(Public Policy) – Roma, 23 gen – Se si mettono a confronto i
programmi elettorali del Pdl, quello del 2008 e quello
presentato pochi giorni fa per la prossima legislatura, si
ripercorrono gli ultimi 5 anni.
C’è molta più Europa, interventi sul debito pubblico, per
il lavoro e le piccole imprese nel programma di quest’anno:
la crisi economica è più forte oggi di quanto non fosse nel
2008, è una delle possibili spiegazioni. E poi c’è
l’avanzare dell’antipolitica, quindi servono misure come il
taglio alle pensioni d’oro e al numero dei parlamentari. Ma
c’è anche la differenza sostanziale, di un governo che
cinque anni fa puntava a governare di nuovo, dopo la breve
parentesi del governo Prodi (2006-2008). Oggi invece il Pdl,
seppur in rimonta nei sondaggi, è indietro rispetto al
centrosinistra.
AL PRIMO PUNTO: RIFORMA DELLE ISTITUZIONI
Al primo punto del nuovo programma c’è la riforma delle
istituzioni: si promette l’elezione diretta del presidente
della Repubblica, un Senato federale, una riforma dei
regolamenti parlamentari e l’abolizione delle Province.
Niente di tutto ciò era presente nel programma di cinque
anni fa.
Seguono, al secondo punto, i costi della politica. Le
proposte sono di abolire il finanziamento pubblico ai
partiti e il dimezzamento di tutti i costi della politica.
C’è anche la proposta di dimezzare il numero dei
parlamentari e di tutte le rappresentanze elettive.
L’EUROPA NELLA CRISI FINANZIARIA
L’Europa ha un posto importante, nel vecchio programma non
era nemmeno tra i punti programmatici. Ha pesato la
situazione nell’ultimo anno e mezzo, la ‘febbre dello
spread’ come la definisce spesso Renato Brunetta, ex
ministro dell’ultimo governo Berlusconi, caduto proprio a
causa della crisi europea? Al primo punto c’è il superamento
di una politica solo di austerità. Nel vecchio come nel
nuovo programma, si rimanda alla necessità di sfruttare a
pieno i fondi comunitari, ‘evitando sprechi e mancati
impegni delle risorse’.
LA FAMIGLIA, IN NERETTO
A sottolineare l’importanza del tema e forse anche la
diversità con gli altri partiti, sono in neretto le righe
dedicate alla famiglia. Quella ‘difesa’ e sostenuta è solo
quella fondata sul matrimonio di un uomo e una donna. No
alle nozze gay o alle coppie di fatto. Poi c’è la promozione
‘della dignità della persona e la tutela della vita’ oltre
che della ‘libertà economica, educativa e religiosa’ e della
sussidiarietà. C’è nuovamente la proposta del quoziente
familiare e un piano di sviluppo per gli asili nido.
C’è poi la detrazione delle spese per l’educazione dei
figli, una novità, così come aiuti per l’assistenza degli
anziani e delle persone non autosufficienti.
IL CAPITOLO TASSE AUMENTA D’IMPORTANZA
Al capitolo tasse ci sono questa volte misure diverse:
Irap, Iva, detassazione utili in azienda, e c’è un chiaro
‘No alla patrimoniale’, oltre che la promessa di cancellare
l’Imu (così come l’Ici, abolita dal Governo Berlusconi e
reintrodotta dal Governo Monti, sotto il nome di Imu). C’è
un nuovo capitolo dedicato ‘al fisco amico e non nemico del
contribuente’ dove c’è la proposta di una modifica dei
poteri di Equitalia, la società pubblica che riscuote le
tasse.
C’è l’abbassamento della pressione di cinque punti in
cinque anni. Cinque anni fa l’obiettivo era diverso:
diminuirla sotto al 40% del Pil (mentre oggi siamo ben oltre
il 50%).
Entra nel programma anche l’applicazione della direttiva Ue
che stabilisce tempi brevi e certi per i pagamenti della
Pubblica amministrazione alle imprese private.
Frutto dell’accordo con la Lega Nord è la previsione che il
75% delle tasse rimanga sul territorio, a chi le paga.
LE BANCHE HANNO AVUTO TANTO
Un capitolo nuovo è anche quello dedicato alle banche che
‘hanno avuto tantissimo, ora diano’. Si propone di rivedere
gli accordi di Balisea III, e ‘i finanziamenti della Banca
Centrale Europea alle banche italiane devono essere
destinati prioritariamente al credito per famiglie, giovani
e imprese’. Inoltre, si vuole separare le banche di credito
da quelle di investimento ‘anche attraverso opportuni
incentivi e disincentivi fiscali’.
