GOVERNO LETTA, IL GIORNO DELLA FIDUCIA

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GOVERNO, LETTA: FIDUCIA NON è CONTRO QUALCUNO. E CITA BENEDETTO CROCE

foto La Presse

(Public Policy) – Roma, 2 ott – Il Senato ha votato la fiducia al governo Letta: favorevoli 235, contrari 70, astenuti 0. Nel tardo pomeriggio è invece arrivato il via libera della Camera al proseguimento dell’esperienza dell’esecutivo.

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BERLUSCONI CAMBIA IDEA

“Nonostante fossimo arrivati a pochissima distanza” dai numeri del Pd “abbiamo accettato di avere solo 5 ministri, abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. Pensavamo di cambiare il clima di questo Paese che potesse andare da quello di guerra civile fredda e una pacificazione. Questa speranza non l’abbiamo deposta, la conserviamo ancora”.

Queste le parole con cui Silvio Berlusconi ha annunciato nell’Aula del Senato il voto del Pdl a favore della fiducia al governo Letta. “Abbiamo ascoltato con attenzione – ha detto Berlusconi – le parole di Letta circa la riduzione della pressione fiscale, delle imposte sul lavoro e finalmente dell’adozione della sentenza europea per quanto riguarda la responsabilità civile dei giudici”. “Mettendo insieme tutte queste aspettative – ha detto Berlusconi – e il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo che possa produrre le riforme strutturali, abbiamo deciso di votare la fiducia“.

LA RISPOSTA DI ZANDA

“Oggi qui si è formata una nuova maggioranza politica, indipendentemente da tutte le operazioni tattiche e furbette che contrastano con le parole e i gesti gravissimi che in questi giorni abbiamo sentito con stupore e concerto. E questo voto improvviso (di Silvio Berlusconi e del Pdl; Ndr) che si aggiunge alla maggioranza vuole nascondere una sconfitta politica chiara e netta davanti agli italiani”. Lo dice in aula al Senato il capogruppo Pd Luigi Zanda.

“Oggi il Parlamento – aggiunge – deve impedire che le vicende del senatore Berlusconi possano interrompere il difficile processo di risanamento che è iniziato con Mario Monti prima e poi proseguito con Enrico Letta”. “Presidente – dice Zanda rivolto a Letta – come nelle battaglie non si deve disertare, così anche nel mezzo della più lunga e devastante crisi istituzionale, finchè il pericolo rimane alto, il risanamento non può interrompersi”. E sul Pdl: “Il consenso popolare non può mai autorizzare una violazione dei principi supremi della separazione dei poteri e dello Stato di diritto”.

“Dico a Bondi – conclude infine il capogruppo Pd – che non può permettersi di accostare il nome di Enrico Berlinguer a quello del suo capo: viviamo tempi di grande volgarità e così non dovrebbe essere […] Negli anni Ottanta e nell’ultimo ventennio l’Italia ha subito danni tanto profondi che solo un lungo lavoro potrà sanare”.

UNA NUOVA MAGGIORANZA?

“Anche se il Pdl dovesse votare la fiducia al governo Letta, noi facciamo comunque il nostro gruppo”. Così il senatore del Pdl Roberto Formigoni parlando con i giornalisti. “Ormai è troppo tardi. Abbiamo cercato di spiegare a Berlusconi che soltanto la nostra permanenza al governo può evitare nuove tasse, e permettere il varo del dl sull’Iva, l’abolizione dell’Imu“.

Sulle riflessioni fatte dal capogruppo Schifani durante la riunione del gruppo per evitare spaccature in seno al Pdl, Formigoni conferma: “è vero” e quando un cronista gli chiede del possibile approdo nel nuovo gruppo dell’ex seconda carica dello Stato, Formigoni apre le braccia in senso di accoglienza: “Il nostro gruppo è aperto a tutti. Anche se il Pdl dovesse votare a favore, il nostro gruppo si formerà lo stesso. Il nome? Popolari sarebbe bello”.

