(Public Policy) – Roma, 2 mag – Durante il suo discorso per
chiedere la fiducia alle Camera il neo presidente del
Consiglio Enrico Letta ha promesso di “superare l’attuale
sistema sulla tassazione per la prima casa” e di iniziare
ora “con lo stop sui pagamenti di giugno” per permettere al
Parlamento di attuare una “riforma complessiva” del sistema
di imposte. E il centrodestra guidato da Silvio Berlusconi
ha fatto dell’abolizione dell’Imu il leitmotiv della propria
campagna elettorale.
Dopo la sua introduzione nel 2012 più volte il leader del
Pdl ha detto: “L’Imu è una tassa sbagliata e ingiusta, deve
essere abolita”. Ma solo in Italia si paga l’imposta sugli
immobili? In realtà no, perché anche in Francia, in
Inghilterra, in Spagna e in Germania esistono imposte simili
all’Imu.
FRANCIA: TAXE D’HABITATION E TAX FONCIÈRE
In Francia esistono a livello locale la “taxe
d’habitation”, che pesa su chi usa l’abitazione
(proprietario, affittuario, occupante a titolo gratuito), e
la taxe foncière (più simile alla nostra Imu), che deve
essere pagata dal proprietario dell’abitazione.
Queste due tasse diminuiscono per le prime case in base al
numero dei componenti di una famiglia e, nel caso della taxe
d’habitation, in base all’età dell’inquilino. Le aliquote
d’imposta sono fissate dalle amministrazioni locali.
INGHILTERRA: COUNCIL TAX E “STAMP DUTY”
Anche in Inghilterra, Scozia e Galles esiste una tassa sul
possesso degli immobili. È stata introdotta nel 1993 e si
chiama “council tax”. L’imposta varia generalmente tra lo
0,5% e l’1,3% del valore imponibile dell’immobile (con
sconti per alcune tipologie di persone: single, studenti e
pensionati). Sugli affitti superiori a 125mila sterline
(148mila euro) si applica anche uno “stamp duty”,
un’ulteriore tassa (detta di registro) pari a circa l’1%. In
sostanza si tratta di un Imu che viene pagata dall’inquilino
anziché dal padrone di casa.
Le amministrazioni comunali stabiliscono a quale classe
appartiene l’immobile e la relativa spesa da sostenere.
La tassa è su base annua, ma viene pagata in rate mensili.
GERMANIA: NORMATIVA SPECIFICA PER OGNI BUNDESLAND
Il caso tedesco è tra i più complessi, perché ogni
Bundesland (Stato federale) ha una sua normativa specifica.
Esiste una tassa sui beni immobili (equiparabile all’Imu
italiana) calcolata in base a specifici moltiplicatori. Si
parte dalla rendita catastale (circa il 60% del valore di
mercato dell’immobile) comunicata da ogni Bundesland. Questa
rendita viene poi moltiplicata per indici differenti a
seconda delle province e delle città. Non ci sono tasse
patrimoniali sugli immobili. È invece prevista un’imposta
sul reddito da locazione.
SPAGNA: L’IMPUESTO SOBRE BIENES INMUEBLES
Anche in Spagna esiste un’imposta sul reddito applicata
esclusivamente alla seconda casa: l’Ibi (“Impuesto Biene
Inmuebles”), a cui si aggiunge un’imposta sui beni immobili
con aliquote che variano tra lo 0,4% e l’1,1%. La sua
gestione è condivisa tra governo e amministrazioni locali.
È stata inoltre reintrodotta di recente una tassa
patrimoniale applicata solo ad abitazioni di valore
superiore ai 700mila euro. Anche qui è prevista un’imposta
sui redditi proveniente da affitti.
Nel caso l’abitazione sia affittata a giovani tra i 18 e i
35 anni, il locatore beneficia di una esenzione integrale
delle imposte sul reddito. (Public Policy)
SOR