I GIOVANI E IL LAVORO CHE NON C’È
Un posto importante, almeno sulla carta, continuano ad
averlo i giovani e la loro posizione nel mercato del lavoro.
Si mantiene la misura di un credito d’imposta alle imprese
per la stabilizzazione dei posti di lavoro a favore degli
under 30. Nel nuovo programma si è più precisi: solo per i
primi cinque anni. Poi si riprende la legge Biagi (il
giuslavorista ucciso dalle Br), e si propone la detassazione
dell’apprendistato. Nello stesso capitolo, ‘lavoro’, si
chiede anche la trasparenza su bilanci e iscrizioni dei
sindacati.
ENERGIA E INFRASTRUTTURE
Esce di scena definitivamente il ricorso all’energia
nucleare, tra i piani nel 2008. Rimane il riferimento alle
energie rinnovabili, che devono essere difese. Si legge che
si deve tenere conto dello sviluppo attuale. Sul tema
rifiuti non si fa riferimento agli inceneritori, come invece
avveniva nel vecchio programma, si preferisce parlare
esplicitamente solo della raccolta differenziata.
Un ruolo importante continuano ad averlo le infrastrutture.
Si vuole ‘potenziare’ il trasporto merci e realizzare la
linea Tav. È scomparsa la proposta del ponte sullo stretto
di Messina, così come il potenziamento degli aeroporti di
Malpensa e Fiumicino.
LA CASA BENE PRIMARIO
La casa rimane una delle preoccupazioni principali per il
Pdl. Si ripropone un piano per l’edilizia convenzionata
anche se la voce risente delle ristrettezze di spesa perché
non c’è più il riferimento al fondo pubblico di garanzia per
le ristrutturazioni o alla riduzione del costo dei mutui
bancari.
Inoltre nel 2008 si proponeva una ‘legge obiettivo’ per i
quartieri svantaggiati e le periferie. Oggi di questi grandi
interventi non c’è traccia.
SICUREZZA E GIUSTIZIA
Se la sicurezza era un punto cardine del programma del
2008, oggi c’è, ma sembra abbia perso un po’ della sua
forza. Ieri era al terzo punto per importanza, oggi è al
ventesimo, e le proposte sono meno precise. Non c’è più il
riferimento ai Cie, Centri per l’identificazione e
l’espulsione degli immigrati irregolari, ma rimane la
proposta di accordi bilaterali per facilitare la gestione
dei flussi migratori.
La giustizia è una delle riforme non più procrastinabili
per il Pdl e una delle ragioni della ridiscesa in campo di
Silvio Berlusconi, come lui stesso ha spiegato. Ci sono
misure precise, che sono la separazione delle carriere tra
magistrati inquirenti e giudicanti, una ‘vera’
responsabilità civile per i magistrati, l’inappellabilità
delle sentenze di assoluzione, la riduzione dei tempi della
giustizia e il divieto di pubblicazione delle
intercettazioni. Quest’ultimo punto era già previsto nel
2008.
SPESA PUBBLICA E AGENDA DIGITALE
Il punto ‘spesa pubblica’ era assente nel programma del
2008, mentre è ormai quotidiano il richiamo al taglio della
spesa pubblica. Per effetto forse della popolarità della
spending review montiana, spuntano i costi standard a cui
tutte le amministrazioni anche locali si devono attenere e
l’abolizione degli enti inutili.
Ora si vuole tagliare il debito pubblico di 400 miliardi,
grazie tra l’altro alla vendita del patrimonio immobiliare,
e in 5 anni si vuole portare il rapporto debito-Pil sotto il
100% (ora è al 120%). Si propone di tagliare la spesa di 16
miliardi e ogni legge di spesa deve avere una scadenza.
Anche i vantaggi fiscali, le tax expenditures, devono essere
tagliati, del 3%.
Un capitolo a parte del nuovo programma del Pdl se lo
guadagna anche l’agenda digitale. Si propone, tra l’altro,
la digitalizzazione della Pa, la condivisione delle best
practice (con la creazione del portale, ‘Italia
intelligence: il modello italiano’), l’open data e il cloud
computing per le Amministrazioni pubbliche. (Public Policy)
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