E sul rapporto con Berlusconi, puntualizza: “Ci sentiamo sempre, e sempre con affetto e stima. L’ultima volta che ci ho parlato, stanotte all’1,30 ha tentato di convincermi. Ma ognuno è rimasto sulle proprie posizioni”. Per questioni regolamentari, aggiunge Formigoni, “oggi uno di noi si alzerà per parlare in dissenso dal proprio gruppo. Sarà la senatrice Chiavaroli, la più giovane e molto tosta”. Quindi èchiusa l’esperienza dentro il Pdl – Forza Ialia? “Per il momento sì. Ma non è detto che un domani si possa tornare tutti insieme”. Infine, Formigoni assicura: “Anche alla Camera si formerà il nuovo gruppo”.

LA RISOLUZIONE DI PD E SCELTA CIVICA E LE FIRME DEL PDL

Starebbero aumentando e sarebbero arrivate già a 27 le firme apposte da esponenti di Pdl e Gal alla risoluzione di maggioranza per il voto di fiducia al governo Letta. Lo rivela una fonte della maggioranza. La risoluzione, da quanto si apprende, è fatta di poche righe, con cui si approva il discorso pronunciato da Enrico Letta nell’Aula del Senato.

Coloro che hanno firmato la risoluzione di maggioranza, si apprende, dovrebbero poi formare un gruppo autonomo il cui nome dovrebbe essere “Popolari europei”. Anche se il gruppo fosse solo di 25 senatori, con il loro voto il premier raggiungerebbe il quorum al Senato. Sono 137 i voti certi per Letta (Pd, Scelta civica, Psi) a cui si aggiungono i 5 dei senatori a vita ed i 4 annunciati dai fuoriusciti M5s. Con i circa 30 voti dei dissidenti di Pdl e Gal, Letta supererebbe la “quota 161” necessaria per incassare la fiducia.

UN NUOVO GRUPPO ALLA CAMERA

Nasce un nuovo gruppo alla Camera con 12 deputati transfughi del Pdl e con capigruppo Fabrizio Cicchitto. Il gruppo, che potrebbe arrivare a contare 26 deputati, ancora non ha un nome ma la richiesta della costituzione è stata accolta della capigruppo di Montecitorio. Il gruppo prenderà la parola oggi in Aula durante le dichiarazioni di voto.

Al nuovo gruppo alla Camera, secondo fonti parlamentari, prenderanno parte Alfano Angelino, Alfano Gioacchino, Alli Paolo, Bernardo Maurizio, Bianchi Dorina, Bosco Antonino, Calabrò Raffaele, Castiglione Giuseppe, Cicchitto Fabrizio, Costa Enrico, De Girolamo Nunzia, Gallo Riccardo, Garofalo Vincenzo, Lorenzin Beatrice, Lupi Maurizio, Misuraca Dore, Minardo Antonino, Pagano Alessandro, Piccone Filippo, Piso Vincenzo, Pizzolante Sergio, Roccella Eugenia, Saltamartini Barbara, Scopelliti Rossana, Tancredi Paolo e Vignali Raffaello.

BERLUSCONI: RECUPERARLI

Durante la riunione del gruppo del Pdl alla Camera, raccontano i presenti, Silvio Berlusconi ha annunciato l’intento di “recuperare” i dissidenti. Lo ha fatto però, sottolineano, negli stessi momenti in cui, nella capigruppo della Camera, si formalizzava la nascita del nuovo gruppo di Fabrizio Cicchitto, sottoscritto per ora da 12 deputati Pdl ma che dovrebbe arrivare a contenerne 26. E lo ha fatto, inoltre, proprio mentre anche alcuni transfughi del Pdl starebbero valutando se costituire un nuovo gruppo anche al Senato.

LA SMENTITA DEI MINISTRI PDL

“È una iniziativa dei membri deputati del Parlamento a cui i ministri del Pdl del governo sono estranei. Ho appena parlato con Lupi”. Lo ha dichiarato il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello. E sui nomi dei ministri De Girolamo, Lorenzin, Lupi e Alfano inseriti nella lista del neo gruppo, ha aggiunto “Ripeto: non ci sono ministri del Pdl nella lista”.

Si profila dunque un giallo sull’elenco dei ministri pidiellini che farebbero parte del nuovo gruppo.

I FEDELISSIMI DEL CAVALIERE

“Questo governo è nato per volontà di Berlusconi e del suo partito. Sin dall’inizio il suo partito (il Pd; Ndr) ha perseguito l’obiettivo di un alleanza con Grillo. Questo governo è nato per realizzare le condizioni di una democrazia normale. In secondo luogo per affrontare una crisi economica. Ha fallito su entrambi i problemi”. Lo ha detto Sandro Bondi del Pdl rivolgendosi al premier Enrico Letta nell’Aula del Senato.

