di Valentina Pigliautile
ROMA (Public Policy) – Dopo il via libera della Camera del 10 marzo scorso, la proposta di legge sul fine vita e l’eutanasia è approdata in Senato. Ad esaminare il provvedimento saranno le commissioni Giustizia e Sanità, dove il testo è stato incardinato nel corso della settimana.
L’iter dei lavori ha preso avvio lo scorso 26 aprile con la nomina da parte dei presidenti della commissione Giustizia Andrea Ostellari (Lega) e Sanità, Annamaria Parente (Iv), dei quattro relatori di maggioranza: Simone Pillon (Lega) e Alessandra Maiorino (M5s) in rappresentanza della commissione Giustizia, Caterina Biti (Pd) e Maria Rizzotti (FI) per la commissione Sanità. Il senatore FdI della XII commissione, Francesco Zaffini sarà invece relatore di minoranza. Durante la prima seduta è stata anche fissata la scandenza per la richiesta di audizioni, per cui vi sarà tempo fino al 4 maggio alle 11. Le audizioni giù svolte alla Camera, secondo quanto riferito, saranno considerate come ‘acquisite’.
LE NOVITÀ DOPO L’OK DELLA CAMERA
L’asse portante del testo è costituito dall’articolo 2 che definisce il suicidio assistito come “il decesso cagionato da un atto autonomo” con il quale “si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale”. Tale possibilità viene concessa solo a specifiche condizioni: “il soggetto pienamente capace di intendere e di volere” deve essere “affetto da patologie irreversibili e con prognosi infausta” o portatore “di una condizione clinica che irreversibile che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili”, la cui sopravvivenza dipenda da “trattamenti sanitari di sostegno vitale”. Inoltre, sarà necessario essere maggiorenni e aver avuto accesso in precedenza a cure palliative, le quali potranno essere anche volontariamente interrotte.
Tra gli emendamenti approvati in aula, di particolare rilievo i due a prima firma Riccardo Magi (+Europa): il primo prevede che ad attestare la patologia sia il medico curante o il medico specialista (senza più una certificazione congiunta da parte di entrambi, come inizialmente previsto); il secondo che, al momento della richiesta, si verifichino le condizioni cliniche e psicologiche ma non quelle familiari e sociali. Cambiano poi i profili di responsabilità penale per il personale medico coinvolto. In primo luogo, viene prevista la ‘non punibilità’ per il personale medico coinvolto nelle procedure di sucidio assistito, che avrà valore retroattivo, mediante ‘sanatoria’ per le condanne passate in giudicato. Il provvedimento garantisce la possibilità di obiezione di coscienza, ma stabilisce che “gli enti ospedalieri pubblici autorizzati” siano tenuti in ogni caso “ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dalla presente legge”.
RISCHIO OSTRUZIONISMO IN COMMISSIONE
L’approvazione della legge al Senato si prospetta però in salita: Italia viva ha confermato libertà di coscienza nel voto, FI è spaccata all’interno e Lega e FdI restano granitici sul no alla legge. A ciò si aggiunge il fatto che tra i relatori di maggioranza sia stato designato anche il leghista Pillon, noto per le sue posizioni conservatrici sul tema e per la manifesta contrarietà al provvedimento. Il senatore leghista, a seguito della nomina come relatore, ha ribadito l’impegno a garantire che i malati non si vedano privati delle cure necessarie. Il capogruppo Pd in commissione Giustizia al Senato, Franco Mirabelli, ha negato che Pillon possa costituire un problema, ricordando che la vera “sfida è dimostrare che la politica su questi temi può fare delle riforme”.
È dunque probabile che lo scontro tra le varie forze politiche si concentri durante i lavori in commissione, con emendamenti sia soppressivi che ostruzionistici, ma anche con la richiesta di voti segreti. Senza contare che, con la pluralità di relatori espressi dai presidenti delle commissioni, i tempi per la definizione di intese e accordi rischiano di allungarsi. L’incognita che rimane è che, nonostante le modifiche e le mediazioni di questa prima fase, il testo possa andare incontro a un esito analogo alla pdl Zan contro l’omotransfobia, affossata proprio a Palazzo Madama (dopo l’ok di Montecitorio) attraverso il meccanismo della tagliola. (Public Policy)
@_ValentinaJA23