“I giudici non vanno criminalizzati”

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) –

D. Emilio Santoro, ordinario di Filosofia del diritto all’Università di Firenze, un giudice può partecipare a manifestazioni di piazza?

R. “È chiaro che un magistrato deve fare attenzione ed essere cauto nelle manifestazioni politiche a cui partecipa. Però va detto che essere un magistrato non sospende i suoi diritti costituzionali di partecipazione politica. È vietata l’iscrizione ai partiti, ma non è certo inopportuna la partecipazione a manifestazioni, convegni, dibattiti. Altrimenti annulliamo l’espressione del pensiero, che ha anche una dimensione di libertà pubblica. È giusta la cautela, non la criminalizzazione”.

D. Ma la Cassazione non dice che il giudice deve non solo essere imparziale ma apparire anche tale?

R. “Quando la Cassazione dice che un magistrato deve apparire imparziale tra le parti non intende certo che si deve mostrare imparziale tra un soggetto che ha un fondato sospetto che i suoi diritti fondamentali siano a rischio e un soggetto che li sta ledendo. Un giudice deve chiarire molto bene e comunicare che il soggetto in pericolo ha una tutela giudiziaria. Quando si dice che c’è un giudice a Berlino, si intende che anche chi è parte delle élite governanti deve rispondere di fronte a un giudice: fa parte della concezione fondamentale dello Stato di diritto. Significa non consentire a nessun kaiser di ledere i diritti di persone deboli o anche debolissime, come quelli di chi sbarca da un barchino dopo essere scappato dalla Libia. Se i giudici non fossero pronti a raccogliere le denunce di chi vede lesi i propri diritti, anche da parte di chi è al potere, non rispetterebbero le regole dello stato di diritto, che vincola anche il potere esecutivo. È così che siamo passati dal diritto ottocentesco a quello costituzionale”.

D. Ma così non governano i giudici?

R. “Per questo c’è la Corte costituzionale, alla quale rivolgersi. Non è attività politica, non è attivismo giudiziario: io, magistrato, ho il dovere costituzionale di esercitare il controllo o anche il dovere di disapplicare il diritto interno quando ritengo che contrasti con il diritto dell’Unione Europea. Se c’è un dubbio, l’avvocatura di Stato può chiedere il parere della corte di giustizia dell’Unione Europea. È una materia tuttavia delicata: l’Italia è stata appena condannata dalla Cedu – perché il governo non si appellato e la sentenza è diventata definitiva – sulla detenzione dei migranti negli hotspot, un sistema dichiarato illegale.

Ora il Governo vorrebbe peggiorare le regole della detenzione per i migranti quando la Corte Edu ci ha appena detto che già quelle precedenti erano sbagliate. Insomma, dire che i giudici non devono comunicare l’illegittimità delle nostre modalità di accoglienza a chi sbarca è incostituzionale. Io posso anche avere un diritto, ma se non lo so è come se non lo possedessi. Che il giudice possa comunicarlo a chi sbarca è parte dello stato di diritto. Nello stato costituzionale il diritto ha una funzione anti maggioritaria. Nemmeno una legge fatta a stragrande maggioranza può ledere i diritti fondamentali. Quindi se il 90 per cento degli Italiani è d’accordo con il governo e non con la magistrata di Catania, tutto questo non conta. I diritti si tutelano anche contro la maggioranza. Come diceva il filosofo del diritto Ronald Dworkin, i diritti sono un asso piglia tutto. Questo lo stabilisce la nostra civiltà giuridica dal 1948 in poi. Se il ministro Carlo Nordio decidesse di inviare gli ispettori a Catania sarebbe un pericoloso segnale per un ministro che dice di essere lì per tutelare i diritti”. (Public Policy) 

@davidallegranti