“Ha fallito – ha detto Bondi – su quella di cui voi non volete nemmeno sentir parlare: la pacificazione. Che è quella capacità di comprendere le ragioni degli altri. Ma per voi, al di là delle sue belle parole, significa estromettere il leader dei moderati italiani, che lei ha dimenticato addirittura di citare. Pacificazione presupponeva la lungimiranza di affrontare due questioni fondamentali: la prima la questione che si pone da decenni della magistratura politicizzata, che si chiama equilibrio dei poteri dello Stato“.

“La seconda questione – incalza Bondi – è comprendere e rispettare una parte dell’Italia che si riconosce in Berlusconi. Questo governo è fallito il giorno dopo la sentenza della Cassazione”. Quindi Bondi, sempre rivolgendosi a Letta, dice: “Ma lei su quale pianeta vive? Lo sa che il debito e la disoccupazione è aumentata? Lo sa che siamo in piena recessione? C’è bisogno di un governo vero e politicamente coeso”.

LE PAROLE DI LETTA SULLA FIDUCIA

“Abbiamo davanti una grande opportunità: oggi assumere decisioni e domani lavorare, cercando di applicare le scelte che stiamo prendendo qui. Per questo pongo la fiducia sulla risoluzione a firma Zeller, Zanda, Monti, Chiavarola e Susta, risoluzione alla quale allego la vita di questo governo”. Lo dice il premier Enrico Letta in Aula al Senato, replicando agli interventi dei gruppi.

LE OPPOSIZIONI: SEL, M5S, LEGA

“Lei ha detto: ‘Non mi accontenterò di un basso profilo’. Ecco, le chiedevamo un segno di cambiamento. Una discontinuità programmatica perché questo è quello che il Paese chiede”. Lo ha detto, rivolgendosi al premier Enrico Letta, la capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris, durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo nell’Aula di Palazzo Madama.

“Avremmo voluto sentire – ha detto De Petris – delle parole diverse sulle riforme costituzionali e sulle scelte fatte finora. Di chi sarà fedele alla Costituzione e di chi tenta di metterla in discussione. Avremmo voluto sentire questo perché il Paese ha bisogno di rassicurazioni sulle intenzioni del governo di cambiare registro. E di segnali precisi anche sull’Europa. Avremmo voluto sentire con quale linea forte, ad esempio, saremmo andati a chiedere un allentamento del patto di stabilità”. “Per questo motivo – ha concluso De Petris – presidente, non possiamo votarle la fiducia”.

Il Movimento 5 stelle del Senato ha depositato, come annunciato, la propria mozione di sfiducia al governo Letta, in cui si “esprime la propria sfiducia al governo presieduto dall’Onorevole Enrico Letta e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del capo dello Stato”. La mozione parte dal presupposto di una “totale inadeguatezza ed incapacità del Governo di porre in essere iniziative legislative ed amministrative volte a risolvere i cogenti problemi del Paese, di ordine economico, sociale e concernenti la moralità pubblica”.

Inoltre registra “molteplici dissensi politico-programmatici, insiti nelle forze politiche di maggioranza, sfociati nello stallo dell’azione di governo e in aperte divergenze di indirizzo politico e legislativo” e prende “atto delle reiterate iniziative – di carattere eversivo – assunte dal capo di un partito di maggioranza e da alcuni ministri che stanno provocando gravissimi conflitti tra poteri dello Stato ed, in particolare, tra potere legislativo e potere giudiziario“.

“Considerato – si legge ancora nella mozione – che la credibilità del nostro Paese nell’ambito della Comunità internazionale e dell’Unione europea è caratterizzata da una scarsa affidabilità e credibilità del Governo in carica; valutato del tutto improprio il coinvolgimento diretto, formale e sostanziale, del Governo nell’ambito del procedimento di revisione della Costituzione attualmente all’esame del Parlamento, volto a scardinare i principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale come la sua ‘rigidità’ formale e sostanziale”.

Nella mozione di sfiducia a 5 stelle si elencano poi tutti i provvedimenti richiesti dal M5s e che il governo Letta non ha varato: si va dal reddito di cittadinanza all’abolizione del finanziamento ai partiti, passando per il referendum senza quorum, alla riduzione delle indennità parlamentari e alla riforma della legge elettorale.

