GIUSTIZIA, MAGISTRATI FUORI RUOLO: CHE FINE HA FATTO LA BANCA DATI?

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SUL CORRIERE L’APPROFONDIMENTO
DI STELLA E RIZZO SUL DECRETO SCADUTO

(Public Policy) – Roma, 8 apr – È scaduta il 28 marzo la
delega per il collocamento fuori ruolo della magistratura.
Il Consiglio dei ministri del 27 avrebbe dovuto adottare il
decreto legislativo trasmesso alle Camere a fine gennaio per
i pareri delle commissioni competenti.

Ad anticipare la scadenza delega è stata Public Policy, con
un lancio il 27 marzo e un approfondimento il 28.
Dei due pareri richiesti al Parlamento, solo uno era stato
formulato, ed era quello della commissione Giustizia della
Camera. Secondo una deputata ex componente della
commissione giustizia nell’ultima legislatura, “la
commissione del Senato avrebbe potuto semplicemente adottare
il nostro parere”.

Tuttavia, a pregiudicare l’adozione del dlgs non è stata
l’assenza dei pareri delle due Camere perché il Governo
avrebbe potuto comunque licenziare definitivamente il
decreto senza il parere delle commissioni. Ad affossarne il
varo, sarebbe stata piuttosto una volontà politica: secondo
fonti governative, Palazzo Chigi avrebbe preferito non
adottarlo per ragioni politiche.

La questione oggi trova eco sulla prima pagina del Corriere
della Sera. I giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo
pubblicano un’inchiesta sulla vicenda, intitolata “La legge
dimenticata sui magistrati fuori ruolo”, nella quale
ricostruiscono tutti i passaggi politico-parlamentari e
sottolineando anche il ruolo del Csm.

In una circolare del
febbraio 2008, Palazzo dei Marescialli considerava “ormai il
fenomeno ‘fuori controllo’ e sosteneva – scrivono Stella e
Rizzo – ‘la necessità di porre un argine a un numero
eccessivo di richieste di destinazione di magistrati a
funzioni extragiudiziarie, in un momento storico
caratterizzato da gravi scoperture di organico e da
un’intollerabile lunghezza dei tempi del processo'”.

“Questo fenomeno delle carriere parallele – riportano
ancora i giornalisti del Corriere, citando il Csm – è così
diffuso che troppi magistrati percorrono una parte eccessiva
della carriera in funzioni diverse da quelle giudiziarie
finendo per appannare l’immagine di terzietà che solo la
pratica del processo assicura e consolida”.

Stella e Rizzo poi affrontano l’iter parlamentare piuttosto burrascoso
delle norme sul collocamento fuori ruolo dei magistrati:
prima la proposta di legge presentata dai Radicali, poi
l’emendamento del democrat Roberto Giachetti che si
trasforma in un articolo aggiuntivo alla legge
anticorruzione. E ancora: lo stravolgimento operato al
Senato, l’impegno preso dal Governo con un decreto
legislativo, la richiesta avanzata con un Odg dal deputato
della Lega, Marco Reguzzoni, affinché il Governo entro il 12
dicembre rendesse pubblici on line tutti i nomi, gli
incarichi, la durata, i precedenti dei magistrati fuori
ruolo.

E infine le garanzie del ministro per la Semplificazione,
Filippo Patroni Griffi, sull’impegno del Governo a “fissare
per la prima volta in maniera stringente e organica
l’inconferibilità di incarichi dirigenziali e le
incompatibilità”. A fine marzo però tutto si conclude con un
nulla di fatto, con il Governo che fa scadere il decreto
legislativo. Ma, concludono gli autori del libro ‘La Casta’,
“quella famosa banca dati da mettere online entro il 31
dicembre con tutti i nomi e gli incarichi che fine ha
fatto?”.(Public Policy)

SAF