F-35, TUTTI I NUMERI FINMECCANICA: 800 ALI, 90 SOCIETÀ, 2500 POSTI

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F-35, TUTTI I NUMERI FINMECCANICA: 800 ALI, 90 SOCIETÀ, 2500 POSTI /SCHEDA

(Public Policy) – Roma, 17 ott – 90 società italiane coinvolte, ritorni industriali per 10 miliardi di dollari, un ritorno occupazionale pari a 2.500 persone al 2025: sono alcuni dei numeri del programma F-35 Joint Strike Fighter resi noti da Finmeccanica in una nota informativa riservata per la commissione Difesa alla Camera.

DI COSA STIAMO PARLANDO
Il Joint Strike Fighter (F-35 Lightning II) “è un velivolo caccia multiruolo di quinta generazione con spiccate caratteristiche stealth (bassa osservabilità da parte dei sistemi radar) e net-centriche (interconnessione di tutti i sistemi di comunicazione, informazione e scambio dati a disposizione)”.

FRUTTO DI SCELTE VENTENNALI
Il programma rappresenta, si legge nella nota Finmeccanica, “il risultato delle scelte di politica estera e della difesa operate dal nostro Paese negli ultimi venti anni, che hanno visto un ruolo attivo dell’Italia in linea con il proprio sistema di alleanze internazionali (es. Usa, Ue, Nato)”.

DAL 1998 AL 2002
L’Italia ha aderito alla fase di “Concept Demonstration” nel 1998 (con l’allora ministro Nino Andreatta, durante il primo governo Prodi), con l’obiettivo di “dotarsi di uno strumento militare tecnologicamente avanzato, sostituendo i velivoli in uso all’Aeronautica (Tornado e Amx) e alla Marina (AV-8B Harrier)”. Negli anni seguenti il ministero della Difesa ha aderito “alla successiva fase di sviluppo industriale del programma, con la sottoscrizione del ‘Framework MoU’ nel 2001 e del supplemento bilaterale Italia-Stati Uniti al ‘Framework MoU’ per la fase System Design and Development nel 2002”

LE NAZIONI PARTNER
Si tratta di 8 Paesi: “Regno Unito (partner di primo livello al pari degli Stati Uniti, con una quota di investimento nello sviluppo del programma pari al 10 per cento); Italia e Olanda (partner di secondo livello, con una quota di investimento nello sviluppo del programma del 3,8-3,9 per cento); Canada, Turchia, Australia, Norvegia e Danimarca (partner di terzo livello con una partecipazione finanziaria pari a 1-2 per cento)”.

I VELIVOLI
Il numero totale di velivoli previsti inizialmente dal programma, si legge ancora nella nota riservata, “si aggirava intorno alle 3.200 unità, di cui circa 2.500 destinate alle forze armate degli Stati Uniti e 700 per le Nazioni partner”. Lockheed Martin stima, inoltre, “un addizionale mercato internazionale (Israele, Giappone, ecc.), con una capacità potenziale di oltre 1.000 velivoli”. “Le esigenze operative del ministero della Difesa italiano – spiegano da Finmeccanica – prevedono la sostituzione di circa 250 velivoli delle flotte dell’Aeronautica e della Marina – che nell’arco dei prossimi 15 anni usciranno progressivamente dalla linea operativa per vetustà – con 90 F-35 (dai 131 inizialmente previsti)”, di solo 30 che per capacità tecniche (“Short Take Off and Vertical Landing”), potranno “essere impegnati anche sugli incrociatori tutto ponte della Marina”.

LE INDUSTRIE FINMECCANICA COINVOLTE
Saranno tre: Alenia Aermacchi, Selex ES e Oto Melara.

IL SITO DI CAMERI
Il programma ha consentito inoltre la realizzazione sul territorio nazionale nella base dell’aeronautica a Cameri (Novara), “della linea finale di assemblaggio e collaudo dei velivoli denominata Faco (Final assembly and check out), che è destinata a diventare anche il Centro di eccellenza per le attività di manutenzione, riparazione e aggiornamento (MRO&U – Maintenance, Repair, Overhaul & Upgrade) del sistema d’arma sia della flotta F-35 italiana che dell’intera flotta operante nell’area europea e mediterranea (pari a circa 500 velivoli)”.

800 ALI E 90 SOCIETÀ COINVOLTE
L’accordo iniziale, si legge ancora, “prevedeva la produzione di 1.200 ali come ‘Seconda fonte strategica competitiva’ di Lockheed Martin, diventate circa 800 a valle della riduzione dei velivoli a 90 dagli iniziali 131”. Ad oggi le società italiane coinvolte nel programma sono complessivamente “circa 90, in termini di sviluppo, produzione, studi, equipaggiamenti e siti. L’ammontare dei contratti stipulati a luglio 2013 è di circa 715 milioni di dollari, dei quali 565 assegnati al gruppo Finmeccanica”.

I RITORNI INDUSTRIALI
I ritorni industriali a vita intera sono al momento stimabili “in almeno 10 miliardi di dollari per l’intero sistema industriale italiano coinvolto, ma la successiva evoluzione del sito Faco di Cameri anche in un centro regionale di supporto […] comporterà – dice Finmeccanica – l’aumento del livello di trasferimento tecnologico verso l’industria nazionale e maggiori ritorni economici”.

IL RITORNO OCCUPAZIONALE AL 2025
Le risorse Finmeccanica che si prevede “saranno impiegate nel programma entro la fine del 2013 potrebbero arrivare ad essere circa 1.000 (compresi sub-fornitori). La stima ad oggi effettuata prevede un ritorno occupazionale al 2025 (anno considerato ‘a regime’) pari a 2.500 persone nel caso di attività relative solo alla flotta italiana, fino ad almeno 5.000 persone nel caso l’attività della Faco venga estesa anche come centro di eccellenza per le operazioni di logistica e manutenzione della flotta F-35 operante in Europa/area Mediterraneo”. (Public Policy)

GAV