(Public Policy) – Roma, 9 ott – (di Viola Contursi) Gaetano
Pecorella, deputato del Pdl ed ex avvocato di Silvio
Berlusconi, parlando con Public Policy sostiene che
l’assemblea del Pdl del 2 dicembre possa essere una versione
moderna “delle idi di marzo”. Ovvero, lascia intendere
Pecorella, l’atto finale della leadership di Berlusconi,
visto che le idi di marzo furono il giorno dell’assassinio
di Giulio Cesare, il 15 marzo del 44 A.C., ad opera di un
gruppo di circa sessanta senatori contrari a ogni forma di
potere personale.
Detto questo, Pecorella auspica che una parte del Pdl possa
costruire un grande centrodestra moderato che, come l’ex Dc,
decida di volta in volta le alleanze da fare. In questo
senso un passo indietro di Berlusconi (“figura ingombrante”)
sarebbe necessario.
D. COME VEDE IL PASSO INDIETRO DI BERLUSCONI?
R. Secondo me una diagnosi ragionevole è quasi impossibile
da fare. Anche perché Berlusconi un giorno dice che si vuole
candidare, il giorno dopo che si ritira… E sapere che
vuole fare è determinante per ipotizzare il futuro. Al
momento non mi sembra che ci sia un’idea chiara. Già
Pierferdinando Casini ha detto che non crede a Berlusconi,
quindi già c’è un problema con l’Udc. Certo, Berlusconi è
una presenza ingombrante. Ma il problema è su cosa si
costruisce questo partito dei moderati. Ad esempio An vuole
stare con La Destra o con l’Udc?
D. CHE FINE FARÀ IL PDL?
R. Il Pdl era Berlusconi, senza Berlusconi è difficile
immaginarlo. Inoltre bisogna vedere cosa rimarrà all’interno
del partito: se resta lo stesso gruppo dirigente le cose non
cambiano. E mi sembra che, come nel Pd, la dirigenza non sia
assolutamente intenzionata ad alzarsi dalla sedia.
D. LEI CHE COSA PROPONE?
R. La soluzione a mio parere sarebbe che una parte del Pdl,
ovvero gli ex An e chi si riconosce nella destra, vada a
costruire una nuova destra riformista insieme al partito di
Francesco Storace. E l’altra parte del Pdl dovrebbe invece
riconoscersi in un grande centrodestra moderato che
comprenda le altre diverse anime già esistenti nel Popolo
della libertà. Un centro moderato come la vecchia Dc, che
scelga le alleanze di volta in volta. Auspico la nascita di
questo grande centro moderato, o riformista che dir si
voglia, che diventi l’ago della bilancia della politica
nazionale.
D. SE RENZI VINCESSE LE PRIMARIE È PENSABILE UN’ALLEANZA?
R. Tutto è possibile. Come dicevo, un grande centrodestra
moderato potrebbe anche pensare di allearsi con il
centrosinistra, come fu al tempo del compromesso storico. In
tal senso se a guidare il centrosinistra ci sia Matteo Renzi
o Pier Luigi Bersani non fa differenza perché anche
l’attuale segretario del Pd non è tanto più rivoluzionario
del sindaco di Firenze. Già se vincesse Nichi Vendola,
invece, sarebbe tutto più difficile, quasi impossibile,
perché la sua figura è incompatibile con una sinistra
moderata con cui pensare di allearsi.
D. COSA ACCADRÀ ALL’ASSEMBLEA DEL 2 DICEMBRE DEL PDL?
R. Secondo me, anche se non ho dati materiali su cui
basarmi, potrebbero essere le nuove idi di Marzo.
D. È D’ACCORDO CON UN MONTI BIS?
R. Anche qui, le previsioni sono difficili e ciascuno può
dire la sua. La politica di Mario Monti, soprattutto
all’inizio, è servita. Ma oggi rischia di portare l’Italia
nella morsa di una recessione da cui sarà complicato uscire.
Vedo allora molto meglio la politica economica che sta
portando avanti il ministro Corrado Passera. (Public Policy)