scaduta, con una copertura di 3,5 milioni di euro prima di una nuova gara. L’importo sarebbe stato comunque inferiore rispetto a quello della precedente convenzione di 10 milioni per 12 mesi. Tra le esclusioni eccellenti,anche quelle delle proposte volute dal ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, per l’estensione del bonus bebè e per la ridefinizione di alcuni aspetti relativi agli osservatori su disabilità, famiglia, pedofilia, infanzia e adolescenza. Rimane invece la proposta che prevede una detrazione del 19% delle spese (entro un importo massimo complessivo non superiore a 1.800 euro annui per ciascun minore a carico) per l’acquisto di pannolini (monouso o riutilizzabili) e di confezioni di latte (in polvere o liquido).

Sono infine state salvate anche le proposte Lega per i bonus fiscali legati agli investimenti in Eltif (fondi di investimento europeo a lungo termine), per l’esclusione dalla nozione di indebitamento valevole per i Comuni di specifiche operazioni di leasing finanziario, per l’avvio di una regolamentazione complessiva, da parte del Mef, del settore Fintech con un periodo di sperimentazione. Rimane anche la proposta volta ad estendere a commercialisti e avvocati le competenze sugli affitti d’azienda, mentre non hanno trovato posto quella (contenuta anche in altri emendamenti delle opposizioni) per l’introduzione delle specializzazioni per i commercialisti, e quella per la assicurazione obbligatorie per la responsabilità civile per i componenti dei consigli di amministrazione delle aziende. Sulla questione degli affitti d’azienda, la proposta vuole consentire, in caso di scrittura privata, anche ad avvocati e commercialisti la possibilità di procedere ad autenticazione della sottoscrizione e a deposito.

La questione era già stata affrontata, ma con ambizione più ampia, durante l’iter della pdl Ruocco-Gusmeroli per le semplificazioni fiscali in commissione Finanze alla Camera. In quell’occasione si era tentato di permettere appunto anche ai commercialisti, agli avvocati e agli esperti contabili – e non solo ai notai – di depositare, in caso di scrittura privata, per l’iscrizione nel registro delle imprese, i contratti relativi a trasferimenti della proprietà o godimento dell’azienda. La misura, che voleva modificare l’articolo 2556 del Codice civile, era arrivata con un emendamento della relatrice (nonché firmataria) della pdl (la presidente della commissione Finanze della Camera Carla Ruocco, M5s). La proposta aveva visto la forte opposizione del mondo notarile. In quell’occasione era stata quindi prospettata la possibilità di un approfondimento sul tema nel passaggio in aula, limitando la disposizione proprio agli affitti d’azienda ed escludendo le cessioni d’azienda. La proposta ‘ridotta’ è poi arrivata in forma di emendamento Lega dl Crescita, inizialmente stoppato e poi riammesso dopo ricorso.

Riammesso anche l’emendamento del Carroccio per innalzare la misura delle detrazioni Irpef per le spese per badanti. La proposta, nel dettaglio, punta a innalzare il tetto delle spese sostenute per gli addetti all’assistenza personale entro cui poter applicare la detrazione (nei casi di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana) da 2.100 euro 4mila euro. Hanno avuto buon esito anche i ricorsi, da subito annunciati dai deputati leghisti della Finanze, per gli emendamenti sulle Srl volti a rivedere i requisiti dimensionali per gli obblighi dei revisori o del collegio sindacale. In particolare, una proposta prevede l’obbligo dei controlli interni in caso di attivo stato patrimoniale oltre i 6 milioni di euro, di ricavi netti delle vendite e delle prestazioni oltre 12 milioni di euro e di oltre 50 dipendenti occupati durante l’esercizio.

Ripescato un emendamento, che era stato annunciato dai viceministri all’Economia Massimo Garavaglia (Lega) e Laura Castelli (M5s), per estendere fino all’esercizio 2019 la facoltà per i piccoli Comuni sotto i 5mila abitanti di non adottare la compatibilità economico patrimoniale. Salve anche le proposte M5s per gli incentivi ai veicoli elettrici (anche con rottamazione) e sui contributi per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e per interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni. E’ stata poi riammessa la proposta M5s, a prima firma Andrea Vallascas, per istituire presso il Mise la piattaforma telematica ‘Incentivi.gov.it’ per il sostegno della politica industriale e della competitività del Paese. Secondo la proposta, alla piattaforma sono comunicate dalle amministrazioni pubbliche centrali e locali le misure di sostegno destinate al tessuto produttivo di cui è obbligatoria la pubblicazione. E’ previsto un decreto Mise, da emanarsi entro 60 giorni dalla conversione in legge del dl, per adottate le disposizioni tecniche necessarie.

Un’altra proposta M5s in tema di investimenti presentata sul decreto è quella di istituire una società in house del ministero delle Infrastrutture, a capitale sociale di 10 milioni detenuto dal Mef, denominata ‘Italia Infrastrutture Spa’. La spa verrebbe istituita a decorrere dal 1° settembre 2019, “in considerazione della straordinaria necessità ed urgenza di assicurare la celere cantierizzazione delle opere pubbliche”. Secondo la proposta, ‘Italia Infrastrutture’ avrebbe per oggetto: il supporto tecnico-amministrativo, anche istruttorio, e gestionale alle direzioni generali in materia di programmi di spesa, previa apposita convenzione con la direzione interessata; il supporto tecnico-amministrativo alle direzioni generali in materia di procedure ad evidenza pubblica, di procedure amministrativo-contabili e di cantierizzazione delle opere pubbliche; la realizzazione e la gestione diretta, previa apposita convenzione, di opere pubbliche di competenza del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, secondo le disposizioni puntuali impartite dalle direzioni generali stesse.

Con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, dovrebbero essere adottati lo statuto e il regolamento interno della società. Sarebbe il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti a designare il consiglio di amministrazione. Per i 10 milioni di euro necessari al capitale sociale, la proposta prevede una corrispondente riduzione di spesa, a valere sull’esercizio 2019, del Fondo Mef previsto in manovra finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese (su cui c’è già uno schema di dpcm attuativo, al momento sottoposto all’esame preventivo delle commissioni parlamentari competenti). La riduzione sarebbe quindi da imputarsi sulla quota parte del fondo attribuita al ministero delle Infrastrutture, le cui direzioni generali “sono autorizzate ad avvalersi direttamente di ‘Italia Infrastrutture s.p.a.'”. (Public Policy)

@Locchiaperti