“È svanita dal vostro vocabolario la parole ripresa” e avete “fallito la politica economica”. Lo ha detto il capogruppo della Lega Nord al Senato Massimo Bitonci durante le dichiarazioni di voto sulla fiducia al governo Letta nell’Aula di Palazzo Madama. Bitonci elenca i provvedimenti non presi dal governo e invita l’esecutivo a “cancellare la legge Fornero che ha bloccato il mercato di lavoro”. “I provvedimenti approvati – dice ancora – sono stati inutili e avete fatto danni quando avete provato a modificare le norme sugli immigrati clandestini“.

“Vorrei dire – aggiunge – che gli omosessuali non possono sposarsi e che non possono adottare figli. E che la famiglia, quella vera, è come la intende Barilla. Vorrei inoltre che un liberale come lei, presidente, sia aperto e moderno per risolvere il problema della prostituzione”. “Presidente Letta – conclude Bitonci – lei è un politico trasparente ma lasci stare chi le suggerisce di aumentare le tasse e passi al taglio delle spese pubbliche. Le larghe intese servivano per fare le riforme, riforme che non sono arrivate nemmeno abbozzate. Lei aveva un mandato preciso: le avevamo chiesto il 75% delle tasse e la macroregione. La sfiducia non gliela diamo solo noi ma tutto il Nord”.

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IL DISCORSO DEL PREMIER IN AULA

Il resoconto stenografico

L’Italia corre un rischio irrimediabile. Sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte, da un sì o da un no”. Lo ha detto il premier Enrico Letta in Aula al Senato prendendo la parola e citando Luigi Einaudi. “C’è un monito solenne che voglio ricordare – aggiunge Letta – circa 5 mesi fa il Presidente Giorgio Napolitano a cui va la mia gratitudine per quanto sta facendo per l’Italia, invitava le Camere a offrire una coesione nazionale di dare risposte vere al Paese e invitava a uno scatto di dignità. Quel monito fu accolto anche allora da un plauso e ha avuto come seguito la massima disposizione possibile del governo per provare ad alimentare una rinnovata fiducia nella politica per riformare l’Italia e sè stessi”. Al suo nominare Napolitano l’Aula del Senato è esplosa in un lunghissimo applauso.

“I componenti del Governo hanno dato prova di lealtà. Tutti si sono adoperati per costruire insieme politiche efficaci senza certo rinunciare ai propri convincimenti di parte. Abbiamo fatto passi avanti nella comprensione reciproca”. Lo dice il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato. “Ci siamo confrontati – dice Letta – Gli italiani non ne possono più dalle messe in scena di sangue e arena. Cambia se ci predisponiamo noi al coraggio di non temere che l’incontro con l’avversario ci macchi. Solo chi ha una reputazione debole ha paura del confronto”.

“Lavorando gomito a gomito con ministri e parlamentari di altri partiti sono in grado oggi di apprezzare la passione che alberga in tutti i settori della politica italiana, settori che non sono il mio e hanno dato prova della vitalità del sistema. Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo”. Lo dice in aula al Senato il presidente del Consiglio Enrico Letta. “In ogni passaggio delicato o doloroso – aggiunge – ho coinvolto le Camere, personalmente con oggi ho risposto dell’operato del governo 15 volte in poco più di 150 giorni, ripristinando lo strumento del question time alla Camera e introducendolo per la prima volta al Senato. Il governo che guido è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui, alla luce del sole”.

“La decisione della Giunta delle elezioni e la decadenza (da senatore, del leader Pdl Silvio Berlusconi; Ndr) si sono intrecciate in un crescendo culminato nell’annuncio di dimissioni dei parlamentari Pdl. Una situazione insostenibile che mi porta qui a tracciare una netta separazione tra la questione giudiziaria e le vicende di governo, perchè la nostra Repubblica democratica si fonda sul principio di diritto, e in uno Stato democratico le sentenze si applicano, fermo restando il diritto intangibile a una difesa efficace, senza leggi o trattamenti ad personam o contra personam”, dice il premier, che aggiunge: “Questo governo può continuare a vivere e fare bene solo se è convincente nella definizione del programma, in un vero e proprio nuovo patto. Tutto il resto, le minacce, le polemiche tossiche, ingenerano caos e smarrimento”.

