Dlgs Fisco, stop in Cdm ad alcune richieste del Parlamento

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ROMA (Public Policy) – Non passa, nel testo definitivo del dlgs Adempimenti approvato martedì dal Cdm (in attuazione della delega fiscale), una delle richieste della commissione Finanze della Camera che, come anticipato, aveva impegnato il Governo a valutare di prevedere, per il versamento del secondo acconto” di tasse per tutte le partite Iva “la possibilità di rateazione in un massimo di sei rate a decorrere dal mese di gennaio dell’anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione con la maggiorazione dello 0,40 per cento a titolo di interesse corrispettivo”.

La relazione illustrativa del dlgs approvato dal Cdm, che Public Policy ha preso in visione, sottolinea come “il Governo ha dato seguito all’invito a valutare” la possibilità di inserire la misura, ma, ricordando che il dl Fisco (o dl Anticipi) ha già previsto, per il solo periodo d’imposta 2023, il rinvio del pagamento del secondo acconto delle tasse, da novembre 2023 al 16 gennaio 2024, con possibilità di rateizzare, puntualizza che “l’ampliamento a regime della platea dei destinatari dell’agevolazione a tutti i contribuenti comporterebbe rilevanti effetti di gettito che dovrebbe trovare adeguata copertura nel bilancio dello Stato”.

Un’altra delle richieste del Parlamento, non accolte in Cdm, è lo stop dei termini per i pagamenti al fisco nel periodo natalizio. E ancora: niente anticipo della disponibilità dei modelli dichiarativi, dal 2024, dal mese di febbraio. E niente rinvio al 31 ottobre, invece del 30 settembre, per le dichiarazioni Irpef e Irap

Non entra nemmeno, nel testo definitivo del dlgs Adempimenti, la possibilità, sempre chiesta nel parere della commissione Finanze della Camera, di inviare ai contribuenti un F24 precompilato per il pagamento dell’Imu.

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VIC