(Public Policy) – Roma, 14 gen – “L’Imu sulla prima casa è
stata messa al centro dell’agenda politica e della campagna
elettorale: c’è chi ne difende l’impianto e propone degli
aggiustamenti, chi la vuole abolire e lasciarla solo per le
case cosiddette di ‘lusso’, chi punta a rendere più equa
l’imposta, esentando dal pagamento chi paga tra i 400 e 500
euro”. Questo il commento di Guglielmo Loy, segretario
confederale della Uil, in occasione della pubblicazione del
documento “L’Imu: l’imposta che infiamma la campagna
elettorale”.
Lo studio è stato diffuso dall’Osservatorio della Uil
Servizio politiche territoriali e ripercorre le fasi
storiche dell’imposta sulla casa, partendo dall’Isi (Imposta
straordinaria sugli immobili) del 1992, passando per l’Ici
(Imposta comunale sugli immobili), per arrivare all’Imu
(Imposta municipale unica) nel 2012.
IMPOSTA STRAORDINARIA SUGLI IMMOBILI
Nel 1992 l’Isi, costò mediamente agli italiani
91 euro, con punte di 214 euro a Roma e di 200 euro a
Milano, mentre l’introito fruttò 11.500 miliardi di lire(5,9
miliardi di euro). Vennero esentati gli edifici di culto, i
fabbricati di proprietà delle Santa Sede, i fabbricati
appartenenti agli Stati esteri e gli immobili utilizzati per
scopi socio assistenziali.
IMPOSTA COMUNALE SUGLI IMMOBILI
Passarono 5 mesi e l’Isi da “straordinaria” si trasformò in
comunale stabile: con il dlgs 504/1992, venne istituita,
infatti, l’Ici, il cui gettito era di esclusiva competenza
dei Comuni. Nel 2007, ultimo anno dell’Ici sulla prima casa,
il costo medio fu di 136 euro con punte di 408 euro a Roma e
di 393 euro a Milano, mentre il gettito fruttò circa 11
miliardi di euro (2,8 miliardi dalla prima casa).
Con la Finanziaria del 2008
il Governo Prodi introduceva per le prime case un’ulteriore
detrazione dell’1,33% dalla base imponibile fino a un
massimo di 200 euro, portando di fatto a 303 euro le
detrazioni sulla prima casa. La proposta non è mai entrata
in funzione. Mediamente l’Ici sarebbe costata 38 euro con
punte di 208 euro a Roma e 193 euro a Milano, mentre il
mancato gettito per i Comuni era quantificato in 1 miliardo
di euro.
IMPOSTA MUNICIPALE UNICA
Si tornò a riparlare di Ici, sia sulla prima, sia sulla
seconda casa, in occasione del decreto del Federalismo
fiscale (dlgs 23 del Marzo 2011). Alla fine si decise di non
tassare la prima casa, ma di istituire l’Imu che modificava
la vecchia Ici e l’Irpef sugli immobili. Si ritorna a
parlare di tassazione della prima casa nell’autunno del 2011
a seguito della famosa lettera della Bce (ad agosto) e alle
sollecitazioni dell’Unione europea con le 39 domande al
Governo italiano. Al numero 7 si chiedeva: “Il Governo
italiano sta valutando l’idea di reintrodurre la tassa sulla
prima casa?”.
A questa sollecitazione il Governo ha risposto
quantificando in circa 3 miliardi il gettito dell’imposta
sulla prima casa e approvando in prima lettura in Consiglio
dei ministri (24 ottobre 2011) l’anticipo dell’Imu al 2013
con aliquota ordinaria al 6,6 per mille e l’introduzione di
una nuova imposta comunale: la Res (Rifiuti e servizi).
Dopo le dimissioni del Governo Berlusconi, il Governo Monti
con il decreto Salva Italia riordina la tassazione:
introduce l’Imu anche sulla prima casa a partire dal 2012 e
perfeziona la Tares (Tassa sui rifiuti e sui servizi) a
partire dal 2013.
Nel 2012 il cui costo medio dell’Imu per la prima casa è
stato di 278 euro, con punte di 639 euro a Roma e 428 euro a
Milano. Il gettito complessivo è stato di 23,2 miliardi di
euro (3,8 miliardi di euro dalla prima casa), di cui 14,8
miliardi nelle casse dei Comuni e 8,4 miliardi nelle casse
dello Stato. (Public Policy)
SOR