“È evidente a tutti che le politiche per la crescita sono possibili solo con una prospettiva ragionevole e con governi stabili”. Lo ha detto il premier Enrico Letta nell’Aula del Senato. “Sono le forze della maggioranza – dice Letta – a trovarsi in una fibrillazione che potrebbe trasformarsi in una crisi, che significherebbe contrarre le misure. Significherebbe di nuovo sedere sul banco degli imputati” come “l’Italia l’eterna incompiuta. Significherebbe oggi rinunciare alla riforma della politica e delle istituzioni a cui tutte le forze della maggioranza si sono impegnate”. “Mai più porcellum, mai più storture – aggiunge il premier – In poco tempo possiamo riformare la politica. I provvedimenti sono in Parlamento e se varati possiamo dare risposte agli Italiani”.

“Più e più volte in questi mesi – ricorda Letta – mi avete ascoltato tessere l’elogio della stabilità da alimentare ora per ora e messa così a repentaglio. Non è sempre stato così. Nella primissima fase della Repubblica abbiamo avuto una stabilità politica impensabile oggi. I benefici della stabilità di allora hanno avuto conseguenze come la ricostruzione delle macerie, il boom economico. Poi si sono succeduti ben 24 governi. La crescita è” stata bloccata. “La fase successiva, quella attuale – dice Letta – avrebbe dovuto essere la fase della democrazia compiuta. Dal’92 ad oggi ci sono stati ben 14 premier. In Germania ci sono stati nello stesso periodo tre cancellieri. Un altro spread”.

“In caso di crisi le elezioni rischierebbero di consegnare ancora una volta il Paese all’ingovernabilità e probabilmente alle larghe intese”. Lo dice il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato. “Sulle riforme oggi la direzione è tracciata – aggiunge – il comitato dei saggi ha completato un piano ambizioso e moderno, nessun golpe e nessun attentato ai principi fondamentali della Carta costituzionale, per rendere finalmente funzionante la democrazia italiana. D’altronde come si fa a difendere il bicameralismo paritario?”.

“Questa volta – dice Letta – ce la possiamo fare. Chi vince deve essere messo in condizione di governare davvero, per quello intendiamo sostenere il percorso parlamentare della legge elettorale, un percorso di modifiche che non è in contrasto con la consapevolezza che poi la legge andrà rivista” dopo le modifiche alla Costituzione.

“Dopo otto trimestri l’economia italiana si è stabilizzata. Abbiamo alle spalle un incubo senza precedenti. Una recessione che segue il decennio perduto. L’Italia ha perso oltre 1 milione di posti di lavoro. Un cataclisma che ha portato disagio alle famiglie. È a loro che dobbiamo rendere conto ed è su di loro che il voto di oggi potrebbe portare danni”. Lo ha detto il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato.

“Siamo stati tutt’altro che il governo del rinvio. Chi parla di governo del rinvio mente e lo dimostrano i fatti concreti messi in campo per rilanciare l’economia”. Lo ha detto il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato. “La nostra politica economica – dice Letta – si basa su tre priorità: il rafforzamento, il taglio delle tasse su lavoro e lavoratori, un taglio netto ai fattori che limitano la competitività”. “Sono stati investiti oltre 12 miliardi di euro – aggiunge Letta – Quattro di questi sono stati investiti sul lavoro, il governo lo ha fatto in costante e proficuo lavoro con le parti sociali”.

“Il risanamento – sottolinea il premier – ci ha consentito di uscire a fine giugno dalla procedura europea per deficit eccessivo. Rispetteremo gli impegni per il 2014. Il peso del debito deve ridursi e si ridurrà. Nell’immediato il governo adotterà le misure per riportare il debito entro il 3%”. “Abbiamo sostenuto l’economia – continua Letta – con il pagamento dei debiti della Pa. Ad oggi alle imprese sono arrivati 12 miliardi di euro. Completeremo il tutto nel 2014 e l’eventualità di un governo debole rischia di non poter portare a termine il pagamento”. “Continueremo – prosegue – interventi specifici per le piccole e medie imprese, che sono il cuore del nostro sistema. In questi mesi il governo ha fatto anche leggi per l’edilizia e iniziative per migliorare la qualità della spesa e dare sostegno alla domanda. Queste azioni continueranno”.

