di Maurizio David Sberna
COPENAGHEN (Public Policy) – La nuova normativa europea su Data Protection e Privacy impatterà quasi totalmente sull’industria europea del settore dei pagamenti, con un regime via via più complesso e stringente, tuttavia la difficoltà maggiore risiederà nella reale efficacia dei controlli sugli utilizzatori.
Quanto emerge a margine dei lavori di Money2020 Europe, dove oggi si sta discutendo di privacy e sicurezza degli strumenti di pagamento, è lo spauracchio di una “uberizzazione” della data protection che non aiuti sul fronte della sicurezza.
“Bisogna lavorare su due binari paralleli: le incombenze in capo agli utilizzatori – che vanno semplificate e rese efficaci – e quelle relative agli emettitori di strumenti di pagamento come le banche – che non devono approfittare della loro asimmetria informativa per aumentare la complicazione”, così Tim Clinch, Chief Legal Officer di VocaLink.
“Il tema è come aiutare chi vuole entrare nel mercato dei sistemi di pagamento senza essere annegato nella compliance”, aggiunge Mac MacMillan di Hogan Lovells, “altrimenti si creano barriere alla concorrenza dettate solo dal rischio normativo. La raccolta di dati personali è di fondamentale importanza in questo contesto storico di rischi, ma bisogna renderla effettiva senza mettere paura ai consumatori e alle startup. Un altro pilastro dei servizi di pagamento è quello relativo alla normativa di settore sui sistemi di pagamento, la cd. direttiva Servizi di pagamento o PSD2 che regola gli istituti di moneta elettronica e tutti gli strumenti di pagamento”.
Secondo Pascale-Marie Brien dell’European Banking Federation, oltre alla privacy “bisogna lasciare campo libero a regole semplici e di immediata applicazione la nostra federazione negozia continuamente con la Commissione europea e l’Eba per avere delle linee guida corrette e semplici, ma dobbiamo aver presente che la sicurezza – in particolare sull’identità dei soggetti – non può essere sempre sbandierata come ostacolo all’innovazione”.
Così come Brian Crist, Chief Payment Counsel di Uber, che sottolinea come “è impossibile entrare sul mercato dovendo mettere in piedi tante strutture organizzative di pagamento differenti quanti sono i Paesi”.
La vera questione, ha concluso Nadja van der Veer di Payment Counsel “non è tanto l’armonizzazione a livello di direttiva servizi di pagamento, ma soprattutto a livello della realtà: nell’Ue abbiamo paesi che per aprire uno strumento di moneta elettronica richiedono un “selfie” con un documento di identità e altri che per lo stesso prodotto richiedono una bolletta delle utenze e certificati in originale”. E intanto Mastercard lancia oggi l’autorizzazione al pagamento con un selfie, come ulteriore passo in avanti per l’Internet of Things.(Public Policy)
@mauridav