Cos’è il vento troposferico e perché se ne parla alla Camera?

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ROMA (Public Policy) – La legislazione vigente considera impianti eolici solo quelli di tipo convenzionale. Se si volesse includere la tecnologia dell’eolico troposferico tra gli impianti di energia alimentati da fonti rinnovabili “dovrebbe quindi tenere conto delle peculiarità di questa tecnologia ed in particolare del suo stadio di maturità, individuando strumenti in grado di supportare lo sviluppo di questo tipo di progetti nella loro attuale fase dimostrativa”.

È quanto ha spiegato Giacomo Arsuffi, Unità tecnica fonti rinnovabili, settore eolico, dell’Enea, durante un’audizione in commissione Attività produttive alla Camera. Stabilire il potenziale di produzione d’energia sfruttando il vento troposferico (con il quale si indica l’estrazione di energia eolica a quote superiori ai 500 metri, a differenza di ciò che accade con le attuali tecnologie eoliche, che estraggono energia eolica ad una quota non superiore ai 200 m) è ancora difficile.

Il vento d’alta quota, comunque, è più forte e costante e un incremento del 10% della velocità del vento si traduce in un 33% in più in termini di energia estraibile, si spiega in un documento depositato in commissione. Molti studi indicano, inoltre, una significativa potenzialità delle tecnologie per lo sfruttamento dei venti troposferici di ridurre il costo dell’energia elettrica da fonte eolica. Stime a riguardo indicano come, in prospettiva, il costo per megawattora possa essere ridotto a circa un terzo rispetto ad un impianto eolico a torre.

Attualmente sono circa venti le startup che propongono lo sfruttamento dei venti d’alta quota con diverse tecnologie. Con riferimento ai progetti in avanzata fase di sviluppo, spiega il documento Enea, queste tecnologie si trovano attualmente nella fase dimostrativa. Questa fase, specialmente per innovazioni ad elevato contenuto tecnologico, è particolarmente onerosa. In molti casi sono state eseguite prove di prototipi in scala condotti in volo autonomo in diverse condizioni operative.

Un salto di qualità nel campo della dimostrazione richiede la disponibilità di notevoli risorse economiche difficili da reperire attraverso investitori informali. D’altra parte i potenziali investitori considerano ad alto rischio l’investimento in una tecnologia che ancora non ha abbandonato la fase dimostrativa. Solo la previsione di elevati profitti per le potenzialità della tecnologia in termini di mercato, e quindi un bilanciamento del binomio rischio-profitto, può garantire l’interesse dell’investitore e quindi le risorse necessarie, conclude l’Enea. (Public Policy)

FRA