“Al contenimento spesa pubblica contribuirà il processo di revisione delle strutture pubbliche: non esistono tagli di spesa facile a meno che non si intenda provvedere a colpi di tagli lineari. Se otteniamo la fiducia Carlo Cottarelli (direttore del dipartimento per gli affari fiscali e di bilancio del Fondo monetario internazionale; Ndr) sarà commissario per la spending review“. Lo dice il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato.

“A chi parla di governo del rinvio invito a chiedere ai beneficiari delle misure messe in cantiere da aprile in poi: agli esodati, ai precari Pa, alle donne vittime di violenza, ai lavoratori delle fondazioni liriche, ai piccoli imprenditori, ai ragazzi che fino a ieri erano figli illeggittimi e oggi sono figli e basta”.

Lo dice il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato. “Parliamo di serietà – dice il presidente del Consiglio – i problemi li abbiamo affrontati, quando possibile: cig, piano casa, diritto allo studio, dl femminicidio, edilizia scolastica, ecobonus, defiscalizzazione di tanto lavoro per i giovani. Quando le soluzioni immediate non sono state percorribili abbiamo invece scelto la via delle riforme a lungo termine, che arriveranno anche dopo il nostro mandato”.

“In questi 5 mesi – dice poi il premier – ho rappresentato l’Italia in 4 vertici internazionali: ben tre di essi hanno avuto al centro la battaglia contro i paradisi fiscali nel mondo. Il tempo dei capitali esportati all’estero sta finendo, è in corso una svolta che dobbiamo cogliere per recuperare le risorse necessarie a far scendere il deficit e abbassare le tasse a vantaggio dei cittadini onesti“. “La delega fiscale – aggiunge Letta – darà certezza al regime impositivo, migliorando i rapporti tra fisco e contribuenti. Vogliamo procedere inoltre a una revisione delle aliquote Iva, mentre la service tax servirà ad accrescere la responsabilità fiscale dei Comuni, secondo il principio del ‘vedo pago voto'”.

“In questo 5 mesi di governo – dice ancora il premier – già si è determinato un primo significativo sollievo fiscale per gli italiani: grazie al nostro governo gli italiani hanno pagato meno tasse per oltre 3 miliardi di euro e con la legge di Stabilità punteremo a una riduzione del carico fiscale sul costo del lavoro, in entrambe le componenti. Dunque più soldi in busta paga per il dipendente e più margine di competitività per le imprese, senza dimenticare la riattivazione della domanda interna e più incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato”.

Non ci sarà nessuna svendita ma è fondamentale fare immissioni di nuovi capitali per evitare quelle delocalizzazioni che rendono complesso il lavoro delle nostre piccole e medie imprese, soprattutto nel nord. L’azione congiunturale e le riforme strutturali devono essere collegate”. Lo ha detto il premier Enrico Letta nell’Aula del Senato. Per l’attrazione degli investimenti “abbiamo costruito sin da ora” il pacchetto Destinazione Italia “perché il momento in cui il mondo farà rotta verso l’Italia è dietro l’angolo. Guai a credere che l’Expo 2015 sia lontano. È un’occasione per scrollarsi di dosso quel pessimismo italiano”.

“Occorre – incalza il premier – completare il decentramento fiscale e il federalismo fiscale. I nostri obiettivi sono l’equilibro di bilancio, la responsabilità fiscale e le semplificazioni”. “Otterremo – dice il premier – l’equilibrio di bilancio con un patto di stabilità interno capace di stimolare gli investimenti e creare lavoro. Lo faremo nel rispetto dei territori, dei Comuni e delle autonomie”. “La ripresa dell’attività produttiva – aggiunge Letta – attenuerà la disoccupazione. Bisogna dare sostegno alle fasce deboli della popolazione. Milioni di persone vivono oggi in vulnerabilità. Non c’è niente di più urgente che evitare di trasformare questa vulnerabilità in rabbia”. “Nella legge di stabilità – annuncia il premier – introdurremo aiuti per le famiglie povere con figli minori”.

Quanto al Sud, Letta dice: “In questi primi 5 mesi abbiamo puntato per il sud sulla scuola, sulla cultura, sull’istruzione. Abbiamo inserito l’obiettivo Mezzogiorno tra quelle finanziate dalla Cdp con stanziamenti fino a 95 miliardi di euro in tre anni. Dobbiamo lavorare per la continuità territoriale con l’alta velocità e vogliamo vincere la grande battaglia contro la dispersione scolastica“. “Al sud – conclude – peggiore della rabbia rischia di essere la disillusione e la scorazione. Perché al sud l’effetto della crisi si impatta con rivoluzione sempre annunciata e mai fatta”.

