ROMA – (Public Policy) – “Alla luce degli squilibri accumulati negli ultimi 10 anni e del comportamento dei partner europei nel quadro euro la politica tributaria in Italia può operare solo nel senso dell’austerità” ma questa è stata “efficace per aggiustare i conti con l‘estero” e “inefficace per risanare le finanze pubbliche“. Lo sostiene Alberto Bagnai, economista dell’università di Chieti-Pescara, in audizione alla commissione Finanze alla Camera sulla politica tributaria e del settore bancario nell’area euro, in vista del prossimo semestre di presidenza italiano dell’Ue.
Così per Bagnai se “l’austerità, in rapporto con i conti esteri, ha portato effetti benefici”, ovvero “l’aumento delle esportazioni e la diminuzione delle importazioni”, in relazione ai conti pubblici, invece, non si può parlare di effetti positivi.
Infatti il miglioramento del saldo di bilancio pubblico “migliora, ma di poco”, mentre “il debito continua a crescere” e “peggiora il rapporto debito/pil”. Secondo l’economista, autore de ‘Il Tramonto dell’Euro’, le politiche sull’austerity portate avanti dal Governo Monti sono state più funzionali a venire incontro alle esigenze estere che ai conti interni. “L’austerità serve a fare svalutazione interna perchè non si può aggiustare il valore del cambio”, precisa ancora Bagnai.
“Dobbiamo fare austerità perchè c’è l’Euro: è questo il punto che va afferrato – continua il professore – e se, ceteris paribus, raddoppiassimo il reddito degli italiani la gran parte andrebbe speso in beni esteri”. Infatti una politica di domanda espansiva alle attuali condizioni, secondo Bagnai, non servirebbe all’Italia: “Dentro l’euro le speranze di crescita anche agendo sulla leva fiscale e su quella tributaria sono poche”.
“La svalutazione interna è incompatibile con la logica di un’unione economica” e l’euro, prosegue l’economista, ci impone di rinunciare all'”unico beneficio effettivo” arrivato con l’abbattimento delle barriere europee, cioè a un “vasto mercato isolato dagli shock esterni, come sostenuto dall’economista Alesina nel 1997”, dice Bagnai. “Il rapporto tra euro e incentivi alle riforme è contrario rispetto all’argomento secondo cui legandoci a paesi migliori saremmo migliorati”, afferma ancora il docente di politica economica. Infatti “i cambi fissi e i vincoli rinviano le riforme non le anticipano” e mancano i segnali dati dai “cambi flessibili che invece sono uno strumento di disciplina dei governi”.
“Cosa dovrebbe chiedere l’Italia ma non potrà ottenere durante il semestre Ue?”, si chiede quindi l’economista, secondo cui non serve andare in Europa e sbattere i pugni sul tavolo perchè “in Europa non c’è il tavolo, non c’è un reale spazio di negoziato”. Secondo Bagnai si dovrebbe ottenere un “ripensamento delle regole europee” per attuare politiche simmetriche tra tutti i paesi dell’Eurozona, e “si dovrebbe ragionare sul fatto che non si può avere integrazione economica se non si armonizza prima l’economia reale e il suo cuore, cioè il mercato del lavoro“.
Infine in merito al sistema bancario “emergono segnali di insofferenza anche da parte dei paesi forti, cioè in particolare dalla Germania“, dice Bagnai. (Public Policy) IAC