ROMA (Public Policy) – Dotarsi di uno strumento di programmazione di medio periodo specifico per il settore energetico, “da adottare secondo procedure mutuate dal mondo anglosassone, quali ad esempio il libro bianco, avvalendosi anche del ruolo propulsivo del regolatore”. È la proposta del documento finale di un’indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale (Sen) promossa dalla commissione Attività produttive alla Camera.
Il libro bianco “consentirebbe di evitare, come è stato negli ultimi anni, decisioni prese sulla scorta di situazioni contingenti e dettate da criteri di urgenza, e spesso non coerenti l’una con l’altra”, si legge nel documento, ancora in bozza e che quindi dovrà essere approvato dalla commissione, in possesso di Public Policy.
STOP A COMPETIZIONE PER OTTENERE SUSSIDI Nel documento dovrebbe “essere espressa una previsione circa l’ammontare di risorse oggetto di trasferimento (eventualmente secondo un riparto annuale), al fine di tutelare l’interesse dei consumatori al rispetto di un vincolo di bilancio sul complesso di misure predisposte. Inoltre, onde evitare che si ripeta per il futuro la stratificazione di interventi non sempre tra loro debitamente coordinati, il documento di programmazione dovrebbe contenere una lista di priorità, determinata a seguito di una precisa analisi costi-benefici”.
La decisione contestuale tra intervento e finanziamento consentirebbe, è l’analisi dei deputati, di evitare “la prassi di privilegiare quegli interventi la cui causa si è manifestata anticipatamente rispetto a quella di altri interventi parimenti prioritari sotto il profilo del benessere collettivo”. L’obiettivo è quello di non ripetere la “competizione” tra diversi settori per ottenere più sussidi, come è avvenuto in passato tra l’effientamento energetico e le rinnovabili, viene riportato come esempio.
Proprio a causa della gestione di “ingenti risorse finanziarie” da allocare da parte del decisore pubblico “non c’è da meravigliarsi che gli operatori si rivolgano pressantemente ai centri decisionali pubblici sia per chiedere la copertura di costi effettivi o presunti oppure per godere dei suddetti trasferimenti o ancora, e questo è il caso dei consumatori finali, per porre un limite all’importo complessivo dei prelievi che gravano sulla bolletta”, evidenzia il testo. “Si innesca, di conseguenza, una competizione per influenzare tanto la regolazione dei monopoli quanto le voci del bilancio complessivo dei meccanismi parafiscali”, è ancora l’analisi.
CONSULTAZIONI PER STABILIRE PRIORITÀ “Sarebbe opportuno” che le priorità siano sottoposte a consultazione pubblica, sottolinea ancora il documento, “in modo che la legittima competizione per le risorse trovi manifestazione esplicita, piuttosto che si esaurisca esclusivamente nell’azione implicita, e quindi meno trasparente, dei gruppi di pressione”.
RINNOVABILI, RIVOLUZIONE DA NON LASCIARE INCOMPIUTA Un “ingente sforzo finanziario, sebbene non esente da inefficienze,” ha consentito al nostro Paese cambiamenti che “solo alcuni anni fa sarebbe stato impensabile prevedere”, come la forte penetrazione delle rinnovabili. “Lasciare incompiuta questa rivoluzione rappresenterebbe la più grave contraddizione in cui potrebbe incorrere la politica energetica del Paese”, si legge nel testo.
Occorre procedere a una “sempre maggiore integrazione delle rinnovabili, al necessario adeguamento delle reti e al supporto di tutte le tecnologie che favoriscono il decentramento della produzione elettrica (con reti private e pubbliche). Il decentramento produttivo e la gestione congiunta di produzione e consumo devono però rispondere a logiche di efficienza economica e minimizzazione dell’impatto ambientale, piuttosto che essere il mero frutto di decisioni tese ad eludere la contribuzione ai meccanismi parafiscali.
A tal proposito, potrebbe risultare conveniente riformare suddetti meccanismi, diversificando la base imponibile”. Per raggiungere lo scopo, “le attuali aliquote sul consumo dovrebbero essere parametrate per categoria di consumatori-contribuenti, che assicurino un gettito stabile, indipendente dalla congiuntura, e che non inducano comportamenti elusivi”.
PER SALVARE TERMOELETTRICO SERVE MERCATO UNICO UE Una “rivoluzione” che però non può non tenere conto dell’altra parte del sistema elettrico, quei produttori da fonte tradizionale (termoelettrici), per cui “si paventa l’insufficienza dei ricavi a coprire i costi di investimento a causa sia della riduzione dei prezzi di vendita che della contrazione delle quantità”.
Su questo fronte “occorre considerare l’evoluzione del parco di generazione a livello europeo, che presenta – se esaminato come un unicum – peculiarità differenti che possono offrire opportunità a impianti di produzione che nelle specifiche realtà nazionali si trovano invece in condizioni di sofferenza. In tal senso – si legge – deve continuare lo sforzo da parte dell’Italia verso l’integrazione del mercato unico europeo nel rispetto dei tempi individuati dalla stessa Europa”.
PROMUOVERE L’EFFICIENZA ENERGETICA Accanto alla rivoluzione della produzione, non può non affiancarsi quella nelle modalità di consumo. “Il principale fattore di competizione nel mercato dei servizi energetici è, evidentemente, la capacità di migliorarne l’efficienza”, la cui promozione negli usi finali – spiega il documento – richiede “il coordinamento della politica energetica con altre componenti della politica industriale del Paese”.
I RISCHI E LE OPPORTUNITÀ DEL CAMBIAMENTO Il periodo di forte cambiamento ed incertezza che il settore energetico sta attraversando, “oltre ad essere fonte di rischi per le singole categorie di operatori, è anche foriero di opportunità per la collettività nel suo complesso. Interventi parcellizzati, ispirati a logiche emergenziali, aggiungono alla lista dei singoli rischi privati il rischio collettivo che le risorse movimentate siano utilizzate con scarsa efficacia ed efficienza. Viceversa, un piano d’azione mirato a sostenere i cambiamenti positivi, già in atto nel settore energetico, riguardanti le modalità di produzione e consumo dell’energia, può favorire l’uscita del settore dall’attuale situazione di crisi, a vantaggio anche dell’intera economia del Paese”, spiega il documento.
Serve però uno scatto in avanti. Dalle numerose audizioni “emerge un quadro frammentato del settore energetico, nel quale, pur essendo chiaramente identificabili singoli problemi, non è tuttavia immediato rinvenire una visione d’insieme. Nella maggior parte delle dichiarazioni, anche se non in tutte, emergono valutazioni su rischi percepiti per il proprio settore di riferimento e proposte di misure di mitigazione e riforma della Sen”, conclude il testo. (Public Policy)
FRA