“Gli atti di programmazione dei fondi Ue 2014-2020 vanno approvati entro i primi mesi del 2014, pena il disimpegno. Abbiamo alle spalle un grande lavoro di razionalizzazione, culminato con la creazione dell’Agenzia della coesione: non siamo in condizione di sprecare risorse che dobbiamo impiegare bene e laddove servono a costruire futuro: cultura ed educazione devono essere infatti il cuore della nostra ripartenza”.

Lo dice il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato. “Anche da questo dipende il nostro futuro in Europa e nel mondo: al G8 e al G20 abbiamo lavorato per una soluzione politica del dramma siriano, a dispetto dello scetticismo iniziale. Il 2014 è domani, è un anno decisivo in cui non possiamo permetterci di far tacere o mancare la voce dell’Italia. Le parole crescita e lavoro saranno al centro del nostro semestre (europeo; Ndr), dovremo fare di quella legislatura europea la legislatura della crescita dopo l’austerità”.

“Porteremo al centro – aggiunge – una gestione attenta e solidale del fenomeno delle migrazioni, partendo dall’appello di papa Francesco a Lampedusa. Stare in Europa non vuol dire fare i compiti a casa: è un cammino dei popoli in cui l’Italia deve agire da guida. Nei cambiamenti dell’Europa possiamo essere protagonisti, abbiamo portato l’Ue ad affrontare il grande dramma della disoccupazione giovanile“. “Un’industria più forte sia volano della crescita, punteremo tutto sull’agenda digitale, fondamentale per la competitività dell’Italia. Abbiamo il diritto di sognare gli Stati Uniti d’Europa, per noi e per i nostri figli. La buona battaglia si gioca ora, nel 2014, come si muore di austerità si può morire di timidezza”.

“L’Italia – dice ancora – può arrivare forte e credibile al 2014. Ma non c’è influenza senza credibilità: conti in ordine, stabilità politica e obiettivi chiari. Possiamo scegliere di chiuderci nel nostro cortile oppure giocare all’attacco, impegnando tutte le nostre carte sull’unione sempre più stretta dei popoli europei. Dimostriamo all’Europa intera che non è un caso che il trattato da cui è poi nata l’Ue sia il trattato di Roma, firmato in Italia”.

Enrico Letta, nel chiedere la fiducia al Senato, che, dice “non è contro qualcuno”, ha citato Benedetto Croce: “L’11 marzo 1947 un grande liberale, Benedetto Croce, si rivolse ai suoi colleghi dell’Assemblea Costituente con le stesse parole che voglio dirvi oggi prima di votare sì o no alla fiducia: Ciascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non dare con suo voto poco medidato un pungente rimorso”.

“Il Paese – dice Letta – è stremato da mille conflitti, da una politica ridotta a cannoneggiamenti continui, rissosa, immobile, sorda. Questa è l’occasione per dire basta. L’appello che rivolgo a tutti quanti e a me stesso è: basta con la politica da trincea, concentriamoci sulle risposte che dobbiamo dare alle donne, in materia di ambiente, contro le mafie, investendo in scuola, ricerca e cultura”. “Coraggio e fiducia – dice – è quello che torno a chiedervi, mi appello oggi al Parlamento, dateci fiducia per realizzare questi obiettivi, fiducia che non è contro qualcuno ma per italiani e italiane per tutti coloro che aspettano comportamenti e parole in base ai quali orientare le proprie scelte”.

Bisogna “compiere interventi per la giustizia civile. Su questo muove destinazione Italia. Un pacchetto con tre priorità assolute: la certezza del fisco, la certezza dei tempi, la certezza delle regole”.

Lo ha detto il premier Enrico Letta parlando nell’Aula del Senato. “Gli interventi sulla giustizia – dice Letta – potranno basarsi sulle indicazioni contenute nella relazione del gruppo di lavoro dei saggi. Questi interventi devono accogliere gli adempimenti degli obblighi europei rispetto alle sentenze della Corte di giustizia Ue e ulteriori misure per risolvere la questione carceraria, oggetto di un appassionato discorso di Napolitano”. (Public Policy)

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