Il Governo viaggia in splendida solitudine. Forse troppa

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – L’Esecutivo Meloni viaggia in splendida solitudine. Forse persino troppa, come dimostra lo scontro con la Corte dei conti sui controlli del Pnrr, denunciato con indignazione dall’opposizione. È uno dei (tanti) segnali, se vogliamo, dell’inizio della campagna elettorale per le elezioni europee. Roma rivendica autonomia da Bruxelles, Bruxelles ricorda a Roma quali sono le scadenze (e i relativi ritardi) dell’Italia per ottenere i soldi del Recovery Plan. E via così. Sarà probabilmente un lungo anno di frenate e strappi. In questo caso però il Governo ha ragione, per Sabino Cassese, presidente emerito della Corte costituzionale: “Ha fatto benissimo il Governo a limitare il controllo preventivo della Corte dei conti”, ha detto Cassese al Festival dell’Economia di Torino nel fine settimana.

“Ci sono aspetti di merito sui controlli e di metodo sul modo in cui si è svolta questa vicenda che danno completamente ragione al governo e dimostrano che bisognerebbe che le grandi corporazioni dello Stato ripensassero al modo in cui agiscono nei confronti dello Stato di cui sono i rappresentanti”, ha spiegato ancora Cassese. “Tutta la cultura mondiale sui controlli dice che i controlli non possono essere fatti a tappeto, ma devono essere fatti per campione; che non possono essere fatti sulla carta, ma devono essere fatti mediante ispezioni in profondità sulle attività da controllare; che devono essere non di processo ma di prodotto, non bisogna controllare come è stata fatta una cosa ma il risultato di quell’azione. I controlli preventivi e concomitanti nel nostro Paese sono una forma di cogestione, di esercizio di un potere. Un capo di divisione di un ministero, il presidente di un ente pubblico, ogni volta che deve prendere una decisione, deve chiamare il controllore e chiedere se sia d’accordo o meno. Questa si chiama cogestione e ha due effetti negativi: deresponsabilizza chi deve essere responsabilizzato e non fa degli effettivi controlli perché con i controlli a tappeto e non a campione non si va in profondità”.

Bisognerebbe tuttavia interrogarsi sull’opportunità politica di dimostrare, in continuazione, che Roma è autonoma dall’Europa, nel senso che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Il rilancio continuo nei confronti dell’Europa serve forse a Meloni & soci per cercare di indebolire l’asse Popolari-Socialisti in via di dismissione per le elezioni europee del 2024, quando gli equilibri in gioco inevitabilmente cambieranno. La presidente del Consiglio cerca una convergenza fra Popolari e Conservatori, anche se c’è un problema: il Ppe ha chiesto a Meloni di eliminare la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia e la risposta è stata negativa. FdI si sente insomma autorizzata ad avere un rapporto da pari con i partiti del centrodestra.

Per l’opposizione invece i problemi continuano. Pd e 5 stelle hanno perso le amministrative, compresi i ballottaggi, l’ex Terzo polo non c’è, anche se c’è chi sogna ancora una lista unica fra Azione e Italia viva. Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno un problema a sopportarsi vicendevolmente, mentre Giuseppe Conte ed Elly Schlein si fregano i (pochi) voti a vicenda. Il destra-centro è unito anche nelle polemiche, la sinistra usa le polemiche per tentare di dimostrare la propria vitalità politica. Anche al proprio interno, come osserva Matteo Orfini in “Quale Pd” (Laterza), libro del sottoscritto da venerdì scorso in libreria: “Nel Pd c’è un problema di fondo: abbiamo un modo tossico di discutere tra noi. Dopo ogni ciclo politico, demonizziamo completamente il ciclo precedente, condannandolo alla damnatio memoriae. Ma in questo modo il Pd non dà una grande immagine di sé. L’unità si costruisce anche sul racconto condiviso della propria storia”. Subito dopo la sconfitta ai ballottaggi, infatti, è iniziato una sorta di processo alla segretaria Elly Schlein. Uno schema già visto. Il destra-centro discute stando al governo e si ricompatta nei momenti elettorali, il Pd si sfalda insieme al suo unanimismo di facciata. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)