Il punto sul dl Tim: dall’entrata in vigore all’iter in Parlamento

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ROMA (Public Policy) – È entrato in vigore lo scorso 1° settembre, con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, il decreto, approvato lunedì 28 agosto, che crea la cornice all’operazione di acquisizione di una quota di minoranza (fino al 20%) da parte del Mef nella NetCo di Tim.

Il decreto stabilisce che per l’acquisizione di quote di NetCo da parte del Mef è autorizzata la spesa nel limite massimo di euro 2.525 milioni di euro per l’anno 2023 e agli oneri si provvede mediante uno o più versamenti all’entrata del bilancio dello Stato e riassegnazione al pertinente capitolo dello stato di previsione della spesa del ministero dell’Economia e delle finanze delle risorse, in conto residui, del cosiddetto Patrimonio destinato di Cdp.

In particolare il riferimento alla misura del Patrimonio destinato che ha previsto, nel 2020, l’assegnazione a Cdp di titoli di Stato, nel limite massimo di 44 miliardi di euro, appositamente emessi ovvero, nell’ambito del predetto limite, l’apporto di liquidità. La norma in vigore dal 2020 prevede che ai fini della registrazione contabile dell’operazione, a fronte del controvalore dei titoli di Stato assegnati, il corrispondente importo sia iscritto su apposito capitolo dello stato di previsione del ministero dell’Economia e delle finanze ed è regolato mediante pagamento commutabile in quietanza di entrata sul pertinente capitolo dello stato di previsione dell’entrata relativo all’accensione di prestiti.

Il decreto, si apprende da fonti di maggioranza, inizierà il suo iter dal Senato. Il dl, composto di soli due articoli, non è escluso finisca – come decreto a perdere – nel dl Asset, anch’esso assegnato al Senato. (Public Policy) VIC